sabato 28 marzo 2015
Intervista ad Ella - Chiara Iurlaro
Chi è Ella?
Ella è una parte di me. Quella che sale sul palco.
Non è un personaggio che creo, perchè non ho una parte da recitare, quando canto sono me stessa! ma penso sia importante riuscire a distinguere quello che può essere il mio valore artistico dalla persona che sono a livello umamo, per tutto il resto del tempo in cui non sono sul palco, sia per me stessa che per le persone che mi stanno vicino perché mi conoscono, a prescindere dalle canzoni che scrivo.
Come nasce la tua passione per la musica?
Penso, nel momento della mia nascita! Mi chiamo Eleonora per la canzone dei Beatles Eleanor Rigby..
Sono stata fortunata a vivere in una famiglia in cui veniva ascoltata molta musica e si cantava molto mentre mio padre suonava la chitarra: c’erano tanti Beatles ma anche molto cantautorato italiano, De Gregori, Bennato, De Andrè, Battisti … Questi ascolti penso mi abbiano da subito molto sensibilizzato e non solo nei confronti della musica, ma della vita. Attraverso la musica mi sembrava di comprendere meglio, più avanti ho scoperto che era anche il modo migliore che avevo per esprimermi.
Qual è stata la tua "scuola" o meglio la tua "palestra"?
Mi sento molto all’inizio. Per me è ancora primo o secondo giorno di scuola, non so bene a quali compagni avvicinarmi o quali siano i professori da temere.
Penso che la “scuola“, per chiunque, non finisca mai e sostanzialmente credo che la “scuola” rappresenti le paure con cui si ha a che fare, le soddisfazioni e le responsabilità che abbiamo nel momento in cui prendiamo una scelta, fosse anche quelle di inseguire i nostri sogni.
Per un cantante o un musicista, credo che l’esibizione live sia la scuola per eccellenza perché riesce a mettere insieme tutti questi elementi.
Da cosa è da chi trai ispirazione nel comporre la tua musica?
Raramente mi ispiro musicalmente a qualcuno, non penso quasi mai ad uno stile o ad un genere.
Non ho mai studiato musica, e se alle volte è limitante, mi avvantaggia nel comporre musica in maniera del tutto naturale.
L’ispirazione ovviamente c’è ed ogni volta arriva in modi e posti diversi.
Quando un fatto, una frase, uno sguardo, un panorama mi rimane in testa per più di un’ora, vuol dire che probabilmente ne parlerò in una canzone.
“Terapia d’urto” è il tuo primo album. Come lo descriveresti?
Terapia D’urto è diretto, è onesto, è un ep che secondo me si espone senza mezze misure.
E’ dolce a volte, altre volte è cattivo, ma comunque in ogni canzone prende una posizione. C’è una canzone che s’intitola “male di luna” e parla della trasformazionedi unlicantropo. E’ ovviamente una metafora, ma in fondo tutti noi subiamo in certi momenti una trasformazione che permette al lato più oscuro di noi di uscire. Abbiamo tutti bisogno di trasformarci: alle volte feriamo gli altri, perdiamo il controllo, altre volte ne abbiamo bisogno per riuscire a dire la verità. Terapia d’urto è anche questo, è la trasformazione attraverso l’espressione di un lato di me più scuro.
Il tuo primo singolo si intitola "Clichè". Tu quanto ti senti un clichè? D’istinto, mi verrebbe da dire “per niente”. Pensandoci però, ti direi che in questo periodo mi sembra sia difficile distinguersi e distinguerci, perché fondamentalmente è difficile esprimersi. Mi sembra diffusa l’idea di non avere la possibilità di fermarsi per chiedersi cosa si voglia davvero essere.
In ogni caso la parola “clichè” è una parola interessante, perché originariamente era solo il nome dell’impronta lasciata della matrice che cade sul metallo fuso nella tipografia.
Da questo punto di vista la parola ha quasi un significato opposto a quello che ora le attribuiamo, è un impronta, un segno che lasciamo. Qualcosa che in realtà ci definisce unici, per sempre.
Che cosa significa essere una giovane cantautrice in Italia oggi?
In generale quello che significa essere un artista in Italia oggi. Non saprei spiegarlo, ma di sicuro comporta avere molta forza di volontà e determinazione.
Che rapporto hai con i talent?
