Quando ci si ferma ad ascoltare un bambino si genera una sorta di magia: due mondi differenti, due età diverse, due storie diverse si incontrano e si stupiscono di quanto sia semplice arrivare l’uno all’altro. Ed è così per me. E’ magia ogni volta che i bambini mi raccontano una storia o mi chiedono di fare un gioco. E’ magia anche quando sono loro a porsi in ascolto di qualcosa che io ho da dire.
La familiarità è un ingrediente fondamentale se si vuole dare loro un messaggio.
Stare con loro, sentire verso di loro la responsabilità di educare alla vita buona, richiede l’uso di un linguaggio speciale. Ed è magia nel canto, nel ballo, nel gioco, nel disegno, nella recita, perché senza domande e senza schemi, amo.
Quando poi arriva un abbraccio penso: “Forse il mio messaggio è arrivato!”. E quando tutto sembra andare storto il ti voglio bene di un bambino di sette anni può diventare il motore della mia giornata.
La fede cresce donandola.
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