sabato 31 ottobre 2015

In viaggio con la scrittrice Susanna Trippa - Alberto Zuccalà





Mi chiamo Susanna Trippa e vi presento il mio terzo libro, l’ebook:
IL VIAGGIO DI UNA STELLA.

Perché l’ho scritto? Da cosa è nata la prima immagine che ti insegue, ti accompagna nelle tue giornate, e infine ti spinge a scrivere? Ne do spiegazione alla fine del mio libro, e qui ve l’anticipo volentieri.
Era il 1995, quando lessi di Juanita la “Vergine di Ghiaccio” … i resti di una quasi bambina, ritrovati dall’antropologo John Reinhard a ovest del Titicaca, sulla cima del vulcano Ampàto, a 6380 metri d’altezza. Si trattava di una delle tante vittime sacrificali che il freddo e il ghiaccio avevano miracolosamente preservato, per ben 550 anni, fino a noi. L’immagine della fanciulla mummificata – schiena incurvata, braccia e gambe incrociate – consegnata così agli dei da un deciso colpo alla nuca… catturò la mia attenzione e il mio cuore. Lei mi condusse, come per mano, ad osservare… a tentare di comprendere. Ancorata alle mie giornate, m’induceva ad immaginare le sue, di allora e di prima.
Lei cosa provava? Gli altri cosa provavano? E perché… perché… perché?
Troppo semplice giudicare… e rifiutare. Gettare lontano da me, da noi!
E poi arrivò William Sullivan, con la sua struggente e affascinante ipotesi, solo ipotesi? del terribile smarrimento dinanzi agli effetti della precessione. Gli Incas avevano dimenticato… perduto il loro ruolo
nel pacha. Mamacocha, il diluvio astrale, aveva sconvolto spazi e anime.
Recisi i fili tra passato e futuro, si guardavano attorno come in una nebbia. Sparita la reciprocità… il sentimento dell’ayni… chi erano? Non riconoscevano neppure se stessi!
Come impazziti, inviarono bambini e giovani, messaggeri di un’ultima disperata supplica agli Dei.

Questo il primo imput. Poi, su questa traccia, ha preso forma un romanzo a cavallo di più generi.
Fantasy, ma su un preciso e documentato impianto storico e antropologico. Ambientato negli ultimi anni del grande impero inca, prima della conquista spagnola, segue il viaggio di due processioni, ciascuna recante a Cuzco un adolescente per il sacrificio.
Ma la voce narrante – Americana di mezz’età, antropologa, archeoastronoma, strana scienziata un poco pazza con venature di misticismo – non si arrende e spera in un altro esito per i due fanciulli, mediante un avventuroso secondo viaggio - Il ritorno – che occupa tutta la seconda parte.



Il viaggio di una stella * come una parabola
Ero ancora io, a New York? Americana di mezz’età, antropologa, archeoastronoma, strana scienziata un poco pazza con venature di misticismo, il pomeriggio di Natale, seduta nel seggiolino avvolgente del mio amato planetario come nella placenta della mia vita? O la giovane ch’ero stata, mentre arrivava oltre il novantanovesimo gradino di Machu Picchu? O la terra stessa nel suo vorticare? O un Inca del passato? O ancora, molto prima, uno sciamano forse… un paqo, dinanzi a quello che voleva dire per lui la precessione? Lasciai che accadesse! Inizia così, da New York alle Ande, un viaggio straordinario negli ultimi anni del grande impero inca, prima della conquista spagnola. Su un territorio enorme e variegato, sorprendenti avventure si accompagnano a una vibrante ricerca interiore. Il 25 dicembre di un altro Natale, il terribile rito della capacocha attende, a Cuzco, le processioni dei fanciulli per il sacrificio. I giovanissimi Coyllur e Huantàr riusciranno a salvarsi? La domanda s’intreccia ad altre. E alla fine arriveranno anche le risposte.
Tag: fantasy, storico, avventura, spiritualità, fantarcheologia, archeoastronomia, cultura andina. Euro 4.99



Note biobibliografiche
Susanna Trippa nasce il 28 ottobre 1949, a Bologna, e là si laurea in Lettere moderne e Storia dell’Arte. Si trasferisce a Bergamo nel 1977, dove lavora prima come insegnante poi nel settore pubblicitario.
Da quasi vent’anni vive in Valcavallina, con famiglia ed animali, nella casetta che ha dato nome e immagine al suo primo libro I racconti di CasaLuet (2008) Una fitta rete di racconti, sogni e magia.
Il racconto Pane e cinema ha ricevuto il 1° premio AlberoAndronico “Cinecittà – l’occhio del cinema sulla città” (2009).
Nel dicembre 2013 esce il suo romanzo autobiografico Come cambia lo sguardo, un percorso di vita, da bambina a donna, dai primi anni ’50 a quelli “di piombo” ( *Pupi Avati regista Racconto autobiografico asciutto e onesto  *Roberto Pazzi scrittore E così una storia diventa cifra e metafora universale  *Alberto Gozzi drammaturgo La semplicità è una faccenda terribilmente complicata ma a te riesce benissimo).
Il romanzo epico/fantasy ebook Il viaggio di una stella (giugno 2015) è il suo ultimo pubblicato.



