lunedì 29 giugno 2015

"La tenacia dei grandi sogni: riapre il Parco Gondar di Gallipoli" di Angela De Simone



Dopo 3 estenuanti mesi di silenzio stampa, è di qualche giorno fa la notizia del dissequestro del Parco Gondar, punto nevralgico degli eventi musicali estivi nel Salento, che con i suoi 30mila metri quadrati di spazio e le sue tre piste ogni anno richiama a Gallipoli i nomi più importanti della musica internazionale e decine di migliaia di affezionati, tra turisti e gente del posto. 
  
Se solo negli ultimi anni si sono susseguiti nomi come Manu Chao, Chemical Brothers, Skunk Anansie, Moderat, Paul Kalkbrenner, Caprezza, Negrita, Emma Marrone, Max Gazzè, solo per citarne alcuni, lo scorso marzo ci ha pensato un'indagine della Guardia Di Finanza per presunti illeciti a far temere per un momento che tutto questo fervore corresse il rischio di svanire in un attimo.
Ragazzi dal 25 ai 32 anni i titolari, pieni di iniziative e voglia di fare, in 7 stagioni sono riusciti a creare un indotto economico per il territorio salentino non indifferente, chiamando a raccolta maestranze e tanti giovani del posto, sempre convinti che la cosa più giusta da fare fosse crescere insieme al luogo che gli aveva dato i natali. 

Con un comunicato ricco di pathos hanno annunciato la fine delle loro tribolazioni, i tre mesi più difficili ed estenuanti della loro vita, in cui un sogno, il loro sogno, ha rischiato di infrangersi contro circuiti incomprensibili e più "forti" di loro.
Non possiamo fare altro che felicitarci anche noi con i ragazzi del Parco Gondar, aspettando con ansia che vengano annunciati i nuovi nomi di punta per quest'estate 2015!
Dopo Fedez (7 agosto) e Caparezza (8 agosto) con quali effetti speciali torneranno a stupirci!? Noi del Tendone non vediamo l'ora che la loro grande Arena riapra ufficialmente! 
Qui di seguito il comunicato ufficiale con cui si è annunciato il dissequestro: 

