domenica 8 marzo 2015

Intervista ad Elisabetta Bagli - Alberto Zuccalà



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Chi Elisabetta Bagli?
Elisabetta Bagli è una donna dalle molte sfaccettature, come molte donne che popolano questo pianeta. Moglie, mamma, traduttrice e anche scrittrice, soprattutto di poesie. Dopo un lunghissimo periodo nel quale si dedicava solo ed esclusivamente alla lettura, ha sentito la necessità di far uscire fuori la sua “voce” attraverso la scrittura in versi che l’ha catturata sin dai primi anni della sua vita. Ed è stata proprio la sua prima silloge “Voce”, che ora è stata pubblicata in seconda edizione ampliata e riveduta, che l’ha portata alla ribalta.


Ci puoi raccontare la tua esperienza come autrice, soprattutto di poesie?
Finora devo dire che il bilancio è positivo, perché la vita letteraria mi sta dando molte soddisfazioni. Non è assolutamente facile riuscire a farsi spazio in un mondo chiuso e complicato come questo. Devo dire che è relativamente da poco che lo frequento da autrice e mi sono resa conto che di ostacoli ce ne sono parecchi, cose che, da pura lettrice come sono stata fino a settembre 2011, non conoscevo affatto. Ma sono una persona che non si mette paura davanti alle difficoltà. Anzi, per me sono uno stimolo a progredire e ad andare avanti sempre e meglio. Inoltre, ultimamente, il movimento poetico sta riscoprendo molte matrici e sebbene non sia un genere letterario molto diffuso tra i lettori, posso dire che il poeta è tornato a farsi ascoltarequasi come avveniva qualche tempo fa. Per questo, sono felice di poter dire che la vita, anche sotto il profilo di autrice, mi sta dando molte soddisfazioni.

Come trovi l’ispirazione e quando scrivi le tue poesie?
Non c’è un momento particolare in cui arriva l’ispirazione. Non mi metto a tavolino e davanti al foglio bianco mi dico: “ora devo scrivere e devo scrivere su questo argomento”. Rifletto su quel che mi circonda, rifletto su un’opera d’arte e le sensazioni che mi dà, per esempio (considerando le mie collaborazioni con artisti plastici spagnoli e italiani), e poi lascio fluire quel che sento con le mie parole, con il mio sentire, con le mie immagini e il mio modo di essere. Posso scrivere di notte, di giorno, sull’autobus, nella sala d’attesa del medico o a scuola, al supermercato sul doglio della lista della spesa o mentre cucino. Posso scrivere ovunque e, se non ho con me carta e penna (accade molto raramente), scrivo sul telefono cellulare.

Hai due sillogi poetiche all’attivo e un libro per bambini, ci puoi descrivere un po’ il percorso delle tue opere?
La prima opera la descriverò per ultima, visto che è oggetto di una riedizione proprio nello scorso mese di febbraio e merita un’attenzione particolare.  Vi dirò qualcosa su “Dietro lo sguardo”, la mia seconda silloge, nella quale vengono trattati i temi dell’amore e del disamore, di vita vissuta e immaginata, di violenza sulle donne e di messaggi positivi da far arrivare a chi crede che nulla si può fare e che è tutto perduto, quando in realtà è necessario prendere coscienza di quel che si sta passando per poter poi porre fine al degrado che alcune donne subiscono credendo addirittura di meritarselo. È di pochi giorni orsono un articolo su un giornale spagnolo riguardante un calciatore di una squadra spagnola che picchiava la sua donna e per lei quei gesti erano normale amministrazione. Lei, con tutta la semplicità di questo mondo, piuttosto che denunciare il suo fidanzato, ha dichiarato al giornalista: “lui mi picchia, ma giustamente, perché me lo merito”. Frasi scioccanti come queste non devono uscire dalla bocca di nessuno e, soprattutto, nessuna donna deve credere che un uomo può fare di tutto con lei.
“Voce”, silloge edita in seconda edizione dalla casa editrice Edizioni Esordienti E-book, dell’editore Piera Rossotti, che non finirò mai di ringraziare, è una raccolta diversa, in quanto gli argomenti sono i più svariati: si parla delle prime esperienze d’amore, di vita, di sguardi, di paesaggi, anche dell’anima o di luoghi realmenteda me vissuti, quali la mia Roma, la Santander delle mie vacanze e la città ceh mi ha adottato, Madrid. Nella nuova edizione, ho però voluto riprendere anche la tematica che sto portando avanti da un paio d’anni che è quella della donna. Infatti la nuova sezione si intitola “Donne”, perché una donna non è mai una sola donna, ma è molte donne insieme: è appunto, mamma, moglie, amante, sorella, è il supporto della famiglia, il motore della vita, il pilastro della società. È in un certo senso il mio omaggio alla donna come simbolo di un’umanità che con lei cresce e si sviluppa non solo materialmente, ma anche nei sentimenti. Credo che il ruolo sociale della donna sia davvero fondamentale e, troppo spesso, viene sottovalutato a favore di stereotipi che, soprattutto in un’epoca come la nostra, non dovrebbero più avere ragione d’essere.
E poi c’è “Mina, la fatina del lago di cristallo”, un regalo ai miei bimbi, ma anche un regalo che loro hanno fatto a me! Un libro per la famiglia, un libro nel quale la fatina aiuta Cordelia e Corinna a capire cos’è la vera amicizia. Ambientato nel “Parco delle meraviglie”, il mio- nostro Parque del Retiro a Madrid, amato fino all’inverosimile da me e dalla mia famiglia e dove i miei bimbi sono cresciuti, inventandosi mille e più storie.




