lunedì 4 aprile 2016

Entriamo nel libro "LA SCIENZA FA BENE (se conosci le istruzioni)" di Luca Bonfanti, Armando Massarenti (Ponte alle Grazie) - Alberto Zuccalà






Professor Bonfanti, che cosa vi ha spinti a scrivere questo libro?
Tutto è nato da un invito della casa editrice Ponte alle Grazie a seguito di un dialogo con Armando Massarenti a Torino Spiritualità nel 2010  (La ricerca sulle cellule staminali: nuovo caso Galilei?). Era da tempo che di questi temi si parlava troppo e male sui media, in quello stile sempre più diffuso e sostanzialmente basato sulla disinformazione scientifica. Le cellule staminali rappresentano un esempio emblematico di come si possa parlare in modo superficiale di un argomento scientifico complesso, mescolando aspetti etici, religiosi, politici, che poco o nulla entrano nel discorso, ma che vengono tirati in ballo in modo strumentale da un giornalismo impreparato ad approfondire e contestualizzarle correttamente le tematiche scientifiche. Abbiamo quindi scelto di espandere il tema staminali al panorama più ampio della scarsa percezione della scienza nella società, nei media, nella politica, e persino nelle scuole. Questa scarsa percezione porta spesso a una visione distorta della scienza, che da un lato non è compresa nei suoi valori ma anzi intesa come portatrice di pericoli, e dall'altro preclude il riconoscimento alla ricerca di quel ruolo essenziale nel nostro futuro in termini di innovazione, benessere sociale, culturale ed economico.

Cosa intende per "valori della scienza"?
Intendo quei reali valori che la caratterizzano e che spesso le vengono negati. Tra gli stereotipi più diffusi vi è ancora quello dello scienziato freddo e calcolatore, privo di emozioni e teso a dimostrare le proprie tesi a dispetto dell'opinione pubblica, incurante delle possibili conseguenze delle sue scoperte, e, in aumento negli ultimi anni, al soldo di multinazionali. Il libro spiega chiaramente come la realtà sia ben diversa: nella maggior parte dei casi, i ricercatori sono persone con profondi principi etici e spiccata onestà intellettuale, proprio perché "addestrati" a sottoporre le loro ipotesi al giudizio degli altri e all'evidenza dei risultati sperimentali. Spieghiamo infatti tutti i passaggi che una ricerca deve affrontare e superare per raggiungere quel livello di "ragionevole certezza" che la trasformerà in una pubblicazione scientifica. E ancora, dopo la pubblicazione, i risultati vengono ripetutamente verificati da altri laboratori sparsi nel mondo da cui arriverà il verdetto finale sulla loro attendibilità. Tutti questi step limitano in qualche modo i "gradi di libertà" del ricercatore nella sua attività di indagine, sfatando un altro luogo comune secondo cui gli scienziati andrebbero "controllati". Tutte le attività di ricerca, compresa la tanto denigrata sperimentazione animale, sono altamente controllate da una serie di passaggi e verifiche incrociate, che sono una garanzia sia sulle procedure che sull'attendibilità del prodotto finale.


Ma se il prodotto finale si rivelasse "pericoloso"?
Vedo che i luoghi comuni sono difficili da estirpare. Ma, scherzi a parte, questa domanda mi dà l'opportunità di chiarire un altro aspetto importante: nella ricerca di base (quella vera, quella seria) il prodotto finale non è quasi mai qualcosa di concreto e commercializzabile. L'obiettivo è la produzione di nuove conoscenze, senza le quali non ci può essere applicazione. Purtroppo, le ricadute a lungo termine della cosiddetta ricerca "pura" o "fondamentale" non sono facilmente visibili agli occhi del cittadino o dell'investitore, il quale vorrebbe vedersi assicurato un "utile" già quantificabile in partenza. Ma nella vera ricerca, da cui scaturirà la vera innovazione, neanche il ricercatore riesce a immaginare, all'inizio, quelle che saranno le possibili ricadute. Sono concetti difficili da comprendere per chi non ha esperienza di ricerca e difficili da spiegare nella divulgazione, per cui il risultato è, da parte dei più, la confusione tra attività di ricerca e possibilità di ottenere in modo rapido ed efficiente nuovi prodotti tecnologici o terapie. Detto questo, è implicito che la ricerca di base in sé non ha elementi né pericolosi né anti-etici; saranno le successive applicazioni, realizzate in seguito a scelte politiche e appetibili dal business, a creare eventualmente problemi. Ma in tutto questo il ricercatore non ci guadagna nulla, se non il suo magro stipendio e un po' di prestigio personale.

Il libro propone anche soluzioni ai tanti problemi che gravitano intorno alla percezione della scienza?
Con queste pagine vogliamo soprattutto attrarre l'attenzione sulla complessità del problema, indicando anche le trappole e le gravi conseguenze di una cattiva (o insufficiente) informazione scientifica. La soluzione consiste nell'investire sulla scuola, cominciando a parlare di scienza ai più giovani, descrivendone i valori fondanti e l'importanza per la collettività nel mondo contemporaneo. Bisogna poi continuare nella scuola secondaria, favorendo l'incontro e il dialogo diretto con i ricercatori. E poi c'è un richiamo anche all'Università, che deve migliorare sia sul piano dell'efficienza del reclutamento dei giovani ricercatori, sia nell'attività di diffusione della cultura scientifica, spiegando a tutti l'importanza di una ricerca libera e indipendente da condizionamenti esterni. Ma tutto ciò è vano se non c'è una consapevolezza dell'importanza della ricerca a livello politico e istituzionale, dove si stabiliscono le regole e si decidono i finanziamenti.

Quindi la scienza fa bene, ma solo se si conoscono le istruzioni?
Certo. Senza conoscere almeno un po' più a fondo, al di là dei soliti luoghi comuni, come funzionano scienza e ricerca, non è possibile apprezzare quanto siano ormai essenziali per garantirci il futuro. Gli errori che la popolazione adulta ha commesso negli ultimi anni proprio perché sprovvista di tali istruzioni (a tutti i livelli, dal comune cittadino al ministro della Repubblica) ci devono far riflettere su come sia ormai essenziale fornire ai giovani una corretta informazione su quello che la scienza realmente è.

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