venerdì 30 ottobre 2015

Intervista all'artista Gino Abatiello, ben conosciuto nel suo piccolo paese. - Alberto Zuccalà



So che ci sono vari artisti locali del paese: cosa la distingue da gli altri? 
Credo che si e un pò come un dipinto, ognuno racconta la propria storia con colori e immagine. come artista sono proprio le mie opere nel rappresentarmi e darmi una personalità distinguendomi da gli altri artista. 

Come hai scoperto di avere la passione per l'arte? 
Ero solo un bambino quando mi cimentai nel mio primo piccolo quadro; e disegnai un gatto ha matita su un compensato di legno. Ricordo che in quel tempo mio padre eseguiva ancora il suo lavoro come imbianchino, allora presi dello smalto bianco sintetico come base e dei coloranti per pittura; l'unico problema e che non avevo dei pennelli per dipingere. molto determinato nel continuare nel dipingere in mio quadretto presi dei pennarelli da scuola e con un martellino schiacciando le punte mi realizzai dei pennelli... il risultato fu sbalorditivo per me ... 

Chi e stato la tua ispirazione? 
 La mia ispirazione viene dal più celebre artista del 20° secolo; il grande Salvador Dalì.



giovedì 29 ottobre 2015

Intervista a Beppe Briganti autore del romanzo "La rosa Violata" - Alberto Zuccalà







La passione per la scrittura, come e quando è nata?
Mi è sempre piaciuta l’idea di scrivere una storia, ma non mi sono mai deciso a cominciare. E’ stata un’angosciante vicenda che mi è capitata, a far scattare l’imput e nell’estate del 2011 ho iniziato a buttar giù le prime pagine de La Rosa Violata.


Di cosa parla il suo libro, è autobiografico?
Anche se mi sono ispirato ad una storia che mi è accaduta e che il protagonista è un meccanico come lo sono io, la trama è del tutto inventata.
Nel mio romanzo ci sono due storie parallele che si intrecciano e si fondono tra di loro. Una parla di una ragazza e un ragazzo che devono fare i conti con la gelosia del padre di lei che fa nascere tra i due, paure e incomprensioni. Lui è un ragazzo di una famiglia ricca, c’è chi per arrivismo, ne approfitta e mette su un complotto per far separare i due innamorati.
L’altra vicenda invece, racconta di una serie di aggressioni e un delitto che mette a dura prova il maresciallo dei carabinieri.


Quanti libri ha scritto?
Per il momento tre di cui il primo è stato già pubblicato. Il quarto è ancora sotto la penna.


Quale è stata la fase più difficile quando ha scritto il romanzo?
È stato difficile far amalgamare bene le due storie, ma è stato molto più difficile stare attento alla prassi delle indagini.


Nel libro ci sono alcuni dialoghi in dialetto talsanese “riadattato” e la vicenda ha origine nella sua terra, la Puglia. Come è arrivato a questa scelta?
Ho voluto ambientare la storia in Puglia perché sono molto legato alla mia terra, quando si vive lontano questo attaccamento è più profondo, scrivendo mi sono accorto anche che mi colmava quel vuoto.
Riguardo al dialetto invece, l’ho voluto inserire nel dialogo di alcuni personaggi per differenziarli l’uno dall’altro e per rendere la storia più realistica.




Per il prossimo libro si è portato dietro qualche personaggio del primo o ce ne sono di nuovi?

Nel secondo romanzo mi sono portato dietro alcuni personaggi, tra cui Aldo Sarchione che è il protagonista maschile. Per chi ha letto La Rosa Violata può già immaginare cosa accade.


Dove si può trovare il suo libro?

In qualsiasi libreria tradizionale e on-line. Inoltre si può ordinare direttamente sulla pagina Facebook de La Rosa Violata.
Vedo che fa molti incontri con il pubblico nelle librerie di tutta Italia, ne ha in programma altri?
Sì. Ci sono state presentazioni del libro in molte città d’Italia, tra cui Roma, Pescara, Perugia, Modena e sono in programma altri incontri a Tarano, Leporano, Verona, Bologna e Lecce.

martedì 27 ottobre 2015

La voce, l'incanto, il suono della cantante Andrea Celeste - Alberto Zuccalà



Chi è Andrea Celeste?
Andrea Celeste è una cantante, compositrice e autrice, ma soprattutto è un’appassionata di musica.