"Con estrema felicità scriviamo questo comunicato. Piangendo dalla gioia annunciamo l’attesissimo dissequestro del Parco Gondar e il conseguente ritorno all’attività per l’imminente stagione estiva.
Si chiudono così i 90 giorni più difficili ed estenuanti della nostra vita, in cui siamo rimasti chiusi a lavorare, scegliendo il silenzio stampa per non interferire con il lavoro della magistratura.
In questi mesi in cui non potevamo nemmeno mettere piede in quella che è la nostra vera casa, nella struttura che è costata tanti impegni economici, sacrifici ed energie, eravamo spaventati per le sorti della stagione, ma non preoccupati per il nostro lavoro, perché sapevamo di essere nel giusto e sapevamo che la magistratura, seppur con i suoi tempi tecnici, avrebbe fatto il suo corso.
Tempi che sono sembrati infiniti per un’attività come la nostra, che a ridosso dell’estate deve tenere in piedi numerose trattative che possono cambiare di ora in ora, dovendo confermare artisti per la stagione estiva richiesti in tutto il mondo, rilasciare anticipi economici e dare garanzie certe a soci, collaboratori, partner commerciali, staff.
Un’attesa che ci danneggiato in modo irreversibile, e che ha visto come vittime di una mera strumentalizzazione politica noi, che siamo giovani tra i 25 e i 32 anni, e che abbiamo dedicato la nostra intera vita, ogni nostro pensiero, alla musica e al Parco Gondar, senza mai interessarci di vicende politiche. Ai tre che hanno cercato di fondare la loro campagna politica sulla chiusura del Parco Gondar, denunciandoci, diffamandoci, costituendosi parte civile, e vantandosene sui giornali, vogliamo solo dire di rispettare il diritto al lavoro. Loro, che sono più grandi di noi e con cariche istituzionali, dovrebbero utilizzare il loro ruolo per aiutare questa città, e non per demonizzarla e far andare via i gallipolini che stanno investendo sul territorio, creando un lavoro per sé e per gli altri.
Ovviamente una parte del lavoro di organizzazione svolto per questa stagione estiva è andato perso: artisti che seguivamo da anni e per i quali avevamo la data in esclusiva nazionale; contratti con tour operator e con uffici erasmus con i quali stavamo organizzando un’importante manifestazione che avrebbe visto a Giugno, giovani universitari da tutta Europa; la nascita dello Smile, una nuova area dedicata alla fascia d’eta 4-12 anni con attività sportive e ludiche; promozione per tutto  il territorio che avremmo fatto con i nostri partner a livello europeo, accordi con compagnie di trasporti che avrebbero garantito delle sconti per chi acquistava biglietti di viaggio per il Salento insieme ai biglietti dei nostri eventi.
Ma, nonostante tutto, usciamo da quest’esperienza molto più forti di quanto potessimo noi stessi immaginare, per le numerose prove di fedeltà e stima che hanno dimostrato management di artisti, grandi marchi e i tanti partner, sopportando con noi questa estenuante attesa.
Ringraziamo tutte le persone che in questi mesi ci hanno scritto per mostrare solidarietà e ci scusiamo per tutte le volte che non siamo riusciti a rispondere a domande alle quali  purtroppo nemmeno noi avevamo ancora risposta.
Non possiamo non ringraziare anche tutti i sindaci, gli assessori, i proprietari di location, che da tutta la regione (e qualcuno anche fuori) ci hanno invitato a spostare la nostra rassegna in altre città: siamo tutti ragazzi di Gallipoli e abbiamo con sacrificio acquistato il Parco Gondar, ed è lì che abbiamo reinvestito ogni soldo guadagnato. Anche quando, per un attimo e a malincuore, abbiamo minimamente valutato l’ipotesi di uno spostamento per questa stagione, ci hanno pensato i nostri concittadini a tenerci saldi a Gallipoli, perché fermandoci per strada, proponendoci di raccogliere firme, organizzare eventi di solidarietà, ci hanno dimostrato stima e fiducia, e ci hanno fatti sentire parte di una comunità che ha visto nel Parco Gondar, quello che volevamo che fosse: un’occasione per l’arte, la cultura, il lavoro, la promozione e lo sviluppo del territorio.
Un pensiero all’esito di questa vicenda va al compianto Avv. Angelo Pallara, che si è dedicato al nostro caso con passione e competenza prima di lasciarci prematuramente. Ringraziamo il grandissimo Avv. Ladislao Massari che, in pochissimo tempo dalla nomina, ha dato forza alle nostre ragioni, e tutto lo staff legale e tecnico che ci ha seguito in questi mesi.
PRESTO COMUNICHEREMO TUTTE LE SORPRESE CHE ABBIAMO ORGANIZZATO PER VOI!!!
PARCO GONDAR STA PER TORNARE!!!!!! Summer 2015!!!! STAY TUNED!!!!"

Intervista a Nina Esposito - Francesca Panico





*Com'è nata la tua passione?

A dire il vero non lo ricordo! Ho cominciato ad esprimermi col disegno fin da bambina e a scuola, man mano imparavo tecniche e le mettevo in pratica, dai pastelli, agli acquerelli, alle tempere … In seguito ho proceduto da autodidatta leggendo moltissimi libri d'arte e corsi di disegno e di pittura mentre seguivo un percorso di studi completamente diverso che mi ha portato ad una laurea in “Lingua e Letteratura Francese, conseguita presso l'Istituto Orientale di Napoli e una laurea in “Psicologia Clinica” conseguita presso la SUN di Caserta

*Ami esprimerti attraverso la pittura, la poesia e la narrativa, come si coniugano le tue opere?

Parole ed immagini sono forme di comunicazione dirette e sublimanti attraverso le quali si esprime l'anima infrangendo i muri della solitudine. L'abbraccio di linguaggi differenti può solo potenziare l'idea di un lavoro … è un incastro naturale. Nelle mie opere soprattutto i titoli hanno un'importanza fondamentale. Sono una sorta di poesia telegrafica, in quelle poche parole c'è già una storia, sono parte dell'opera stessa, nascono già con il lavoro, “stanno” nella tela dipinta, la completano e non sono mai arbitrari. L'ultima fase di un dipinto o di un libro poi, è di consegnarlo al mondo, è come se essi si lamentassero ricordando la voglia di muoversi, andare in giro per il mondo e conoscere altra gente …

*Quali emozioni trasmettono le tue opere?