Non sono contro i talent. Di sicuro valorizzano molto gli interpreti, ma gli interpreti sono importanti nella musica che è fatta di cantanti e non solo di cantautori. Il problema è che per me dovrebbero essere valorizzati e promossi anche i cantautori, i musicisti ed i compositori. A quel punto le possibilità di chi scrive sarebbero maggiori, come maggiore sarebbe l’offerta data al pubblico.
Un cantante o un musicista con cui ti piacerebbe collaborare….
Mi piacerebbe conoscere e fare un pezzo con Max Gazzè.
Quali sono i prossimi appuntamenti dove poterti incontrare?
Suonerò il 28 marzo in Piazza San Carlo in occasione della "Santander Mezza Maratona di Torino" e sabato 4 aprile al Polski Kot di Torino, insieme al mio amico e cantautore Desmond.
Dove possono trovarti sul web i nostri lettori?
Per il momento su Facebook: https://www.facebook.com/ellaofficialpage, e su Youtube, al mio canale: Ella Channel .
Il sito internet è in lavorazione!
Ti presento la copia del tuo album per una dedica. Cosa mi scriveresti?
Ti direi: "Grazie per avermi scelto"
Intervista a Federica Masella - Alberto Zuccalà
Chi è Federica Masella?
Di solito sono io quella che fa le domande o le fotografie alle mie "vittime".
Federica Masella è nata in un piccolo paesino della provincia di Lecce nel 1986, si diploma presso il Liceo Scientifico Tecnologico e successivamente intraprende gli studi presso la facoltà di Ingegneria a Bari, iscrivendosi al corso di Laurea in Edile.
Curiosa della vita, irrequieta , un po' acida e un po' romantica ( dipende dalle situazioni), molto scettica ed amante delle astrazioni. A volte maniacale e "nevrotica" (come Amélie Poulain) cerca di mascherare la sua maledetta sensibilità.
Segni particolari: da sempre appassionata di fotografia, arte, natura, e tutto ciò che possa stimolare la sua creatività. La passione per i viaggi, le culture delle popolazioni e la bellezza della natura l'hanno portata col tempo ad appassionarsi sempre più, per riuscire ad immortalare quello che ai suoi occhi appariva perfetto e magico.
" Amélie sente di essere in totale armonia con sè stessa.
In quell'istante tutto è perfetto" a me succede quando sono in solitaria con la mia macchina fotografica.
Come è nata la passione per la fotografia?
La fotografia è una passione che mi accompagna da quando, appena dodicenne , entrai per la prima volta in una camera oscura. Si sa che l'adolescenza segna per sempre, nel bene o nel male. Dopo aver consumato un po' di metri di pellicole ho avuto la possibilità di passare al digitale.
Nel 98' andai a Londra per due settimane, presi dal cassetto di mio padre la sua Agfa Silette e feci il pieno di rullini. Quando tornai portai a papà la bellezza di 12 rullini da far sviluppare, ricordo ancora la sua faccia.
Cosa ti spinge a fare click?
Spesso fotografo per "legittima difesa". E' raro trovare persone che abbiano davvero voglia di leggere le tue righe, che sanno cosa tu vuoi dire se racconti le tue emozioni o le tue sensazioni, così spesso mi rifugio in un obiettivo.
A volte mi sento come Alice nel paese delle meraviglie, disambientata.
Il mio "viaggio" come quello di Alice è caratterizzato da uno spirito di ricerca. Spesso mi ritrovo anche io come lei, nei meandri di un bosco circondata da animali.
Perduta nel non-sense vorrei ritrovare la visione "normale", quotidiana, fondata sulle certezze di questo "mondo" dal quale spesso fuggo via....con la mia immaginazione.
Non esiste la perfezione come non esiste la verità assoluta!
Penso che, una bella foto, deve comunicare, trasmettere qualcosa, indipendentemente da
Tempi, diaframmi, ISO ed esposizione ecc. A volte comunica di più un ritratto spontaneo, sfocato che sia, piuttosto che un ritratto studiato a tavolino .
Cos'è per te la Fotografia?
Un modo di “vedere”, “sentire”, “esprimermi”.
"Esprimere sensazioni guardando dentro un mirino non è facile. Provo a cogliere sguardi, momenti di vita quotidiani, colori...Penso che per far vivere l'emozione di quell'attimo sia proprio il concetto fondamentale a cui ogni fotografo debba ispirarsi".
Cosa non è per te la fotografia ?
La fotografia non deve essere “un’arma”, sono infatti convinta che molti (piu' o meno consapevolmente) la usino in tal senso !
