sabato 28 febbraio 2015

RECORDARE di Susanna Trippa - Alberto Zuccalà







“Incontrando i lettori, dopo l’uscita del libro, mi sono chiesta perché poi ho iniziato ad aprire i 'cassettini della memoria' ? a che può servire ricordare? 
E mi sono data questa risposta: ricordare è importante. Deriva da RE-COR-DARE cioè ‘riportare al cuore’. 
La funzione del ricordare, se compiuta correttamente, armonizza dentro di noi
situazioni e persone del passato, e ci aiuta ad aprire il cuore. Nell’apertura di cuore ritroviamo il filo della nostra Anima e possiamo condurla verso l’Alto.
Siamo abituati a considerare il ricordare solo come qualcosa che porti in sé una sensazione un po’ vaga, di malinconia più o meno leggera, di struggimento; qualcosa di cui pare difficile trovare la valenza precisa, quasi che la vaghezza sia la sua maggiore sostanza, proprio perché, come i sogni, i ricordi vanno per associazioni sincroniche 
(il che per la maggior parte di noi ha del misterioso). 

La memoria, proprio attraverso questa malinconia… tale struggimento del
cuore, tale apparente inconsistenza, ha una sua grande concretezza; aiuta a riequilibrare dentro di noi situazioni, persone, accadimenti. 
Il ‘come li avevamo vissuti allora’, mediante questa solo apparente ‘vaghezza’, viene rivissuto, ripulito. E dopo questa ripulitura della memoria, tutto quello che avevamo vissuto viene risistemato dentro al nostro cuore, ce ne riappropriamo – se il percorso è stato come dev’essere – con un’altra visione.
Una nuova visione che ha finalmente il sapore della compassione.”

(Riflessioni di Susanna Trippa sulla funzione della  memoria a proposito del romanzo autobiografico Come cambia lo sguardo)


martedì 24 febbraio 2015

Intervista a Cosimo Raviello - Alberto Zuccalà





Chi è Cosimo Raviello?
Un educatore con la passione della scrittura, nato nell'anno che dà il titolo a uno dei più famosi libri di George Orwell (1984) e che porta lo stesso nome del barone rampante di Calvino, con cui però non condivide la voglia di vivere perennemente sugli alberi.

 Quando è iniziata la sua passione per la scrittura?
Fin da ragazzino. Ho iniziato a scrivere non sapendo nemmeno perché lo stessi facendo e senza alcuna idea ovviamente che un giorno avrei pubblicato dei libri.

Ci parli della sua ultima opera intitolata “ALDIQUA”.
Aldiqua ha un protagonista molto insolito: la Morte.
Grim - questo il nome del “tristo mietitore” usato nel libro - viene licenziato, a causa di un ritardo a un appuntamento “di lavoro” e viene spedito sulla Terra, con spoglie mortali, dove si troverà ad affrontare i problemi che affliggono la nostra società. Tra le altre cose dovrà cercare un posto dove dormire e soprattutto un lavoro, cosa non facile al giorno d'oggi. La situazione si complicherà quando si innamorerà di una ragazza e cercherà in ogni modo di conquistarla. A peggiorare le cose, gli viene riferito che in giro c'è ancora il sopravvissuto, colui che sarebbe dovuto morire e che invece, per via del ritardo di Grim, è ancora vivo e vegeto. La sua presenza non prevista potrebbe creare effetti devastanti per l'intero universo e deve quindi essere trovato prima che accada l'irreparabile.
Aldiqua è un romanzo che tratta, in via ironica, le difficoltà della vita, con un occhio di riguardo ai problemi del sud Italia, toccando temi delicati come disoccupazione, precarietà, delinquenza e  raccomandazioni.


Come le è venuto in mente di trattare tematiche delicate quali politica, lavoro, integrazione razziale, amore, usando una storia che vede come protagonista la Morte?
L'idea iniziale non prevedeva che mi occupassi delle problematiche del nostro Paese. La storia era incentrata solo sulla Morte che veniva licenziata e mandata sulla Terra. Ho semplicemente cercato di rispecchiare ciò che vedevo intorno e, purtroppo, ne è venuto fuori quello che potete leggere.



Qual è il suo personaggio preferito del romanzo?
Sicuramente Malocchio, il maldestro assistente di Grim. È anche il personaggio che ha riscontrato maggior successo tra i lettori.

Il finale del libro ha diversi colpi di scena, di cui uno davvero inaspettato. Già dall'inizio aveva in mente di terminarlo così?
In linea di massima sì, anche se ho aggiunto qualche particolare in un secondo momento.

Il suo è un chiaro testo di denuncia sociale. Lei come si pone di fronte ai problemi che ci circondano? Ha un atteggiamento combattivo o arrendevole?
Nel mio piccolo provo a lottare contro il sistema, anche attraverso il miei libri.

Esistono altri libri che parlano della Morte che viene licenziata o che smette di compiere il suo lavoro? Si è ispirato a loro?
Sì, questa è una tematica usata già da altri autori, tipo Terry Pratchett e Josè Saramago. Le loro storie però sono legate da un filo comune: il fatto che nessuno muore più. Io ho cercato di evitare questa sfumatura, per non rendere il testo simile agli altri, e ho fatto in modo che Grim avesse un sostituto.

Anche i suoi lavori precedenti erano a sfondo umoristico? E quelli futuri?
Ho pubblicato un solo libro prima di questo - intitolato “Il folle viaggio di Tobia” - e sì, anche quello è a sfondo umoristico, però non trattata problemi della società, ma temi esistenziali.
Per quanto riguarda i lavori futuri in cantiere, alcuni sono divertenti, altri no.