Le emozioni sono varie perché nessun quadro è uguale ad un altro, anche se vi sono delle costanti soggetti e colori non sono stabili, dipendono dal periodo, dallo stato, dallo splendore o dal fantasma che tutti ci portiamo dentro o che ci domina in quel momento … ognuno di noi cammina con la propria luce e la propria ombra e la finalità ultima di ogni atto creativo  è di permettere all'anima di bere alle acque del mistero. Grande importanza riveste l'osservatore. Egli interpreta l'opera proiettandovi sopra ciò che vede: i suoi timori, la sua infelicità, il suo amore, la sua allegria … Lo spettatore come il lettore dei miei libri, mentre osserva o legge “sta creando” anche lui ed è un arricchimento ascoltare ciò che l'altro ha da dire sul tuo libro o la tua tela, si scoprono sguardi nuovi, differenti angolature e l'opera continua a crescere cambiando, maturando, incorporando molteplici significati e ti assicuro che non c'è maggior soddisfazione che vedere che i propri lavori servono anche all'altro per entrare in se stesso … tutto acquista maggior senso quando brillano gli occhi del “lettore/osservatore”!



*Nei tuoi dipinti volti, infantili e soprattutto femminili, perché questa scelta?

Nella mia pittura prevale lo studio del volto, la parte più complessa dell'essere umano. In me urge una spinta all'osservazione della geografia dell'anima, dei paesaggi interiori, di quella luce che origina un'emozione in uno sguardo, di quell'ombra che svela un sentimento in un sorriso … “Ritratto” come cosa in cui entrare in un passaggio da dentro a dentro; “ritratto” come possibilità di un viaggio avventuroso col soggetto della tela. Entrare in rapporto con “l'altro” dà la possibilità di cercare porte, tentare di aprirle … e quando alla fine la porta si apre, trovare un prezioso gioiello! Ogni ritratto è un universo complesso, un intreccio di relazioni e pensieri tra l'artista che vede e il soggetto che mostra. Nel ritrarre ciò che spesso viene dato per scontato in un volto, cerco quell'aspetto che non è stato sufficientemente indagato … non so bene cosa cerco ma sicuramente ciò che cerco è dentro di me, “ritratto” quindi come scoperta dell'altro e di se stesso!
Nei volti cerco l'essenza, decontestualizzo i soggetti, cerco di operare una sintesi volta a raffigurare le persone sospese nell'azione di un movimento, una riflessione e che, a differenza della fotografia, non facciano pensare alla caducità, alla morte … L'opera finita è per me un lampo assoluto racchiuso e sentito, stretto intreccio di anime: quella dell'artista e quella del soggetto.

*Cosa significa per te dipingere?

L'atto del dipingere è per me un cammino misterioso duro e faticoso ma anche un sorprendente incontro, è qualcosa che inaspettatamente impone la sua presenza. Un volto finito è quanto di più prezioso ci sia per l'artista e lo spettatore: occhi che ti guardano … occhi in cui ti riconosci …

*Un sogno nel cassetto?

Un angolo in un museo e una targhetta con sopra scritto il mio nome!!! E' troppo? … ma tu hai detto un sogno, è lecito sognare tutto!  ;-))

venerdì 26 giugno 2015

Intervista a Giulia Ciarapica: tra libri ed altre meraviglie - Alberto Zuccalà






CHI E’ GIULIA CIARAPICA?
Bella domanda. Chi è Giulia Ciarapica? Probabilmente non è chiaro fino in fondo neanche a me! Di sicuro è un'amante dei libri, almeno questo l'ho capito. Aggiungerei che è un'amante dei libri, e dunque una lettrice forte, che da un anno a questa parte è diventata blogger. La passione per quello che amiamo fare dovrebbe sempre trovare il modo di poter approdare nell'ambito professionale. Certo, non è semplice e non è sempre possibile, ma sto cercando di trasmettere il mio entusiasmo per la lettura, la cultura e la letteratura in generale attraverso il mezzo che tutti noi, ormai, usiamo quotidianamente e assiduamente: il web. Mi occupo di recensioni, scrivo articoli di critica letteraria e cerco di capire chi siano realmente (e permettimi di azzardare anche un "intimamente") gli autori dei libri che mi appassionano, attraverso le interviste. Dopo "Se questo è un libro", il mio primo blog, sono arrivate le collaborazioni con SoloLibri.net, ghigliottina.it e thefielder.net: sono spazi in cui parlo, appunto, di libri, di eventi culturali e di festival legati al mondo della letteratura.