Voce, la tua ultima silloge è l’unica che è in e-book. Ci puoi spiegare questa scelta?
La scelta dell’e-book è dettata dal fatto che ho notato come stia diventando importante il supporto digitale per la veicolazzazione delle opere e quanto possa essere aumentata la loro diffusione proprio con un semplice click. Per questo motivo ho pensato che se un italiano o anche uno studente di italiano si dovesse trovare in Australia, per esempio, e volesse il mio libro, lo avrebbe nel suo supporto di lettura con estrema facilità, senza dover attendere tempi biblici per l’arrivo di un cartaceo dai costi improponibili. Credo che questa sia la via giusta per potersi far conoscere. Ma certamente avrò anche la versione cartacea di “Voce”, per tutti coloro i quali ancora non sanno rinunciare all’odore della carta.

La tua poesia non è solo sentimento, ma tu la vivi anche dal punto di vista sociale, ci puoi dire in che modo?
Come ho descritto in una delle domande precedenti, credo che la poesia debba trasmettere non solo sentimenti, ma anche messaggi che devono colpire. Non me ne vogliano i miei colleghi, ma spesso leggo delle poesie molto manieristiche che non mi lasciano niente altro che una bella scrittura. Concordo con il fatto che si deve scrivere bene, certamente, ma credo che sia necessario anche lasciare un pezzo di sé e far comprendere il proprio pensiero sulla società in cui viviamo. “La poesia è come un’arma carica di futuro”, così diceva Gabriel Celaya, poeta spagnolo e io condivido in pieno il suo pensiero.

Qual è secondo te un verso delle tue liriche che rimane impresso nell’animo del lettore?
Credo che ne abbia scritti parecchi di versi che rimangono nell’anima, a volte risultano essere addirittura conficcati come dei coltelli gocciolanti sangue. Ma da quando ho scritto la poesia “Scrivere”, tratta dalla silloge “Voce”,  mi ritrovo ovunque persone che mi citano per i versi conclusivi che vi riporto di seguito.
“Non scrivere più è morire dentro,
e tu non puoi”.


Trasferirti da Roma a Madrid ha cambiato la tua visione del mondo?
Mi ha fatto maturare molto vivere in un paese straniero. Le persone in Spagna sono eccezionali, amabili e gentili e mi hanno accolto sempre come se fossi una di loro. Ma non è comunque semplice vivere in un posto che non è il tuo luogo di origine. Ci sono difficoltà oggettive che non sono dal punto di vista linguistico e neanche dal punto di vista della vita in sé, ma sono dovuti al fatto che a volte si vorrebbe essere nella propria città per rivedere gli amici, i parenti, per rivedere le pietre antiche, per sentire il profumo di quando si era bimba, adolescente e donna. Donna vera lo sono diventata qui, a Madrid ed è qui che sto ancora costruendomi la vita, perché non si finisce mai di crescere. Per questo sono felice di vivere in un posto in cui le differenze sociali e ambientali ci sono, ma la gente ci fa meno caso, le fanno pesare meno. Credo che questa sia in sostanza la grandezza del popolo spagnolo: la visione cosmopolita della vita.

Come vive questa tua esperienza di scrittrice la tua famiglia?
Per ora bene, ne sono entusiasti! Devo dire che non è per nulla facile conciliare il ruolo di mamma e moglie in una famiglia che, seppur media come la mia con due figli, ha le esigenze di tutte le famiglie e la scrittura e la partecipazione alla vita letteraria e sociale deve essere assolutamentebilanciata da quella familiare. Non potrei mai togliere del tempo prezioso ai miei figli per dedicarlo solo ed esclusivamente alla scrittura o a quel che mi esige il mondo letterario. Lessi tempo fa un’intervista di Fabio Volo nel quale diceva che “la scrittura è per i single”. Bene, potrebbe aver ragione, in quanto spesso ci sono delle difficoltà oggettive a doversi occupar di tutto e logicamente il ritmo di un single sarà ben diverso da una persona che ha una famiglia sulle spalle. Comunque io smentisco che sia così. Con la forza di volontà e con la fervida speranza di riuscire a creare qualcosa per sé e per gli altri, si va avanti in famiglia come nella vita letteraria. In sostanza,  se non arrivo oggi, arriverò domani, l’importante è che almeno ci abbia provato.

Quali sono i tuoi progetti futuri?
Presentazioni del mio libro “Voce” che parteciperà anche alle Fiere del libro più importanti sia spagnole che italiane. La collaborazione con “Il mondo dello scrittore” di Irma Panova e Andrea Leonelli e con delle riviste del settore, anche spagnole, nonché altri progetti che non mi è dato ora svelare, ma che se mi seguirete scoprirete. Vi ringrazio davvero per la splendida opportunità che mi avete dato nel raccontarmi sul vostro sito.

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