Nelle
ampie sale espositive del Castello Ducale di Corigliano Calabro, adibite a
museo di arte contemporanea, si svolgerà dal 14/11/2015 al 05/12/2015 la
Personale di Francesca Panico dal titolo “Napoli è pietra e sballo”.
Curata
dal critico Gianfranco Labrosciano, s’ interesserà a sviscerare attraverso un
linguaggio segnico, tipico di una pittura non figurativa che si vale di
particolari segni grafici, ed informale, escludendo ogni forma tradizionale e
cercando di esprimere le forze e le suggestioni della materia con la
presentazione di libere associazioni, “le atmosfere, l’humus e l’ambiente del
paesaggio napoletano, sia naturale che urbano”.
Dice il critico: mi piace molto Francesca Panico. Rifiuta l'omologazione e il livellamento, crea eventi mediatici e mette fuori gioco i mediatori dell'arte che di fronte a lei - e alle sue azioni - non sanno che pesci pigliare. Si proclama artista autonominandosi,senza avvertire il bisogno delle "persone qualificate"a giudicare se la sua sia arte o meno. E questa è una straordinaria capacità, che destabilizzando e demolendo un sistema obsoleto - quello dell'arte - abbatte molte frontiere e prospetta nuovi orizzonti per chi ha voglia, come lei , di mettersi in gioco....
ho
conosciuto Francesca Panico, che Napoli la vive e la abita con la sua arte come
fosse un vestito, una seconda pelle che respira e trasuda l’intima essenza di
cui la città è intrisa, con tutto il suo folklore e il suo splendore, la sua
grandezza, la sua terribilità e la sua dolcezza, a cominciare dalla materia
pittorica arroventata, arrovellata, solcata, attraversata da quel dolce furore
vitale, esuberante eccessivo, che mi è parso di scorgere solo a Napoli e che
duplica in festa e in scialo, nell’orgia della baldoria e dell’allegria la
tragica e spesso dolorosa condizione della vita”. L’artista indaga
continuamente sulle cause del “mondo gettato”, toccando e prendendo contatto
con le sensazioni, “gli inamovibili relitti d’inquietudine”, e
contemporaneamente elabora nel mistero “una storia degli uomini, dei popoli e
delle cose”.
Conclude
il critico: “La specificità dell’arte di Francesca, allora, non è quella, così
mi pare, di inventare un soggetto o trovare una configurazione, ma lo sforzo di
dare forma a concetti percettivi di un contenuto particolare: l’ambito di una
prospettiva lunga, fondatamente astratta, che assume l’identità e la condizione
come forme stesse dell’operare estetico, l’immagine dell’abitare una maschera o
un calco in gesso per rimanere, alla fine, privi di una qualunque forma con l’intento
rappresentarle tutte”.
Nel
corso dell’inaugurazione, sono stati proiettati due “Videoart” dell’artista. “Terra
dei fuochi” dove l’artista, con semplicita’ e amore, riesce a raccontare con la
sua arte tra i vicoli della Napoli eterna esultandone le bellezze. Il secondo video
nasce da un gioco fonetico, dove la tragedia di una terra avvelenata diventa la “Terra dei
cuochi”..ovvero dell’accoglienza e della buona tavola. Durante l’esposizione è
stato presentato il suo catalogo artistico “L’ingannevole splendore della
materia” Edizione Rogiosi Editore.
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