ABBIAMO NOTATO SU FACEBOOK LA TUA NUOVA PAGINA "SPIRTO GUERRIER CH'ENTRO MU RUGGE". DI COSA SI TRATTA?
"Spirto guerrier ch'entro mi rugge" è una pagina Facebook che si è ampliata soltanto da qualche mese a questa parte. Di foscoliana memoria - come si evince dal titolo - ho voluto crearla non solo per dare modo a più gente possibile di leggere le mie recensioni e le mie interviste, ma anche per diffondere l'amore per i libri. Infatti ho creato, da un mese a questa parte, un account Instagram di Spirto guerrier (@spirto_guerrier) in cui posterò tutte le immagini dei libri che leggo e recensisco, ed invito tutti coloro che seguono la pagina a condividere con me i momenti più belli delle loro letture. Basterà postare su Instagram la foto del libro che state leggendo e usare l'hashtag #spirtoguerrier: tutte le foto verranno pubblicate e ricondivise nell'album creato appositamente nella pagina facebook di Spirto, "All'ombra dei libri in fiore". Come puoi constatare, si tratta di continui rimandi al mondo della letteratura. È un modo divertente, almeno spero, di condividere questa passione e di ampliare i propri orizzonti con nuovi spunti di lettura e di riflessione.


COME INIZIA LA TUA PASSIONE PER IL MONDO DEI LIBRI?
La passione per il mondo dei libri inizia quando avevo si e no 6 anni, circa. Mia madre, che non è solo il mio baluardo ma è stata ed è tuttora la mia guida letteraria, mi ha fatto scoprire la bellezza della Letteratura quando mi portò per la prima volta a Recanati, in visita alla casa di Giacomo Leopardi. Da buona marchigiana non potevo non recarmi, almeno una volta (poi sono diventate almeno 5 o 6 le volte!), nella dimora del poeta che mi avrebbe fatto sognare più di chiunque altro. Quando rientrai, a sera inoltrata, le chiesi: "Ma tu ce l'hai le poesie di quel gobbo?". Da lì in poi capii che in mezzo a quelle pagine, dall'odore intenso e anche un po' ingiallite, avrei trovato quello che cercavo. Altra vita, da aggiungere alla mia.

LE TUE RECENSIONI SONO DAVVERO MAGNIFICHE, MA QUAL E’ IL COMPLIMENTO PIU’ BELLO CHE HAI RICEVUTO DAGLI AUTORI?
Sarò sincera. Di complimenti ne ho ricevuti molti, ed alcuni particolarmente toccanti, ma quello che mi è rimasto più impresso e che riassume esattamente tutto ciò che io sento, e che vorrei che chi mi legge capisse, è stato quello di Cristina De Stefano, l'autrice di "Oriana una donna". Quando la rividi dopo un anno dal primo incontro, mi disse: "Tu sei una forza della natura. Hai tutte le carte in regola per sfondare. Che sei una grande donna lo si vede da lontano". Ecco, questo complimento, pronunciato dall'autrice di una bellissima e fortunatissima biografia di Oriana Fallaci, credo sia il tesoro più grande che conservo. 

ESISTE UN AUTORE O UN LIBRO CHE PORTERAI SEMPRE CON TE E CHE IN QUALCHE MODO TI HA SEGNATO?
Sì, certamente. Nonostante sia sempre difficile fare una scelta, io, a distanza di anni, poiché lo lessi quando ne avevo 16, posso dire che il libro più bello, ammaliante e commovente che abbia mai letto sia "L'isola di Arturo" di Elsa Morante. C'e tutto: vita, morte, rinascita interiore, palingenesi dei sentimenti e delle emozioni. Realtà, crudeltà, magia, amore. Tutto quello di cui un essere umano ha bisogno per sentirsi davvero un essere umano.
 
