Ho scattato questa foto ed ho sorriso. E’ il cortile dell’università che si vede dai corridoi del piano superiore. E’ una scena insolita negli ultimi tempi perché da quando c’è stato il terremoto in questi luoghi gli studenti sono per lo più di passaggio. Sempre a rincorrere un professore o un autobus! E poi ho sorriso perché non era così caldo da stare fuori fermi a studiare, tanto più che le nuvole coprivano i flebili raggi di un sole che già si preparava ad andare a dormire. Qualche professore avrà di certo pensato‘’non si studia più come una volta…’’. Effettivamente quei ragazzi avevano i libri aperti e le teste altrove. Mi piace pensare però che ’’studiavano chi avevano accanto’’. Questa scena si scontrava con quella che avevo appena lasciato in biblioteca, con le tante relazioni tessute tra l’io e il libro; aperte al sapere ma spesso chiuse all’altro, un po’ per non distrarsi troppo, un po’ perché non si ha più tempo! Anche io uso dei tappi per isolarmi meglio quando studio in facoltà...Eppure riscopro che l’altro è un libro unico e irripetibile che puoi leggere anche con le orecchie. A te che mi leggi…buon ascolto!
ma nel mese di ottobre a l'aquila no facia friddu na fiata?!?!? :D zumpa
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