Ha frequentato corsi? Hai mai esposto le tue immagini? Hai mai avuto riconoscimenti?
Ho frequentato vari corsi di fotografia tra Lecce e Bari ma devo il mio approfondimento al maestro Giovanni Albore ed ai vari incontri del Museo della fotografia del Politecnico di Bari, nonché al direttore del museo, Pio Meledandri.
Membro dell' Associazione Fotografi di Strada e del Museo della Fotografia del Politecnico di Bari. Ho seguito vari Workshop di Photo ARCHITETTI ,il primo evento in Italia interamente dedicato alla tecnica fotografica, alla scelta degli strumenti di ripresa e alla post-produzione in architettura e design.
Collaboro con diversi quotidiani e riviste, ho partecipato a varie mostre, tra cui la mostra "GENTE"
dell' Associazione Fotografi di Strada arrivando prima alla votazione popolare.
Mostra fotografica Lavoro è Donna,tenuta in occasione della Notte Rosa a Bari il 17/18 settembre 2013; Mostra Fotografica "Bari che vorrei" , tenuta dall'associazione culturale "Libertiamoci";
Collettiva Strade2, dell'Associazione Fotografi di Strada.
2° classificata (Agosto 2014) al concorso fotografico "Il Riscatto...dell'ombra" organizzato dell'Associazione culturale Vissi d'Arte.
Reporter del progetto di gemellaggio tra Cupertino (California) e Copertino (Lecce) , nel Settembre 2014.
Di recente ho partecipato ad un workshop tenuto da Marcello Carrozzo dal titolo: "Professione Fotoreporter: paesi ad alto rischio e sicurezza personale".
Credo che il segreto sia "crescere" e capire gradualmente non fermandosi mai, non smettendo mai di "cercare".
La tua foto preferita, perchè ?
La mia Foto preferita? !!Si c’e’! E’ rimasta nei miei occhi e nella mia mente, purtroppo.
C'è qualcuno che vorresti ringraziare?
mmm la mia adorabile mamma perché è la mia musa ispiratrice , che affronta le sfide della vita ogni giorno senza mai arrendersi e con le proprie forze. E' stata ed è tuttora la persona che più influenza la mia vita, è la mia più grande eroina.
Un grazie particolare va al mio ragazzo Giuseppe, che mi ha spinto a coltivare sempre più questa passione e nel tempo ha anche arricchito ulteriormente la mia attrezzatura fotografica .
Una serie del progetto SenzaPesoSenzaFiato.
"..si perdeva in quello scorcio pieno di segni seducenti e tristi di un'antica bellezza offesa dalla decadenza dell'umanità... dall'inquietudine e dalle debolezze dell'anima!!! Chissà cosa vedeva, cosa cercava...forse voleva semplicemente capire l'equazione di quel caos"
Model: Antonella Proto
Intervista a Marco Lanciotti - Alberto Zuccalà
CHI E’ MARCO LANCIOTTI?
Sono un ragazzo normale con una forte passione per l’arte.
Sono nato a San Benedetto del Tronto oramai più di 30 anni fa (ahimè!) .
COME INIZIA LA TUA PASSIONE PER L’ARTE FIGURATIVA?
Non mi viene in mente un momento preciso o un episodio
particolare che mi permettano di collocare cronologicamente l’origine di questa
mia passione. Probabilmente è una cosa che ho sempre avuto dentro di me.
Ricordo che sin da piccolo, di fronte ad una immagine accattivante (un disegno,
una foto o uno scorcio di panorama), cercavo mentalmente la soluzione grafica
che mi permettesse potenzialmente di realizzarla (anche se poi magari non lo
facevo). E’ una cosa che mi capita tuttora.
Ho partecipato a qualche collettiva amatoriale, nulla di più
(non sono all’altezza di una personale e chissà se mai lo sarò). Preferisco per
il momento una platea virtuale.
E’ VERO CHE TUTTI POSSONO IMPARARE A DISEGNARE?
Certamente si. Alcuni all’inizio faranno più fatica, per
altri invece il tutto avverrà più facilmente ma quel che conta è la passione
per il disegno … alla lunga è solo quello che fa la differenza.
TU SEI ANCHE UN MEDICO, MA LA PROFESSIONE DEL MEDICO
CONCILIA CON QUESTA PASSIONE CHE COLTIVI?
Per il momento direi di si … Io dormo pochissimo e le mie
giornate hanno qualche ora in più (l’unico lato positivo dell’insonnia
cronica).