 

RECENSISCI E LEGGI TANTO, MA SCRIVI ANCHE QUALCOSA DI TUO, PER TE?
A volte mi capita di scrivere qualche pensiero volante, scarabocchi sparsi senza titolo né evoluzione. Andando avanti col tempo, però, sto avvertendo l'esigenza di scrivere qualcosa che sia mia davvero, dall'inizio alla fine, qualcosa che abbia una struttura più completa e ben definita, insomma. Forse presto vedrà la luce, chissà.

QUANTO SPAZIO ESISTE IN ITALIA PER GLI SCRITTORI EMERGENTI?
Onestamente? Di spazio ce n'è, ma bisogna usarlo nel modo giusto. Ognuno di noi dovrebbe essere cosciente dei propri limiti e delle proprie qualità, e per questo dovrebbe sempre ponderare le proprie decisioni, scelte che potrebbero cambiargli la vita, sia nel bene che nel male. Giocare bene le proprie carte, con astuzia ma anche con la consapevolezza di chi si è, di cosa si vuole e di cosa si vorrebbe esprimere.

E’ VERO CHE SI LEGGE POCO?
Purtroppo sì. In Italia si legge poco, a differenza di altri Paesi in cui la lettura, e la cultura in generale, sono viste come materia fondante per l'educazione spirituale, morale e umana dell'individuo. Questa dimensione, a mio avviso, si è persa. Resto profondamente convinta che la Bellezza della Idee salverà il mondo, ma per scoprirla e coltivarla occorre anche tanto coraggio, coraggio anche di ammettere che il re è nudo, anche se vorrebbero farci credere che è vestito di tutto punto. Ecco, noi oggi, probabilmente, non viviamo in una società particolarmente coraggiosa.

COSA DEVE CONTENERE UN LIBRO PER ESSERE LETTO?
Verità. E passione. Deve contenere la sincerità dei sentimenti e deve essere schietto con la realtà dei fatti che vengono descritti. Anche la forma, l'espressione di certi pensieri, sarà più malleabile quando incontrerà la verità della vita che viene narrata.


CI SVELI UN TUO SOGNO NEL CASSETTO?
Vorrei poterti dire mangiare senza ingrassare, ma quella è un'utopia, più che un sogno. Quindi, sarò costretta a dirti la verità: mi piacerebbe continuare a fare ciò che sto facendo, ampliando progetti e idee. Sto realizzando, tassello dopo tassello, la mia felicità, e mi piacerebbe un giorno poter dire: "Ci sono riuscita, ho fatto della mia passione più grande il mio lavoro a tempo pieno". Dopotutto, bisogna essere realisti, bisogna chiedere l'impossibile, no?


Ecco i link per seguire Giulia:

On facebook:
https://m.facebook.com/spirtoguerrier.g 

On twitter:
https://twitter.com/GiuliaCiarapix?s=07




mercoledì 24 giugno 2015

Intervista all'artista Leonardo Ciucci- Francesca Panico




Quando inizia la tua scoperta dell'arte e la tua carriera pittorica?

il disegno, il tenere la matita in mano e'  stato per me  da sempre una cosa naturale, qualsiasi forma di creatività artistica mi ha sempre attirato ed affascinato, ho frequentato  la scuola   d'arte ed il percorso si e'  tracciato ma non e' stato continuo. prima era sopratutto la matita il carboncino la cera ad affascinarmi tratti veloci simbolici che mi attiravano più del colore, poi  la folgorazione sono tornato a dipingere a mettere su tavola le sensazioni le prospettive che più amo, la continua ricerca di nuove visioni nuovi luoghi nuovi colori , nuovi movimenti in  un vero  e proprio turbinio di  sensazioni ,dipingere la mia terra le persone e le atmosfere che sono vitali per me rappresenta oggi il mio percorso ma sento anche l'esigenza di cimentarmi in qualsiasi forma d'arte simbolica anche su tessuto ed altro.





