Come sempre, la morte fa il suo clamoreo, ma decontestualizzata perde la direzione che nello stesso tempo ci indica. San Francesco la chiamava "sorella" e il motivo c'è: è vicina a tal punto da raddrizzarci tutte le fantasie più spicciole, insignificanti ed inopportune storte dalle illusioni. Viviamo in un'epoca che spettacolarizza tutto ed è serva dei soldi. Marco Simoncelli non è stato ucciso dalla moto, dalla "coincidenza", dalla velocità. Prima ancora di tutto questo è stato schiacciato dai soldi, anello mancante tra la vita e la velocità. Perchè lo confondiamo con gli eroi? Una missionaria che spende la propria vita per salvarne anche solo una, in confronto cos'è? Eppure non fa notizia mai. Tutto qui. Sul mio stato di facebook, ho scritto "Ma guardate che l'aspetto importante non è in Marco Simoncelli che è morto... perchè il miracolo sta in tutti quelli che non muoiono in ogni gara! Se fai il pilota e vai a 300 km/h e non è come succede nel pattinaggio che la sicurezza sta nella velocità... Vi sorprende la morte e non vi sorprende la vita?". Vorrei divampasse innanzitutto il desiderio di volersi bene. Com'è illuminante il Vangelo di questa domenica: cosa puoi desiderare per gli altri, se già per "te stesso" non scegli il bene?
Le riflessioni fuori dal coro sono sempre scomode... nel rispetto di chi muore, condivido la riflessione sull'eroismo. Sergio
RispondiEliminae lo so... lo so... zumpa
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