SE UN DOMANI TI CHIEDESSERO DI SCEGLIERE UNA DELLE DUE:
MEDICINA O PITTURA, TU QUALE SCEGLIERESTI?
Probabilmente la pittura ma la lotta sarebbe davvero ardua
QUANTO E’ IMPORTANTE LA FIGURA DI UN MAESTRO?
Fondamentale! Senza qualcuno non si diventa nessuno e non si
va da nessuna parte.
SEI LEGATO AI TUOI LAVORI OPPURE RIESCI A VENDERLI TRANQUILLAMENTE?
Il rapporto è cambiato nel tempo. Sono passato dalla gelosia
morbosa ad una condizione di maggiore distacco. Non mi entusiasma sempre tenere
miei disegni in vista perché alla lunga mi stufano.
COME SCEGLI I SOGGETTI DELLE TUE OPERE?
La programmazione è la fase più entusiasmante. Io mi affido
molto all’immaginazione
C’E’ UN TUO QUADRO AL
QUALE TI SENTI PIU’ LEGATO?
Quello che devo ancora realizzare. Ciò che mi piace del
disegno, come detto, è la fase di progettazione perché ti permette di lavorare
di fantasia. Man mano che viene fuori poi il disegno (qualunque esso sia) perde
un po’ del suo fascino.
C’E’ UN PITTORE, UN DISGNATORE, UN ARTISTA CHE SEGUI (OGGI
SI DICE COSI’) CON PARTICOLARE INTERESSE?
Sicuramente Norman Rockwell (il mio artista preferito).
Adoro anche Edward Hopper, Andrea Pazienza piuttosto che Hugo Pratt ecc. Adoro
l’illustrazione, il fumetto e
recentemente mi sto appassionando anche alla street art. Stavo quasi per
dimenticare Rubèn Belloso!
SE TI CHIEDO DI FARMI UN RITRATTO, COSA MI SCRIVI NELLA
DEDICA?
“Al mio caro amico Alberto, nella speranza che ricambi
regalandomi un suo di disegno”
lunedì 16 marzo 2015
Intervista a Roberto Ricci - Alberto Zuccalà
D: Chi è Roberto Ricci?
R: Roberto Ricci è
un parrucchiere da sempre, con la passione per la scrittura e per il
genere thriller - horror. Nel 2012 ha avuto non solo la soddisfazione di
festeggiare 20 anni di negozio, ma anche quella di vincere la sezione
racconti per cortometraggi del premio racconti nella rete, un concorso
legato al Festival letterario Luccautori.
In seguito, la pubblicazione del libro "Respiro Tagliente", e la realizzazione del cortometraggio "Il Cappotto", tratto dal racconto vincitore, hanno dato vita a una "carriera parallela".
In seguito, la pubblicazione del libro "Respiro Tagliente", e la realizzazione del cortometraggio "Il Cappotto", tratto dal racconto vincitore, hanno dato vita a una "carriera parallela".
D: Recentemente è uscito il tuo nuovo libro "Buio Rosso". Vuoi parlarcene?
R:
"Buio Rosso", è una raccolta di dieci racconti thriller- horror, che
omaggiano le atmosfere di quel cinema soprattutto Italiano, degli anni
70 - 80. Quello di Bava e Argento per intenderci. Uno di questi infatti,
si chiama addirittura "Guanti Neri", per richiamare la figura
dell'assassino nerovestito, così in voga in quei film. Ne è anche stato
tratto un cortometraggio diretto da Federico Tadolini, che sta
riscuotendo apprezzamenti nei vari Festival in cui viene presentato.
D: Come ti vengono in mente le idee per le tue storie?
R:
Non c'è un momento particolare. Generalmente mi viene un'intuizione
notturna. Allora mi alzo e mi metto a prendere appunti. Però ripeto,
l'idea può arrivarmi in ogni istante. Uno dei racconti del libro, mi è
venuto in mente addirittura, mentre prendevo il sole al mare.
D: Che cosa pensi, della situazione del cinema e della letteratura thriller- horror in Italia?
R:
Diciamo che nonostante vegeti in un coma alquanto profondo,
l'encefalogramma non è ancora piatto. Questo grazie a tanti giovani
autori, che con l'avvento di youtube, e della pubblicazione in ebook,
possono promuovere i loro lavori e mantenere vivo questo genere.
D: Cosa consiglieresti a un giovane scrittore?