Come procede la tua crescita artistica e la tua carriera?


la pittura per me e' una ricerca continua, da buon artista mi perdo tra i colori a   volte mi dimentico le cose, ma  le esposizioni nella mia città e  in giro per l'Italia avvengono regolarmente anche se oggi cerco di trovare più la qualità rispetto alla  quantità ,inoltre i contatti esteri sono in aumento, l'arte per me e' passione e' vita ma devo dire che il riscontro e' positivo ed in crescita e quindi e' per me una bella soddisfazione.


Quali sono i progetti ed i sogni futuri?


innanzi tutto dipingere  per me e' una cosa vitale, immergermi nel mio mondo creare ed essere contento di ciò che faccio e nello stesso momento capire che  devo crescere continuamente  e' la sensazione primaria che cerco, il resto poi viene di conseguenza, comunque credo che fra un pò di tempo faro una grande mostra nella mia città Pisa  mostra da preparare con calma.. il mio sogno oltre a crescere continuamente ed esporre sempre piu sul territorio nazionale ed in paesi stranieri e' essenzialmente aprire il mio studio artistico la mia piccola galleria personale nel cuore storico della mia città Pisa, ecco questo e' il mio sogno.

leonardociucci.com

domenica 21 giugno 2015

Intervista a Valentina Imperiu - Francesca Panico



Quando hai iniziato a scrivere?

"Il mio incontro con la scrittura è avvenuto durante l'adolescenza. 
La necessità di scrivere si affacciò prepotente. 
La mia penna sembrava dotata di vita propria e vomitava fiumi di parole, 
assieme a tutto il dolore che mi portavo dentro come un macigno. 
La rabbia di quegli anni ebbe il sopravvento. 
Mi sentivo ridicola e sola e tutti i prodotti della mia anima mi disgustavano al tal punto da diventare regolarmente carta straccia.
A trent'anni, nell'occhio del ciclone del mio percorso esistenziale, 
non riuscii più a trattenermi. 
La mia vita era densa, il cuore saturo e non potevo più fare a meno di piangere inchiostro sporcando ossessivamente fogli e pensieri, per renderli macchie indelebili, urla silenziose delle mie lunghe notti di solitudine, 
fredde come il pavimento su cui abbandonavo me stessa e il mio male di vivere. Conservai tutto in un baule pesante di ricordi logori e domande irrisolte 
e lo chiusi a chiave per quasi dieci anni. 
Tutto ciò che si cerca di seppellire, però, viene irrimediabilmente a galla 
e tra il 2011 e il 2014 ricominciai a scrivere su Facebook, 
per la verità per me stessa, ma gli amici che leggevano iniziarono ad incoraggiarmi. 
E lentamente la mia insicurezza atavica iniziò a vacillare, 
consentendomi di uscire allo scoperto". 




Cosa hai pubblicato fino ad ora? 
"Grazie al poeta e amico Matteo Cotugno, uomo di grande levatura morale e artista eccezionale e generoso, ho partecipato alla sua splendida iniziativa "Un cielo di poesia 2014", proponendomi per la prima volta in assoluto con la poesia “Carezza muta”, scritta calandomi nella prospettiva maschile di un addio. Sempre grazie a Matteo, ho partecipato, all'altrettanto mirabile ed emozionante progetto “Alda nel cuore 2015”, dedicato per l'appunto alla grande poetessa, con la poesia “Manicomio e redenzione” e all'Antologia Goccia a Goccia 2015, con la poesia a tema sociale "La libanese". 
Devo tantissimo a Matteo, perché la fiducia che ha riposto in me è riuscita a germogliare donandomi i suoi frutti. 
Quando mi ha inserito nel blog "Voci di poesia", mi ha reso la donna più felice e grata del mondo. 
In quel luogo magico, in cui ogni poeta ha uno spazio tutto suo, ho avuto modo di propormi al grande pubblico in veste di poetessa, 
benché mi senta ancora oggi solo un'aspirante tale con tantissima strada da fare. Di recente ho vinto, con mia grande sorpresa e altrettanta gioia, il primo premio, sezione disabilità, del Concorso Nazionale Organizzato dalla U.I.L.D.M. Di Ottaviano - Napoli, con la poesia "La sedia", che sono molto onorata sia stata recensita dal grandissimo scrittore e poeta Carmelo Cossa, verso cui nutro un affetto e una stima immensa. 
È il primo concorso che vinco e per motivi che vanno ben al di là del risultato raggiunto, mi resterà nel cuore per sempre.
A febbraio del corrente anno, sono stata, invece, selezionata da Aletti Editore per l'inserimento nel volume “Parole in Fuga – Poeti del Nuovo Millennio a Confronto”, all'interno del quale sono presenti, me compresa, sei autori con una piccola silloge di quindici poesie ciascuno; 
la mia si intitola “Metamorfosi” e cattura e svela una parte significativa del microcosmo in cui si muove la mia mente. 
L'ultimo mio lavoro, invece, vale una vita intera. 
Si chiama "Pensieri Sconnessi" ed è una Antologia auto prodotta e attualmente venduta su Amazon, che raccoglie tutte le poesie che ho scritto fino ad ora. 
Tra quelle pagine ci sono pianti, notti insonni, morte, ansia, amore tradito, sogni, visioni, delusioni, grandi dolori, ma anche tanta, tantissime speranza. 
"Pensieri Sconnessi" rappresenta una scommessa che potrei perdere, ma l'aver avuto finalmente il coraggio di buttarmi senza rete a prescindere dal risultato, per me rappresenta già un grande successo".

