domenica 16 ottobre 2011
Storie di Parabinità- Carlotta Fai
Nessuno ha mai saputo davvero quand'era il suo compleanno perchè, a sentire lui, ogni giorno era la sua festa. Con Quintino Sicuro, per tutti semplicemente Quintino, se ne va un pezzo di storia, una mascotte, un'istituzione. Quintino, un volto che faceva sentire a casa, misura di un tempo che non passa mai. Un volto che parlava di tradizioni, storia, di "parabinità". Un volto che al ritorno in paese faceva pensare "Sì,ora sono a Parabita". Quintino, una persona di famiglia. Ad ogni passaggio, anche distratto, lui era lì, e la sua presenza sapeva essere qualcosa di rassicurante. Mai sgarbato, mai inopportuno, mai invadente. In cambio di qualche spicciolo per un caffè, una sigaretta o una caramella, riempiva il cuore con le sue buffe riverenze. Quintino, uomo d'altri tempi, aveva un saluto per tutti, indistintamente. Dal primo cittadino fino all'ultimo degli emarginati. Giovani e anziani, uomini e donne. Amico di chiunque incrociasse il suo sguardo. Amico solo per essergli passato accanto. Amico solo per essersi incontrati. Perchè se ormai camminando per strada non ci si riconosce più, non ci si saluta, si va di corsa, non ci si guarda in faccia, Quintino no, un "buongiorno", una filastrocca o una canzone li aveva per chiunque. "Ahi rotulì rotulà,l'amore è una rotella, l'amore è una rotella",il pezzo forte del suo repertorio. E anche se ogni giorno il compleanno era il suo, gli auguri li faceva agli altri. Non deve esserci per forza un motivo per augurare una buona giornata o "tante belle cose" a qualcuno. Questo il grande insegnamento che ha lasciato alla sua Parabita, e tutti i parabitani, con quel suo sorriso buono e genuino, lo porteranno (e lo porterò) sempre nel cuore.
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che bello :)
RispondiEliminazumpa.
RispondiEliminache dolce narrare...si legge con vero piacere! Aida
RispondiEliminaGrazie ragazzi :-)Carlott's
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