  • Come nasce la tua passione per la musica?
Il mio attaccamento alla musica nasce intorno agli undici anni. Una serie di eventi mi ha portato a cantare su un palco per la prima volta e da lì è iniziato un impegno che ho portato avanti fino ad oggi che ho ventinove anni. Non nasco in una famiglia di musicisti, bensì di operai, quindi non ho vissuto in un ambiente musicale fin da bambina. Semplicemente le mie sorelle maggiori ascoltavano parecchia musica, tra cui i Pink Floyd, i Queen, i Beatles, Battisti, De Andrè, un po’ di lirica. Ho sempre cantanto senza saperlo prima degli undici anni, ma me ne sono accorta solo quel giorno che mi sono ritrovata a farlo in pubblico e da lì non mi sono più feramta. 


  • Quel’è la tua formazione?
Ho avuto la fortuna di incontrare il mio maestro di canto lirico Vittorio Scali a tredici anni e parallelamente di entrare a far parte del coro gospel St. Jacob’s, dove ho messo in pratica tutta la tecnica appresa durante lezioni, ma applicata a un repertorio moderno come quello Gospel, per l’appunto, in cui si mescolano tanti generi musicali quali il jazz, il blues, e il soul. Per me è stata una scuola importantissima e ricca di spunti. In più in adolescenza ho avuto la fortuna di poter lavorare in studio come turnista in progetti di svariato genere e soprattuto di confrontarmi con il mondo del lavoro da giovanissima. Questa lunga gavetta è stata una manna dal cielo, perché mi ha reso molto cosciente e mi ha mantenuto coi piedi per terra fin da subito.


  • Come definiresti la tua musica?
La definirei come un’incontro tra senso melodico italiano, musica afroamericana e “influenze indefinite”. Amo tutta la musica, dalla classica, alla musica del mondo, per arrivare al jazz, quindi lascio sempre spazio a nuove ispirazioni in fase di scrittura e arrangiamento. La musica è l’arte che più aiuta a esprimere il ritmo naturale del continuo cambiamento, è impossibile che resti invariata e che abbia sempre lo stesso suono. 


  • Progetti in arrivo?
Sto per pubblicare il mio quinto album in studio dal titolo “Kaleidoscope”, scritto in collaborazione con il bassista Massimo Trigona. E’ un progetto che ha richiesto molto tempo e molti sforzi, ma credo che sia molto interessante a livello di sonorità, un vero e proprio caleidoscopio musicale. Io e Massimo siamo prima di tutto amici, quindi quando ci vediamo per scrivere, utilizziamo la musica per parlare delle cose che ci succedono e di come ci fanno sentire. Anche in questo caso, non ci siamo posti limite di genere musicale e quando ci voleva un blues, abbiamo scritto un blues, mentre quando c’era bisogno di una sonorità country, non ci siamo fatti scrupoli e l’abbiamo utilizzata per esprimerci. E’ un disco eterogeneo, ma credo che ci sia un filo conduttore definito dal sound che io e Massimo abbiamo quando suoniamo in duo, creato in ore di scrittura insieme. Non vediamo l’ora di pubblicarlo. 


  • Le collaborazioni per te più importanti?
Per me tutte le collaorazioni sono importanti perchè lasciano in me una nuova energia e nuovi modi di vedere il mondo. Sicuramente tra quelle che ricordo con più affetto ci sono le collaborazioni con Dado Moroni per il mio primo album “My Reflection”, Joe Locke che ha suonato in “What’s wrong” nell’album “Something Amazing”, Andrea Pozza con il quale ho realizzato l’album in duo piano e voce “Enter Eyes” ed infine quella con i due cantautori Zibba e Vittorio De Scalzi, i quali hanno partecipato al mio album tributo ai cantautori genovesi “Se Stasera Sono Qui”. 


  • Quali sono i tuoi ascolti attuali?
Ultimamente amo molto le nuove produzioni pop/soul inglesi e sto ascoltando Laura Mvula e Lianne La Havas; trovo che gli Inglesi (e la storia mi da ragione) non abbiano mai paura di sperimentare e così facendo, riescono a creare nuove sonorità e a sviluppare talenti inconsueti. 
Mi piace moltissimo Cecile McLorin Salvant in ambito prettamente jazz, mentre per la classica sto ascoltando le sonate per pianoforte di Mozart, per piacere, ma anche per studio dello strumento.  