Che cosa è la poesia per te? 
"Per questa domanda utilizzerò la stessa risposta che ho dato a Matteo Cotugno nell'intervista per il blog "Voci di poesia", perché non riuscirei a definire ciò che penso meglio e in maniera altrettanto efficace di quanto abbia già fatto quella magica volta: 
Poesia significa svelare l'invisibile senza alterarlo. Intingere il calamaio nel silenzio più intimo della coscienza. È la lenta danza delle foglie; il sussurro del vento; la malinconia che inumidisce gli occhi di un passante; lo strappo ricucito male di un'anima ferita; le risa di un bambino; il volo di un aquilone; l'immobilità di un sasso; il delirio di un folle; il sorriso di una zolla di terra fecondata dall'acqua; la solitudine di un cerchio vuoto. La poesia si nasconde dappertutto e si fa scovare solo da chi riesce a scorgerla tra la macerie o tra le pieghe della fugace felicità della propria e/o dell'altrui esistenza. È, di quest'ultima, l'inno e la celebrazione più complessa e attenta. Mi spinge a scrivere la necessità pressante di una catarsi continua della mia anima. Non posso sottrarmi al bisogno di liberarmi da tutte le emozioni che si stratificano sulla mia coscienza. Sono convinta che se le trattenessi potrei implodere. Nei miei versi trovano spazio incubi, paure, ricordi agrodolci da rivivere o demolire, fantasie, allucinazioni, l'ispirazione donatami da un quadro o da una poesia o da un volto o da un vissuto che ha colpito i miei sensi e in cui mi immedesimo o, a volte, da piccoli particolari insignificanti ai più. Auspico che tramite la poesia si riesca a colpire l'anima di questo mondo impoverito, superficiale e sempre di corsa, affinché si comprenda che si può ancora sognare, che ci si può riappropriare del tempo, ridargli il giusto valore e che basterebbe sostare tra i versi di una poesia per salvarsi. Perché non esiste posto migliore in cui incontrare se stessi ed uscire dall'isolamento in cui tutti siamo confinati, consapevolmente o meno. Nella poesia c'è ancora speranza; c'è ancora amore".


mercoledì 17 giugno 2015

Intervista a Chiara Ragnini - alberto Zuccalà






Ci ritroviamo a quattro anni di distanza dall’uscita del tuo primo album, Il Giardino di Rose: cosa hai fatto in questi anni e cosa è cambiato da allora?

