lunedì 29 giugno 2015

Intervista a Nina Esposito - Francesca Panico





*Com'è nata la tua passione?

A dire il vero non lo ricordo! Ho cominciato ad esprimermi col disegno fin da bambina e a scuola, man mano imparavo tecniche e le mettevo in pratica, dai pastelli, agli acquerelli, alle tempere … In seguito ho proceduto da autodidatta leggendo moltissimi libri d'arte e corsi di disegno e di pittura mentre seguivo un percorso di studi completamente diverso che mi ha portato ad una laurea in “Lingua e Letteratura Francese, conseguita presso l'Istituto Orientale di Napoli e una laurea in “Psicologia Clinica” conseguita presso la SUN di Caserta

*Ami esprimerti attraverso la pittura, la poesia e la narrativa, come si coniugano le tue opere?

Parole ed immagini sono forme di comunicazione dirette e sublimanti attraverso le quali si esprime l'anima infrangendo i muri della solitudine. L'abbraccio di linguaggi differenti può solo potenziare l'idea di un lavoro … è un incastro naturale. Nelle mie opere soprattutto i titoli hanno un'importanza fondamentale. Sono una sorta di poesia telegrafica, in quelle poche parole c'è già una storia, sono parte dell'opera stessa, nascono già con il lavoro, “stanno” nella tela dipinta, la completano e non sono mai arbitrari. L'ultima fase di un dipinto o di un libro poi, è di consegnarlo al mondo, è come se essi si lamentassero ricordando la voglia di muoversi, andare in giro per il mondo e conoscere altra gente …

*Quali emozioni trasmettono le tue opere?

Le emozioni sono varie perché nessun quadro è uguale ad un altro, anche se vi sono delle costanti soggetti e colori non sono stabili, dipendono dal periodo, dallo stato, dallo splendore o dal fantasma che tutti ci portiamo dentro o che ci domina in quel momento … ognuno di noi cammina con la propria luce e la propria ombra e la finalità ultima di ogni atto creativo  è di permettere all'anima di bere alle acque del mistero. Grande importanza riveste l'osservatore. Egli interpreta l'opera proiettandovi sopra ciò che vede: i suoi timori, la sua infelicità, il suo amore, la sua allegria … Lo spettatore come il lettore dei miei libri, mentre osserva o legge “sta creando” anche lui ed è un arricchimento ascoltare ciò che l'altro ha da dire sul tuo libro o la tua tela, si scoprono sguardi nuovi, differenti angolature e l'opera continua a crescere cambiando, maturando, incorporando molteplici significati e ti assicuro che non c'è maggior soddisfazione che vedere che i propri lavori servono anche all'altro per entrare in se stesso … tutto acquista maggior senso quando brillano gli occhi del “lettore/osservatore”!



*Nei tuoi dipinti volti, infantili e soprattutto femminili, perché questa scelta?

Nella mia pittura prevale lo studio del volto, la parte più complessa dell'essere umano. In me urge una spinta all'osservazione della geografia dell'anima, dei paesaggi interiori, di quella luce che origina un'emozione in uno sguardo, di quell'ombra che svela un sentimento in un sorriso … “Ritratto” come cosa in cui entrare in un passaggio da dentro a dentro; “ritratto” come possibilità di un viaggio avventuroso col soggetto della tela. Entrare in rapporto con “l'altro” dà la possibilità di cercare porte, tentare di aprirle … e quando alla fine la porta si apre, trovare un prezioso gioiello! Ogni ritratto è un universo complesso, un intreccio di relazioni e pensieri tra l'artista che vede e il soggetto che mostra. Nel ritrarre ciò che spesso viene dato per scontato in un volto, cerco quell'aspetto che non è stato sufficientemente indagato … non so bene cosa cerco ma sicuramente ciò che cerco è dentro di me, “ritratto” quindi come scoperta dell'altro e di se stesso!
Nei volti cerco l'essenza, decontestualizzo i soggetti, cerco di operare una sintesi volta a raffigurare le persone sospese nell'azione di un movimento, una riflessione e che, a differenza della fotografia, non facciano pensare alla caducità, alla morte … L'opera finita è per me un lampo assoluto racchiuso e sentito, stretto intreccio di anime: quella dell'artista e quella del soggetto.

*Cosa significa per te dipingere?

L'atto del dipingere è per me un cammino misterioso duro e faticoso ma anche un sorprendente incontro, è qualcosa che inaspettatamente impone la sua presenza. Un volto finito è quanto di più prezioso ci sia per l'artista e lo spettatore: occhi che ti guardano … occhi in cui ti riconosci …

*Un sogno nel cassetto?

Un angolo in un museo e una targhetta con sopra scritto il mio nome!!! E' troppo? … ma tu hai detto un sogno, è lecito sognare tutto!  ;-))

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