domenica 21 giugno 2015

Intervista a Valentina Imperiu - Francesca Panico



Quando hai iniziato a scrivere?

"Il mio incontro con la scrittura è avvenuto durante l'adolescenza. 
La necessità di scrivere si affacciò prepotente. 
La mia penna sembrava dotata di vita propria e vomitava fiumi di parole, 
assieme a tutto il dolore che mi portavo dentro come un macigno. 
La rabbia di quegli anni ebbe il sopravvento. 
Mi sentivo ridicola e sola e tutti i prodotti della mia anima mi disgustavano al tal punto da diventare regolarmente carta straccia.
A trent'anni, nell'occhio del ciclone del mio percorso esistenziale, 
non riuscii più a trattenermi. 
La mia vita era densa, il cuore saturo e non potevo più fare a meno di piangere inchiostro sporcando ossessivamente fogli e pensieri, per renderli macchie indelebili, urla silenziose delle mie lunghe notti di solitudine, 
fredde come il pavimento su cui abbandonavo me stessa e il mio male di vivere. Conservai tutto in un baule pesante di ricordi logori e domande irrisolte 
e lo chiusi a chiave per quasi dieci anni. 
Tutto ciò che si cerca di seppellire, però, viene irrimediabilmente a galla 
e tra il 2011 e il 2014 ricominciai a scrivere su Facebook, 
per la verità per me stessa, ma gli amici che leggevano iniziarono ad incoraggiarmi. 
E lentamente la mia insicurezza atavica iniziò a vacillare, 
consentendomi di uscire allo scoperto". 




Cosa hai pubblicato fino ad ora? 
"Grazie al poeta e amico Matteo Cotugno, uomo di grande levatura morale e artista eccezionale e generoso, ho partecipato alla sua splendida iniziativa "Un cielo di poesia 2014", proponendomi per la prima volta in assoluto con la poesia “Carezza muta”, scritta calandomi nella prospettiva maschile di un addio. Sempre grazie a Matteo, ho partecipato, all'altrettanto mirabile ed emozionante progetto “Alda nel cuore 2015”, dedicato per l'appunto alla grande poetessa, con la poesia “Manicomio e redenzione” e all'Antologia Goccia a Goccia 2015, con la poesia a tema sociale "La libanese". 
Devo tantissimo a Matteo, perché la fiducia che ha riposto in me è riuscita a germogliare donandomi i suoi frutti. 
Quando mi ha inserito nel blog "Voci di poesia", mi ha reso la donna più felice e grata del mondo. 
In quel luogo magico, in cui ogni poeta ha uno spazio tutto suo, ho avuto modo di propormi al grande pubblico in veste di poetessa, 
benché mi senta ancora oggi solo un'aspirante tale con tantissima strada da fare. Di recente ho vinto, con mia grande sorpresa e altrettanta gioia, il primo premio, sezione disabilità, del Concorso Nazionale Organizzato dalla U.I.L.D.M. Di Ottaviano - Napoli, con la poesia "La sedia", che sono molto onorata sia stata recensita dal grandissimo scrittore e poeta Carmelo Cossa, verso cui nutro un affetto e una stima immensa. 
È il primo concorso che vinco e per motivi che vanno ben al di là del risultato raggiunto, mi resterà nel cuore per sempre.
A febbraio del corrente anno, sono stata, invece, selezionata da Aletti Editore per l'inserimento nel volume “Parole in Fuga – Poeti del Nuovo Millennio a Confronto”, all'interno del quale sono presenti, me compresa, sei autori con una piccola silloge di quindici poesie ciascuno; 
la mia si intitola “Metamorfosi” e cattura e svela una parte significativa del microcosmo in cui si muove la mia mente. 
L'ultimo mio lavoro, invece, vale una vita intera. 
Si chiama "Pensieri Sconnessi" ed è una Antologia auto prodotta e attualmente venduta su Amazon, che raccoglie tutte le poesie che ho scritto fino ad ora. 
Tra quelle pagine ci sono pianti, notti insonni, morte, ansia, amore tradito, sogni, visioni, delusioni, grandi dolori, ma anche tanta, tantissime speranza. 
"Pensieri Sconnessi" rappresenta una scommessa che potrei perdere, ma l'aver avuto finalmente il coraggio di buttarmi senza rete a prescindere dal risultato, per me rappresenta già un grande successo".

Che cosa è la poesia per te? 
"Per questa domanda utilizzerò la stessa risposta che ho dato a Matteo Cotugno nell'intervista per il blog "Voci di poesia", perché non riuscirei a definire ciò che penso meglio e in maniera altrettanto efficace di quanto abbia già fatto quella magica volta: 
Poesia significa svelare l'invisibile senza alterarlo. Intingere il calamaio nel silenzio più intimo della coscienza. È la lenta danza delle foglie; il sussurro del vento; la malinconia che inumidisce gli occhi di un passante; lo strappo ricucito male di un'anima ferita; le risa di un bambino; il volo di un aquilone; l'immobilità di un sasso; il delirio di un folle; il sorriso di una zolla di terra fecondata dall'acqua; la solitudine di un cerchio vuoto. La poesia si nasconde dappertutto e si fa scovare solo da chi riesce a scorgerla tra la macerie o tra le pieghe della fugace felicità della propria e/o dell'altrui esistenza. È, di quest'ultima, l'inno e la celebrazione più complessa e attenta. Mi spinge a scrivere la necessità pressante di una catarsi continua della mia anima. Non posso sottrarmi al bisogno di liberarmi da tutte le emozioni che si stratificano sulla mia coscienza. Sono convinta che se le trattenessi potrei implodere. Nei miei versi trovano spazio incubi, paure, ricordi agrodolci da rivivere o demolire, fantasie, allucinazioni, l'ispirazione donatami da un quadro o da una poesia o da un volto o da un vissuto che ha colpito i miei sensi e in cui mi immedesimo o, a volte, da piccoli particolari insignificanti ai più. Auspico che tramite la poesia si riesca a colpire l'anima di questo mondo impoverito, superficiale e sempre di corsa, affinché si comprenda che si può ancora sognare, che ci si può riappropriare del tempo, ridargli il giusto valore e che basterebbe sostare tra i versi di una poesia per salvarsi. Perché non esiste posto migliore in cui incontrare se stessi ed uscire dall'isolamento in cui tutti siamo confinati, consapevolmente o meno. Nella poesia c'è ancora speranza; c'è ancora amore".


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