Ci ritroviamo con grande piacere e vi ringrazio di questo spazio. In questi quattro anni ho viaggiato molto, portando la mia musica in lungo e in largo per lo stivale. Ho partecipato a moltissime rassegne, festival, situazioni che mi hanno arricchita e aiutata ad aggiungere tanti nuovi mattoncini al mio percorso artistico. Mi sono confrontata con professionisti del settore, mi sono fatta conoscere, ho partecipato a casting, anche televisivi, in maniera più o meno soddisfacente, ho collaborato con altri artisti e cantautori (fra cui cito il bravo Geddo [ https://www.youtube.com/watch?v=jsuirJd57pI ] e la crew hip-hop imperiese Casa degli Specchi [ https://www.youtube.com/watch?v=rOCfF7TRsEc ]) e, cosa più importante, ho scritto tante, tante, tante canzoni. Di questa moltitudine di composizioni, molte sono state buttate via, alcune sono ancora nel cassetto in attesa di una (non necessariamente futura) rispolverata, e poche, invece, sono quelle che ho scelto, dopo una lunghissima scrematura, di includere nel prossimo disco, sul quale sono intensamente al lavoro. Ora, rispetto a qualche anno fa, sento di riuscire a vivere in maniera molto più consapevole la mia dimensione musicale e compositiva, avendo imparato con l’esperienza anche a scrivere in maniera più mirata e puntuale.

Da alcuni mesi stai portando avanti un progetto di sole cover, riarrangiate in chiave acustica e registrate “in casa”: come mai questa scelta?

Il progetto in questione si chiama Homeplay: cover acustiche nel focolare di casa (disponibili qui: https://www.youtube.com/watch?v=iqF_K1rT7A8&list=PLePalzl-tywnxki92uadDUYbGxa-HU7Hz ). Come dice il nome, sono registrazioni caserecce, più che casalinghe, rivisitazioni acustiche e vocali di canzoni che amo e che in qualche modo hanno influenzato, o influenzano, il mio vissuto musicale. Ho scelto di dare vita a questo progetto per differenti motivi: in primis, per non lasciare un divario di contenuti troppo evidente fra i mesi che anticipano il nuovo disco e la sua uscita. Secondariamente, per sfruttare la piattaforma proponendo contenuti di qualità, benchè sempre cover, con l’obiettivo di valorizzarmi anche come interprete e non soltanto come cantautrice. Ogni contenuto è gestito da me in prima persona, dagli arrangiamenti e le registrazioni audio fino all’editing audio e montaggio video. E’ molto stimolante.



Cosa consiglieresti a ragazzi giovani, magari cantautori, che volessero cominciare oggi a ritagliarsi uno spazio nell’attuale panorama musicale?

Il mio suggerimento ne contiene, in realtà, tre: il primo è quello di lasciarsi sempre guidare dalla passione ed evitare che la voglia di apparire prenda il sopravvento sulla creatività. E’ fondamentale avere qualcosa da dire (e garantisco che non è sempre scontato) e coadiuvare la forza della propria passione a studi mirati e costruittivi, che siano sul proprio strumento (voce, chitarra, pianoforte) che sulla propria persona e carattere. In secondo luogo, circondarsi delle persone giuste, creare l’occasione di avvalersi di professionisti del settore o, laddove questo non sia possibile, rimboccarsi le maniche per avere l’intera situazione sotto controllo, dalla promozione alla cura della propria immagine, sino ai contatti con gestori di locali, promoter, festival ed eventi. Oggi il ruolo di “artista” è variegato ed è fondamentale essere “sul pezzo” costantemente, sotto tutti gli aspetti del proprio progetto musicale. Per lo meno, fino a che non si ha la fortuna di far parte di un team di lavoro serio, dove i differenti ruoli possano essere correttamente suddivisi, con la finalità di valorizzare il proprio progetto al massimo delle forze. Infine, non scoraggiarsi mai e poi mai di fronte alle innumerevoli difficoltà di cui fa parte questo lungo percorso, principalmente di vita: non vince il più forte ma colui che non si arrende.

Su cosa stai lavorando attualmente? Puoi anticiparci qualcosa sul nuovo disco?

Nei prossimi mesi sino alla fine dell’estate sarò impegnata alle registrazioni del nuovo disco, che vedrà la luce, con tutta probabilità, nella primavera del nuovo anno, a ridosso del mio compleanno, a marzo. Sarà un disco molto diverso dal precedente, meno folk e più elettronico, sempre legato alla canzone d’autore ma più pop, di maggiore respiro e immediatezza. Sarà un disco che rispecchierà appieno la mia persona e le mie emozioni, melanconico al punto giusto. Non vedo l’ora di farvelo ascoltare.