lunedì 16 novembre 2015

Lo scrittore Andrea Boggione, scrittura e il suo romanzo “Storie da Seaville – Michael Livingstone -” - Alberto Zuccalà





1)Ciao Andrea. Rompiamo subito il ghiaccio: chi sei?

Il mio nome lo sai, ho trent'anni e attualmente vivo a Barcellona. Ho lasciato l'Italia con poco più di vent'anni per trasferirmi alle Isole Canarie ma recentemente sono tornato fisicamente nel vecchio continente. Il 2015 per me è stato un anno pieno di soddisfazioni visto che a luglio è uscito il mio primo romanzo e a dicembre sono diventato padre.



2)Il tuo romanzo d'esordio si intitola “Storie da Seaville – Michael Livingstone -”. Un titolo molto lungo: ci puoi spiegare cosa racchiude?

Racchiude l'essenza del libro stesso, ovvero l'idea di una saga atipica in cui ogni storia sarà ambientata a Seaville, una metropoli statunitense in un futuro non troppo lontano, ma che ogni volta si centrerà sulla vita di un singolo cittadino, in questo caso Michael Livingstone. L'idea di base è che ogni storia sia indipendente ma, allo stesso tempo, legata da un filo invisibile ma ben solido a tutte le altre.


3)Raccontaci il romanzo in poche parole.

Nella Seaville del 2066, una metropoli moderna, caotica e in profonda crisi, Michael Livingstone ha una vita agiata, frutto della sua decisione, presa in un passato per lui difficile, di anteporre la ragione ai sentimenti: ciò lo dimostra il suo posto di lavoro, ovvero quello di direttore del personale di un'importante casa farmaceutica ottenuto dopo aver sedotto e sposato la figlia del presidente della stessa multinazionale. Un errore commesso nel passato, però, lo obbligherà a lottare per provare a salvaguardare sé stesso e la sua amata routine dalla persona che ha deciso di rovinargli quella vita che s'è creato a suon di bugie e ipocrisia. Non tutto il male vien per nuocere: tra fiumi di sangue e torrenti di lacrime, Michael intravederà la possibilità di una nuova vita, più vera e degna della precedente. Farà di tutto per raggiungere il suo nuovo obiettivo: ci riuscirà?



5)Ho visto che qualcuno l'ha definito un thriller futuristico: sei d'accordo?

Si. E no. Per prima cosa è la storia di una persona, con momenti di paura, amore, eccitazione e riflessione. L'atmosfera è sicuramente cupa e il sangue scorre durante molte pagine, l'ambientazione è contaminata dalla suspense e, in alcuni casi, dalla fantascienza. L'aspetto futuristico sarà presente in ogni romanzo, mentre quello thriller, al contrario, non in tutti. Non vorrei essere frettolosamente etichettato come un autore di romanzi thriller perché non sento di esserlo, anche se non nascondo di trovarmi molto comodo all'interno di questo genere.


6)Parliamo adesso del tuo stile. Non è semplice né diretto, è carico di descrizioni e di storie secondarie, ma devo dire che si legge rapidamente. Non trovi che i lettori potrebbero preferire qualcosa di più semplice?

Penso che ognuno abbia il suo stile. Con il tempo si impara e si ha l'obbligo di provare a migliorarsi, cercando di esaltare i pregi e correggere i difetti. Sicuramente il mio è uno stile ancora piuttosto rozzo e da depurare, d'altronde sono solo al primo romanzo. Io stesso mi accorgo di essere cambiato un po' sotto l'aspetto stilistico in ciò che sto scrivendo ora rispetto a quanto scritto in passato e spero che ciò mi avvicini ad ancora di più lettori.


7)Cosa stai scrivendo adesso?

Proseguo con “Storie da Seaville”. Ho già terminato altri tre romanzi e ora sono alle prese con il quinto della saga. Il secondo l'ho inviato alla casa editrice che ha pubblicato “Michael Livingstone” (la Watson Edizioni) nella speranza che la nostra collaborazione continui. Poi si vedrà, ma di certo non ho nessuna intenzione di smettere di scrivere e spero che ci sia sempre qualcuno disposto a pubblicarmi. Ogni tanto scrivo anche qualche racconto breve, ambientato immancabilmente a Seaville, più che altro per svago e per mantenere un rapporto diretto e continuo con i lettori.


8)Ti ispiri a qualche scrittore in particolare?

No, anche se sicuramente ogni libro che ho letto, ogni film o serie che ho visto, ogni persona che ho conosciuto ha contribuito a formarmi come persona e come autore. Devo dire che ho sempre ammirato i romanzi in cui c'è qualcosa di inspiegabile, anche se ciò non sfocia assolutamente nel genere fantastico. Ultimamente ho scoperto alcuni scrittori francesi che riescono a far ciò e quindi a dare vita a storie dall'atmosfera unica e coinvolgente. Detto questo, penso che sia molto importante leggere, guardare e ascoltare un po' di tutto invece di fossilizzarsi su un unico genere.


9)Quali sono, secondo te, le doti che uno scrittore deve avere per forza.

Non vorrei essere ripetitivo, ma penso che sia giusto che ognuno abbia il suo stilo. Chi scrive romanzi storici dovrà obbligatoriamente essere molto bravo ad immergersi nella ricerca, chi scrive romanzi per ragazzi ad entrare nella testa e nel cuore dei più giovani. Nel mio caso punto tutto sulla fantasia, l'immaginazione e l'originalità: uno dei miei obiettivi è quello di far sì che chi mi legge si cimenti con un'esperienza originale, comunque verosimile e, spero, avvincente e interessante.




10)Vivi in Spagna, quindi la domanda sorge spontanea: pensi di pubblicare qualcosa in spagnolo?

Se il mio primo sogno era quello di pubblicare un romanzo in Italia, il secondo è quello di oltrepassare i confini nazionali, iniziando proprio dalla Spagna per poi magari arrivare anche in Sud America e magari nei paesi anglofoni, come gli Stati Uniti che, in fin dei conti, è proprio dove ho ambientato l'intera saga. Temo che non sarà un processo facile né rapido, ma ho l'obbligo di provarci e di fare il possibile per riuscirci.


11)Siamo arrivati all'ultima domanda. Prima di congedarti, vorrei sapere che effetto fa vedere il tuo romanzo sugli scaffali delle librerie.

Sicuramente è una sensazione positiva, che ti da uno sbalzo di autostima e ti riempie di orgoglio. Però non è, né sarà mai sufficiente. Ti spiego: non ho nessuna intenzione di accontentarmi di quello che ho fatto finora, di adagiarmi su allori che, qualora smettessi di lottare per il mio sogno di diventare un vero scrittore, si rivelerebbero insignificanti. Ho la sana ambizione di continuare a scrivere, essere pubblicato e letto, quindi, raggiunto un obiettivo, penso subito a quello successivo e mi ci tuffo di testa. Non voglio che il mio romanzo resti un caso isolato e che tutti gli sforzi che sto facendo risultino vani. Con perseveranza ed essendo disposto a mettermi sempre in discussione per provare a migliorare, con un po' di fortuna e l'appoggio della famiglia, degli amici e dei lettori, tutto è possibile.

Grazie mille Andrea per questa intervista e spero di risentirti per l'uscita del prossimo romanzo.

Grazie a te, contaci.

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