martedì 17 novembre 2015

Intervista a Marco Candalise: tra scienze motorie, scrittura e musica - Alberto Zuccalà





Ciao chi sei?
Sono Marco

Che lavoro fai?
Allenatore sportivo, da ormai 11 anni, in modo più o meno riconosciuto.

Perché?
Perché lo sport come l’arte non viene riconosciuta molto come attività professionale in Italia, intendiamoci.

In quale ambito alleni?
Io ho allenato in tutto il mondo sportivo, fitness, riabilitativo, sport individuali e sport di squadra e ho avuto la fortuna di una piccola fase di insegnamento a scuola elementare. Comunque principalmente sono allenatore di pallavolo che adoro fare e che arricchisce la mia vita.

Perché scrivi?
All’inizio l’ho fatto per piacere, infatti quando scrivi leggi anche molto, poi pian piano sto capendo che scrivere e suonare fa parte di me. Adoro studiare e ampliare le mie conoscenze lavorative e di qualsiasi natura.

Solo per questi motivi?
Non solo, io mi sto rendendo conto che se non sei famoso non puoi difendere i tuoi valori o i valori nel mio caso, nel mondo sportivo, che ho deciso di farne una professione. In Italia viene protetto solo il calcio e tutti gli altri siamo figlio di “un Dio minore”. Può sembrare un discorso di fama in realtà cerco di condividere la conoscenza. La fama non mi interessa però capisco che farsi conoscere sia importante.

L’amore per la musica?
Sempre avuto, io iniziai da autodidatta attraverso la pratica delle percussioni, suonando i bonghi in chiesa, e ho sempre fatto corsi di aerobica dove la musica e il senso del ritmo ne fanno parte integrante. Poi visto che da piccino avevo piacere della chitarra, sempre da autodidatta ho iniziato a suonare anche quella. La scrittura invece è nata dal mio amore di comunicare, infatti ho imparato a gustarmi l’inglese, perché mi sono accorto che volevo comunicare con chi era diverso da me come italiano.

Sempre da auto didatta?
No l’inglese l’ho studiato tramite un corso, che era una specie di isola di dialogo inglese e poi per lavoro ho avuto contatti con atleti stranieri, Irlandesi, Inglesi, Americani e anche alcuni corsi formativi con coach stranieri.


Mi sembra che hai molto tempo disponibile?
No riesco ad organizzarmi per creare il mio tempo, dicendo a volte anche dei no agli impegni lavorativi. Ma ho capito che ho bisogno di prendermi cura del mio benessere, se no gli impegni ti soffocano e nessun’altro può pensare a te.

La poesia e gli aforismi?
Queste cose li ho scritti e di solito li scrivo quando mi fermo a fare colazioni nei bar, o se noto alcune cose che mi colpiscono, ma ne ho ancora tanti che pubblicherò in futuro, visto che comunque ce un certo costo di pubblicazione da sostenere. In più sto finendo altri due libri, uno sulla salute e sport e un altro sulla vita, le mie riflessioni educative e valoriali.

Come mai l’amore per l’educazione?
Sono figlio di due pedagogisti che non hanno potuto farlo come professione, ma che mi hanno dato molto, in più psicologia, sociologia e filosofia, mi hanno sempre affascinato e anche se ho fatto lo scientifico; io adoravo tutte le materie letterarie e scientifiche, l’unico neo la matematica, che ancora oggi non comprendo fino in fondo.

Famiglia e affetti?
Di solito su questa domanda non rispondo, preferisco lasciare il mio privato fuori dal mio pubblico, in quanto sono molto protettivo e riservato, non mi piace dilungarmi su queste cose, però sicuramente ho dei genitori e fratelli.

Cosa farai nella tua vita?
Io sto già facendo quello che amo, la vita è particolare, per certi versi non ti da spazio ed è sempre pronta a metterti alla prova. Quindi sicuramente cerco di viverla al meglio che posso, nel rispetto, nelle sue regole e in tutte se sue sfaccettature. E poi vedremo, non so perché per lavoro viaggio molto, ho visto molte regioni e molti retaggi culturali.

Da dove prendi tutte queste energie?
Ma non so, ne ho tante e non sono abituato a rinunciare o a fermarmi perché ad un certo punto bisogna fare un nido. Forse perché sono molto colpito da una frase nel vangelo: “il figlio dell’uomo non ha dove posare il capo, gli uccelli formano i nidi, le volpi fanno le tane”.  E forse per certi versi il mio spirito francescano sotto l’esempio di Francesco D’Assisi, mi fa pensare che non mi spaventano i cambiamenti. Ora questo non vuol dire che non devo avere un luogo che mi richiama la casa, ma sicuramente non ho troppi problemi a spostarmi o a cambiare. Anche perché il nostro cervello non è mai fermo e lo stesso, ogni secondo ha un serie di messaggi nuovi; quindi non è più quello precedente. Quindi non capisco perché bisogna credere che si è sempre gli stessi o che cambiare sia un male.

Dove vivi?
In questo momento a Pisa dove il mio sapere si è formato e la mia menta ha avuto terreno fertile per ampliarsi. Poi ho passato tre anni in Emilia Romagna, e sei mesi sono tornato nella mia Calabria. Pisa però è il luogo dove sono stato di più; otto anni tra università e lavoro e ora come dicevo prima ci sono tornato.

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