Quando si parla di omosessualità il dubbio del disquisire è sempre sulla "naturalità" della cosa: "Se la natura crea qualcosa, non può che essere accettabile."
Ed in effetti, l'omosessualità esiste largamente nel regno animale; (per chi vuole, legga qui: http://www.corriere.it/scienze_e_tecnologie/08_maggio_19/natura_animali_omosex_25953a6e-25a7-11dd-9a1d-00144f486ba6.shtml)
Credo però che tale evidenza non sia calzante con l'omosessualità umana; non v'è animale, oltre l'uomo, che pratichi l'omosessualità affettiva, nè che, in favore dell'omosessualità, disdegni di accoppiarsi per procreare e trasmettere i suoi geni.
Possiamo quindi considerare naturale il rifiuto, la non propensione alla procreazione? E il suicidio? Evidentemente l'uomo integra e modifica gli istinti naturali con l'uso dell'intelletto e delle sue mille articolazioni date dallo sviluppo psichico del singolo. Che fanno si, a mio avviso, che alcuni fenomeni, quali l'omosessualità e il suicidio per l'appunto, possano presentarsi non perchè siano scritti nei geni, ma perchè frutto dell'ambito di sviluppo dell'individuo e delle pressioni/indirizzi che gli vengono forniti.
Forse allora è opportuno valutare con attenzione quali sfaccettature e quali spinte propongano gli ambiente di crescita ed educazione dei bambini.
Tanto per chiarezza e per non passare per omofobo: ritengo ogni individuo degno dello stesso medesimo rispetto, a prescindere da ciò che gli piace, e non valuto una persona dalla "naturalità" dei suoi comportamenti.
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