mercoledì 19 ottobre 2011

L'importanza di essere Ernesto - Antonella Carbone


Laudato sii mi Signore per sora nostra morte corporale…
Sono in viaggio, con addosso solo il mio color turchese e profumo di vaniglia… in viaggio per salutare per l’ultima volta Enrico.
“Mamma, ma non era quel tuo zio che parlava all’incontrario?”
Già, riusciva a formulare frasi, discorsi interi, rovesciando ciascuna parola, come se quell’idioma gli appartenesse da sempre.
L’Alzheimer ci ha tolto Enrico, ma non Ernesto.
Ernesto rimane, Enrico ce l’ha lasciato in eredità. All’ennesimo richiamo: “Ernesto andiamo!”, Ernesto non ha seguito Enrico, ha deciso di rimanere; per ricordarci che le cicatrici addensate nel corpo e nell’anima non sono solo un ammasso di cellule fibrotiche che nulla hanno a che vedere col tessuto originale, ma possono narrare una storia, una vita… per ricordarci che la brama del sapere ha partorito un fornaio per lasciarci uno scrittore.
C’è il sole… non poteva essere altrimenti per una persona che col suo sorriso era l’immagine del sole: il viso rubicondo, due stelle scintillanti per occhi.
C’è il sole, sono serena, ce la faccio.
Ora va’, Enrico, finalmente libero! E non ti crucciare… ad Ernesto ci pensiamo noi.

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