giovedì 22 dicembre 2011

Il Natale povero, ma di che? - Sergio Paolilli Treonze

Quest'anno pochi soldi per tutti, o quasi. Parole di recessione ognidove: crisi, lacrime e sangue.
E poi  la solita tiritera del Natale che quest'anno sarà povero. Noci e mandarini come "una volta".
Già....  ma povero di che?
Ci pensavo qualche giorno fa, e mi chiedevo se l'impossibilità a darsi alla corsa sfrenata ai regali non possa essere più che un limite una grande opportunità.  
Si....l'opportunità di riassaporare l'intimità del Natale; il suo senso vero che, con la povertà economica  ci si sposa meglio che con regali costosissimi e pacchi scintillanti.  Gesù non è nato all'Excelsior, nè Maria ha fatto il parto in acqua in una Jacuzzi.
Non faccio come la volpe con l'uva.  
Vivo su me stesso tante volte il senso di frustrazione per non poter concedere alla mia famiglia alcune agiatezze che, umanamente, a ciascun padre piacerebbe poter dare ai suoi cari.
Ma in questo caso credo che la mia famiglia,  l'uva  (il Natale pieno di senso) se la mangerà tutta.

1 commento:

  1. sergio caro, penso davvero che ormai viviamo un mondo d'altri mondi, mai il nostro. Penso che oggi non sappiù passare un natale senza rinunciare, un momento senza rinunciare, un amore senza rinunaciare... e questi tipi di rinucnie non fanno altro che avvicinarci a quello che siamo veramente o come dico io in questo periodo " a ciò che ci serve per davvero". credo si sia diffusa la tendenza a prendere ciò di cui abbiamo bisogno... ma i bisogni sono infiniti e a volte nascondono trappole di inutilità, mentre "cosa ci serve" veramente serve la nostra vita senza soccombere in troppi sbagli. La ricerca di essenzialità forse sarà la vera opportunità che tutto questo magma diperversione sociale ed economica ci porterà. O per lo meno lo spero. zumpallicchiu

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