Una citazione ironica e una seria del suo libro. 
In principio era il nulla, poi qualcosa andò storto. (Incipit)

Nella vita accadono talmente tante cose inspiegabili, che ignorarle tutte sarebbe stupido almeno quanto credere inconfutabilmente a ognuna di esse.

sabato 14 febbraio 2015

Intervista ad Annarita Briganti - Alberto Zuccalà




CHI E’ ANNARITA BRIGANTI?
Giornalista culturale freelance, scrittrice e blogger. Napoletana, ho vissuto in tutta Italia, attualmente sto a Milano. Collaboro a tutti i media di Repubblica e Donna Moderna. Scrivo di libri e scrivo libri ed amo gli affetti, la società, il costume. I libri, la Cultura, l’Arte mi salvano la vita. Sono i miei amanti, Angeli custodi, babysitter. Mi occupo da circa vent’anni di qualsiasi cosa abbia a che fare con la letteratura, ma ho iniziato da bambina eh. Facevo le prime interviste con le treccine come Oriana Fallaci, modello numero uno, e con l’apparecchio. La mia specialità è tirare fuori la persona dai personaggi. Sono diventata una psicologa.


“NON CHIEDERMI COME SEI NATA” (CAIRO EDITORE) E’ IL TUO ROMANZO D’ESORDIO. COM’E’ SBOCCIATO DENTRO DI TE? E’ STATO UN LAVORO LUNGO?
Ci ho messo quattro anni e undici stesure, tra articoli, fecondazione, abbandoni. La vita mi è venuta addosso e potevo raccontare solo la storia di Gioia, questo personaggio splendido, che sta conquistando i lettori. Affamata d’amore, alla ricerca di un figlio, di una figlia, di un uomo a cui affidarsi. Autobiografica, ma più forte di me, capace di rialzarsi sempre, di ottenere sempre quello che vuole. Se apri il cuore arrivano le cose belle. Non bisogna mai smettere di sognare.



NEL LIBRO E’ PRESENTE IL TEMA DELLA FECONDAZIONE ASSISTITA. QUALI SONO I LIMITI RIGUARDO QUESTO ARGOMENTO?
Non si può sintetizzare con una battuta il casino della fecondazione in Italia. Il mio libro ha portato fortuna a tutti quelli che volessero un figlio, ha rotto le acque. Due settimane dopo l’uscita di Non chiedermi come sei nata, la Corte Costituzionale ha dichiarato illegale l’orribile legge 40, che limitava e in parte limita ancora il nostro diritto alla genitorialità. Ora c’è il solito stallo italiano, ma sono fiduciosa. Lo dico a tutti quelli che stanno affrontando questo percorso, che ferisce a morte nel corpo e nell’anima, soprattutto le donne: non mollate. Io lotterò finché vivrò per far diventare genitori tutti gli italiani, single e omosessuali compresi, magari rendendo più facile anche l’adozione. Sarebbe ora.


ESISTE UN CONFINE TRA IL DESIDERIO DI MATERNITA’ E L’EGOISMO?
È strano vero che Gioia voglia essere amata e desideri costruirsi una famiglia? Viviamo in un mondo cinico in cui i valori primari sono sospettati di egoismo e gli egoisti vengono considerati fighi.


NEL LIBRO SI PARLA ANCHE DI PRECARIATO. E’ POSSIBILE REALIZZARE I PROPRI PROGETTI ATTRAVERSO I LAVORI PART-TIME?
Non chiedermi come sei nata è dedicato ai “precari del giornalismo e dell’editoria”. Io mi mantengo con un part-time non creativo in cui sconto il fatto di scrivere con situazioni che mi fanno stare male. Ci morirò forse, ma come faccio a mangiare essendo pagata da anni a singolo pezzo con tripla tassazione? L’anno scorso ho lavorato sei mesi su dodici per pagare le tasse. Non stacco da una ventina di giorni. Questa è l’Italia di oggi, ma perché lo dico solo io?



SEI UNA GIORNALISTA CHE HA INTERVISTATO PRATICAMENTE TUTTI GLI AUTORI DELLA SCENA INTERNAZIONALE… C’E’ TRA I TUOI RICORDI UN EPISODIO O UNO DI LORO CHE RICORDI PER UN PARTICOLARE MOTIVO?
Il mio preferito, lo racconto anche nel libro, è Jonathan Safran Foer. Questo scrittore americano della mia generazione dovrebbe vincere il Nobel. Tremavo quando ho passato due giorni con lui a Milano, durante un suo tour in Italia. E davvero mi ha detto, come scrivo nel libro, “Sai tutto, sei la migliore”. E poi Michel Houellebecq, altra star difficilissima da intervistare, che invece mi ha amato molto. O il Pulitzer che mi ha salutato così, dopo un’intervista: “È raro incontrare un giornalista come te, neanche in America ce ne sono”. Nel cuore porto pure gli intervistati che fanno parte della mia vita privata, ma questo lo sappiamo solo noi…







HAI PROGETTI IN CANTIERE?
Gioia sta tornando, sarà la protagonista del mio nuovo romanzo, che uscirà in primavera. Non chiedermi come sei nata diventerà uno spettacolo teatrale, con la mia drammaturgia, aprirà la prossima stagione a Torino e poi chissà. Io e la mia protagonista surreale, dolce, sensuale, intelligentissima - ce ne andremo oltreconfine, sul grande schermo… Incrociamo le dita.


SE TI PRESENTO UNA COPIA DEL TUO LIBRO CHIEDENDOTI UNA DEDICA, COSA MI SCRIVI?
A Gioia le domande sono piaciute molto. Vogliamoci bene!






Il blog di annarita: http://giornimoderni.donnamoderna.com/author/annaritabriganti/

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