martedì 22 settembre 2015

Alessandro Barocchi e il suo lavoro "Una commedia bestiale" - Alberto Zuccalà






Una prima domanda introduttiva: qual è il tuo bildungsroman? Come nasce, cioè, il tuo avvicinamento alla scrittura?
Scrivere e leggere è stata sempre la mia seconda passione (la prima è quella che mi impegna professionalmente da trent’anni: la musica). Nel lontano 1983 pubblicai, sull’allegato chiamato Vomito della rivista Frigidaire diretta da Vincenzo Sparagna (molto nota per i fumetti di Andrea Pazienza e della coppia Tamburini-Liberatore), un racconto “Alfa e Omega” e la mia esperienza letteraria si fermò lì.
Poi la professione mi ha portato a scrivere testi musicali collaborando qua e là con autori e compositori. Ultimamente questo bisogno di scrivere si è riaffacciato con prepotenza quasi distogliendomi da tutto il resto. Mi sono ritrovato a passare ore ed ore tra sofferenza e piacere a scrivere questo romanzo breve, trascurando il quotidiano e gli impegni professionali.Questa irriverente e scellerata rivisitazione dell’inferno dantesco ne è il risultato… sperando di non aver turbato il sonno del Sommo Poeta.
Veniamo appunto a questa tua opera più recente, “Una bestiale commedia”, che si confronta con un “mostro sacro” come Dante (per restare in ambito “bestiale”). Com’è nata l’idea?

Mentre leggevo un libro di DeLillo dove si fa un accenno a Dante Alighieri. In quel momento di difficoltà emotiva che stavo passando ho cominciato a fantasticare su un incontro con lui, a quello che gli avrei chiesto e soprattutto a quello che uno spirito come il suo mi avrebbe rivelato per rinfrancarmi. Così è nata l’idea di realizzare un sogno in parole scritte… ed è nata la bestialità.
Caratterialmente sono portato a pensare che non esistano mostri sacri, ma solo uomini dotati di talento e genialità, a volte molto dotati, come nel caso del “Maestro”. Con tutto il rispetto dovuto a tali personalità ,credo che alla fine siamo tutti uomini e che non si debba mai cedere alla debolezza del mito, neanche di fronte a Dio.
Tra le molte letture che sono state date del capolavoro dantesco vi è anche un ricco filone esoterico. Come ti poni rispetto a tale dimensione?
L’esoterismo non rientra nei miei interessi. Lo trovo il risultato di superstizioni popolari. Può diventare degno di attenzione solo quando lo si sublima  artisticamente con la letteratura, scultura, pittura, musica, cinema o altro… nel mio caso non so se ci sono riuscito, ma era l’ultimo dei miei pensieri quando stavo scrivendo il romanzo.
A parte l’evidente riferimento a Dante (e la collaborazione con Cutter che ha illustrato il tuo lavoro) quali sono gli autori e le opere (a livello di letteratura ma anche di arte, musica, cinema, fumetto…) che sono per te più significativi (anche al di là di una influenza diretta sul tuo lavoro)?

La mia formazione culturale è figlia degli anni Settanta, in tutti i sensi… e questa è già una risposta. La mia radice è dunque pop e ne sono orgoglioso. Credo di avere avuto l’immensa fortuna di vivere un momento storico irripetibile, di cui si parlerà nel corso dei secoli come oggi parliamo del Rinascimento. Il Pop di Wharol e Basquiat, così come la musica del British Pop, o i film di Kubrick, Fellini, Visconti, Pasolini, Forman, Rossellini, Antonioni ma anche Ridley Scott, Scorsese e Coppola o i fumetti in Italia di Pazienza e Tamburini-Liberatore, Scozzari e molti altri che ora non ricordo, le fotografia di David La Chapelle, Helmut Newton, Mapplethorpe… abbiano segnato un solco netto nella storia dell’arte e della cultura. Nella storia dell’uomo non era mai accaduto che l’arte fosse avvicinata, compresa, mangiata e digerita da intere popolazioni in giro per il mondo e così rapidamente. Una rivoluzione non solo culturale, ma sociale e di costume così intensa e profonda da influenzare tutte le generazioni che sono seguite ma soprattutto impaurendo a tal punto l’establishment tanto da indurre le istituzioni a proteggersi sviluppando un anticorpo culturale di cui oggi vediamo i nefasti risultati… a parte Cutter ovviamente che ne è una meravigliosa eccezione!



E per concludere, un grande classico: quali sono- se ne hai – i progetti futuri del tuo percorso letterario?
Parlare di progetti letterari futuri mi sembra un po’ eccessivo… non so ancora se e come verrà recepita questa mia esperienza, ma non ti nego che mi piacerebbe continuare. Ho già in mente un sequel del Curioso, Dante e Lilitti, i protagonisti del mio romanzo che questa volta nel mondo dei vivi, in particolare a Roma, città eterna dove vivo, si imbatteranno nei diavoli che la popolano, cercando prima di tutto di uscirne indenni e poi di portare con le loro azioni un po’ di beneficio  al quotidiano che li circonda.
E con questo è tutto. Ringraziamo di cuore Alessandro Barocchi per la sua disponibilità, e vi rimandiamo alla sua opera per immergervi davvero nell’universo narrativo che ha saputo creare, in attesa di poterlo nuovamente sentire per qualche sua nuova peregrinazione nel multiverso infernale.

Nessun commento:

Posta un commento