giovedì 24 settembre 2015

Paola Liquori e il suo universo musicale - Alberto Zuccalà






-Ci parli un po’ di come è nato il Suo rapporto con la musica.

PAOLA: Avevo quattro anni e mi divertivo a suonare una piccola tastiera che avevo in casa: ascoltavo i cantanti in TV e alla radio e poi riproducevo le melodie alla tastiera. Man mano approfondii i miei studi da autodidatta, non sapevo leggere le note ma imparai a suonare molto a orecchio, prima solo con la mano destra, poi con entrambe, aiutandomi con un libretto che avevo trovato nella scatola della mia nuova tastiera, più grande della precedente, sui cui tasti c’erano delle cifre e sul cui libretto erano indicate delle sequenze di numeri per imparare a suonare delle melodie. Questo metodo era rivolto a chi non sapeva leggere la musica. Poi finalmente a nove anni la mia prima lezione di musica. Arrivai lì che già sapevo suonare qualcosa e le mani sapevano muoversi abbastanza agevolmente. Imparai finalmente a leggere la notazione. Pochi anni dopo fui ammessa al Conservatorio nella classe di Pianoforte.

-Oltre ad essere una pianista brillantemente laureata al Conservatorio, Lei è anche compositrice. Quando ha scoperto la sua vena creativa?

PAOLA: negli stessi anni in cui mi cimentavo da autodidatta sulla tastiera: imparai a muovere le mani non solo tramite quel libretto ed il mio orecchio, ma anche inventando dei piccoli brani e riproducendoli a memoria. Quando cominciai le lezioni di pianoforte perfezionai anche i miei piccoli brani che vennero eseguiti in qualche circostanza. In Conservatorio oltre al corso di Pianoforte fui ammessa qualche anno più tardi anche al corso di Composizione, e imparai a scrivere anche per altri strumenti.

-Cosa pensa degli studi musicali?

PAOLA: Trovo che siano fondamentali nel bagaglio culturale di ogni individuo: nelle scuole oltre alla Matematica, all’Italiano e a tutte le altre discipline, ritengo opportuno che venga insegnata anche la musica, dalle elementari al liceo, in ogni indirizzo di studio, è necessario che tutti abbiano delle basi in questa disciplina, così come tutti le abbiamo in matematica. Non tutti siamo dei matematici, ma la matematica più o meno la conosciamo. Non mi spiego perché invece la musica la debbano saper leggere solo i musicisti.

- Che tipo di rapporto ha avuto con la scuola?

PAOLA: Beh, frequentare scuola e conservatorio è stato durissimo, c’è voluta molta determinazione, spirito di sacrificio e amore per ciò che facevo. Mi appassionavano molto le materie scientifiche, ho frequentato il Liceo Scientifico. Ho cercato in quegli anni di non scegliere mai tra Scuola e Conservatorio: dovevano esserci entrambi e dovevo studiare al meglio. Non permettevo mai che un concerto o un concorso pianistico fuori dalla mia città fossero una giustificazione per un’eventuale mancanza a scuola. Volevo fare tutto e bene. L’avevo scelto io. Dopo il Liceo, concluso col massimo dei voti, ho scelto di dedicarmi totalmente alla musica.



-Lei ama anche scrivere. Trova che si compensino l’attività compositiva con quella letteraria?

PAOLA: ricordando ciò che dice lo psicanalista in “La coscienza di Zeno”, scrivere è un modo per conoscerci interamente, perché scrivendo svisceriamo i nostri pensieri, i nostri problemi, e dunque scrivendo riesco anche a sviscerare le mie idee musicali, a vederle dall’esterno e a capirle meglio. Ma del resto l’attività creativa è impossibile da capire appieno. Scrivere è anche un modo per comunicare con gli altri e mettere al loro servizio la mia esperienza, esattamente come comporre. Sono due facce di una stessa medaglia, due linguaggi diversi per uno stesso pensiero.

-Due parole sul Suo mestiere?

PAOLA: Che dire, ormai il successo si misura in base al numero di manifestazioni a cui partecipi, al numero di volte in cui il nostro volto o il nostro nome compaiono su un programma di sala o su un manifesto pubblicitario, al numero di composizioni. Nel mondo dell’arte respiriamo tutti un concetto di successo quantitativo. Io credo invece nel successo qualitativo, e cioè il successo è direttamente proporzionale alla passione che riesci a trasmettere al tuo pubblico, perché se il pubblico avverte la tua passione e la tua vicinanza ad esso, avrà ricordo di te e vorrà incontrare ancora te e la tua opera. Il ruolo del musicista è quello di far sì che la sua musica e la sua interpretazione siano un tramite tra le proprie sensazioni ed esperienze e quelle del pubblico, perché tutti gli esseri umani hanno un sentire comune, e la musica lo risveglia.

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