  • Cosa pensi della situazione musicale in Italia?
Mi sembra che sia tutto incentrato sulla tv e che la gente (ma anche gli addetti ai lavori) prendano per oro colato qualsiasi “prodotto musicale” passato da lì. E’ così non solo in Italia purtroppo, ma anche in altri paesi in cui ho viaggiato, come la Germania e gli Stati Uniti, anche se in forma più lieve rispetto al nostro paese. Mi rendo conto che la promozione tv sia potente, ma io sono dell’idea che sia molto più importante il “contenuto” che promuoviamo. Detto questo, faccio del mio meglio per navigare a vista in un ambiente molto confuso e di mantenere il mio percorso musicale il più onesto e pulito possibile, ma soprattutto, che sia un percorso musicale e non una “scalata alla fama” senza riguardo per la qualità e l’autenticità. 


  • Dove possiamo trovare la tua musica?
Potete ascoltarla in streaming gratuito sul mio sito www.andreaceleste.it, ma se preferite il supporto cd, sempre dal mio sito, potete acquistarne le copie che vi verrano spedite comodamente a casa. Parlando di supporti audio, di recente sono entrata a far parte di un magnifico progetto: il mio album “Something Amazing” è stato pubblicato dall’etichetta Analogy Records, la prima etichetta al mondo a produrre artisti contemporanei e a distribuirne la musica su nastro magnetico. Si tratta di un prodotto d’eccellenza “Made in Italy”, pensato per audiofili e veri appassionati di alta definizione. Sono onorata di far parte di un catalogo che annovera Peter Erskine, Rita Marcotulli, Elias Nardi e Max De Aloe tra i suoi artisti,i e felice nel sapere che questa etichetta si rivolge a un pubblico composto da persone che ritengono importante prendersi del tempo per ascoltare la musica, a mio avviso, proprio quello che ci vuole in questo momento storico. 

lunedì 26 ottobre 2015

L'artista Mariella Costa ci racconta "come un sasso è divenuto una dea" - Alberto Zuccalà





Era un'uggiosa domenica di novembre come tante, uno strano richiamo non mi faceva godere della morbidezza della mia poltrona, dovevo assolutamente recarmi sul fiume. La pioggia scendeva e il vento faceva ondeggiare i pioppi ai lati dell' alveo del fiume stesso, all'improvviso l'ho vista dal finestrino della macchina, era lei, occultata nel suo pesante involucro. Ho fatto arrestare l'auto e mi sono recata per osservarla da vicino, incurante della pioggia che scendeva tra le mie ciglia e solcava il mio volto. Il suo colore era di un marrone bronzato che a contatto con l'acqua appariva quasi ramato. Ho cercato di sollevarla, mentre mio marito cercava di dissuadermi dicendomi che saremmo tornati il giorno successivo a recuperarla. Non potevo lasciarla, sentivo quasi delle vibrazioni e percepivo che il fiume si sarebbe ingrossato e magari l'avrebbe trascinata lontano. Non è stato facile trasportarla sotto la pioggia, con il vento che mi scompigliava i capelli e la sua pesantezza eccessiva. Vedevo già i tratti del suo arcaico viso e l'ho lavorata d'istinto, in un tempo incredibilmente breve, come se avessi dovuto solo aiutarla ad uscire, ad emergere dalla sua millenaria prigione. La lucidatura esaltava i suoi zigomi e le sue palpebre. Poteva considerarsi ultimata, ma la mano ha ripreso a lavorare quasi trascinata da una forza misteriosa, non decodificabile da noi piccoli esseri umani. Ho tracciato dei segni decisi sulle sue gote, quasi delle pitture tribali. E' stato allora che sfinita, mi sono seduta di fronte a lei ad osservarla o forse era lei ad osservarmi dall'alto della sua gelida aria di superiorità divina. Mi sono disamorata subito, anzi l'ho rifiutata, come se il frutto di quell'amore sfrenato nato sul greto del fiume si fosse esaurito nell'atto della sua creazione. Non bastava che chi l'osservava mi dicesse che era bellissima. La odiavo e basta ed ho continuato a farlo per un anno, finché non l'ho portata in mostra ed ho visto i visitatori letteralmente rapiti dal suo volto senza tempo, che ci riportava indietro fino alle origini dell'uomo stesso. Ho imparato pian piano ad amarla di nuovo, a viverla serenamente. Non bisogna dimenticare che è una Dea venuta da un umile sasso. E' la mia "Divinità azteca". Sono tornata tante volte nel fiume, non ho più sentito il richiamo, non ho più percepito quelle strane vibrazioni, non ho più trovato una pietra di tale bellezza.
Qualche volta, se lo vorrete, vi racconterò il proseguo della strana storia di un umile sasso divenuto una Dea. (Mariella Costa)

P.S. Voglio specificare che ho molto rispetto per la natura, è stata l'unica volta che ho preso un sasso dal fiume perchè non ho potuto resistergli, in genere le pietre che lavoro mi vengono donate da chi conosce la mia passione, oppure le prendo in terreni privati che hanno bisogno di essere ripuliti dalle pietre per favorire la coltivazione di ortaggi o frutta.