Tutto il campionario umano.
Dal neonato che assapora la sabbia al vecchio che sfida l'infarto correndo moviolicamente sul bagnasciuga.
Nel mezzo, adolescenti ormonizzati, promesse di seni e ricordi di quelli che furono; corpi turgidi guizzanti e corpi che portano il segno degli anni, morbidi come gli orologi di Dalì.
Scheletriche donne senza età rosolano al sole cosparse d'olio, forse provano tecniche di mummificazione; famiglie con 4 generazioni presenti sotto un ombrellone mangiano pizze panini gelati e tramandano ai piccoli il loro sapere: "per fare il bagno devi aspettare 3 ore".
Bianchi eritemici e rossi gambericromici rifuggono il sole leggendo libri o scrivendo parole in croce sotto l'ombrellone, invidiando il potere della melammina che colora di caffè la pelle di chi gioca a pallone o a racchettoni.
In tutto ciò, mi sembra di stare dentro una grande fiera umana, un documentario dove l'intero ciclo della vita si mostra impietoso, e mi sento solo in questa bolgia.
Non è il giudicare gli altri che mi spinge, ma la riflessione su cosa sia l'uomo.
E così, più che godermi la giornata, rifletto distaccato e nella solitudine finisco il mio libro.
Poi mi alzo e corro da mia figlia che, nonostante me, mi chiama perchè vuole che facciamo il bagno insieme, e mi regala un sorriso.
Sergio
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