L'ho guardato da bambina in una di quelle che erano considerate le sacrosante "serate divano" per la mia famiglia ma ancora più spesso con mio nonno, tenero compagno di abbuffate televisive, in cucina. Quello che è indubbio è che Sanremo l'ho guardato... sempre. Sarà che, inevitabilmente, quando vai a riesumare il pargolo che è in te ti porti dietro solo quello che la fanciullezza di bello ti ha lasciato, sarà quello che vi pare, ma da ormai tanti, tanti anni, il festival di Sanremo è per me diventato il festival di tutto e di niente. Non dovrebbe essere, sempre e comunque, la canzone italiana a far da padrona? Forse l'hanno colto solo Luca e Paolo...
Morandi l'ho apprezzato solo in quei due microsecondi in cui ha accennato " Non son degno di te" alle due pseudo-vallette tutte ringalluzzite di trovarsi quasi per miracolo di nuovo su quel palco...
Papaleo, stimatissimo mio vicino di casa, voglio dimenticarlo in quel ruolo di co-presentatore che gli sta fin troppo stretto...
Celentano? Premetto che ho sempre preferito sentirlo cantare; in fondo tutto quello che difficilmente riusciva ad ingoiare l'ha fatto passare magistralmente con le sue canzoni... non per niente sono riuscita a rivolgere un sorriso di apprezzamento solo in quei pochi momenti in cui ha tenuto la scena con la sua inconfondibile voce e i suoi modi da molleggiato.
Vedo i nostri soldi svolazzare, ormai andati, sulle teste di questi artisti camuffati e cimentati in ruoli che poco gli appartengono.
E pensare che per guardare il festival ho negato alla "mia" adorata Jane la sua insostituibile compagnia... meno male che, malgrado tutto, della buona musica il festival la concede sempre e comunque.
E stasera? Che faccio?
Ah... stasera c'è "L'arte di amare" con don Gino e don Giacomo (mi sa che Celentano non li conosce), due preti che sanno ancora parlare di amore, vita, speranza e soprattutto di paradiso.
E allora io... preferisco il PARADISO!
Bene, brava, BIIIISSSS!
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