R:
Di scrivere. Di non abbandonare mai, la propria passione. Mantenersi
svolgendo qualsiasi tipo di lavoro, ma non smettere mai di crederci.
Come dicevo prima, oggi grazie alla pubblicazione in ebook, è più facile
farsi conoscere. Magari non si diventerà mai il nuovo Umberto Eco o
Stephen King, ma uscire dall'anonimato e far conoscere a un pubblico i
propri lavori, oggi è possibile. Lo dice uno che a 48 anni ha vinto un
concorso letterario ed è diventato per tutti "il parrucchiere del
brivido". Chi se lo sarebbe mai immaginato?
D: Sappiamo che due tuoi racconti, sono entrati a far parte di altrettante antologie. Di che cosa si tratta?
R: Si. La prima, un'antologia horror Natalizia intitolata "Schegge per un Natale horror".
Uscita lo scorso Dicembre, contiene 80 brevi racconti horror dedicati alla festa più amata. Il mio racconto s'intitola "Le palline di Natale".
Uscita lo scorso Dicembre, contiene 80 brevi racconti horror dedicati alla festa più amata. Il mio racconto s'intitola "Le palline di Natale".
La
seconda invece è appena uscita e s'intitola "Ombre gialle, Brividi
neri". Il mio racconto è "Il veglione di Carnevale". Diciamo che ho
omaggiato entrambe le feste. Dovrò in futuro scrivere due storie,
ambientate a Pasqua e Ferragosto, per non far torto a nessuna.
D: Ci anticipi i tuoi progetti futuri?
R:
Questo mese, partiranno le riprese di un cortometraggio thriller,
tratto da una mia storia inedita. La soddisfazione più grande, è che
sarà girato a Ancona, la mia città. La regia è di Massimiliano
Belvederesi, giovane regista già noto per alcune commedie, alla sua
prima esperienza con il thriller. Sarà una bella esperienza. Il titolo è
"Nel silenzio della notte".
Inoltre, sto lavorando al mio
primo romanzo. Un giallo parecchio forte, ambientato nel mio mondo.
Quello dell'acconciatura. La trama vede un misterioso e sanguinario
assassino, fare strage di parrucchieri in una piccola cittadina di
provincia. Mi sto divertendo parecchio a scriverlo. Già mi ci chiamano,
ma dopo questo romanzo, potrò veramente meritare il titolo di
"parrucchiere del brivido".
Intervista ad Ermanno Fugagnoli - Alberto Zuccalà
Chi è Ermanno Fugagnoli ?
Già da trent'anni sono docente di Conservatorio. Dopo aver insegnato a Bolzano e Trieste, sono ora titolare della cattedra di clarinetto al Benedetto Marcello di Venezia, la mia città natale.
La passione per la scrittura mi accompagna da sempre. Con il mio primo lavoro, Afa - una fuga per voce sola, ho vinto il premio Arcangela Todaro Faranda 1996, assegnato dalla giuria composta da Geno Pampaloni, Gina Lagorio, Emilio Pasquini. Una grandissima soddisfazione.
Il libro è stato pubblicato nel 2012 da La Toletta Edizioni di Venezia, con distribuzione nazionale, ed è presente sui principali siti di vendita online.
Di cosa parla Afa - una fuga per voce sola?
E' il monologo di un conte sessantenne, discendente di un’antica stirpe veneziana.
Il conte si rivolge ad un ascoltatore attento e silenzioso, con un discorso che nel suo sviluppo assume sempre più la forma di una libera variazione e improvvisazione su temi dati. Temi che sono i riferimenti esistenziali del conte.
Un’architettura di rimandi e sovrapposizioni contrappuntistiche che ne fanno un concerto per voce umana, una vera e propria applicazione letteraria di strutture specificamente musicali.
Un punto d'incontro tra musica e letteratura?
Sì, la formazione musicale non solo mi influenza, ma ne cerco l'applicazione delle forme nello scrivere. Soprattutto nella sovrapposizione polifonica delle linee tematiche. Mi affascina l'effetto corale di più voci che, attraverso l'uso di risonanze narrative, danno l'impressione di emergere contemporanee dalla pagina.
La pubblicazione del libro ti ha portato delle esperienze?
Sicuramente. Le molte presentazioni fatte in pubblico mi hanno dato modo di confrontarmi con il mio lavoro. Quando si deve spiegare ad altri, si è costretti a comprendere e definire meglio il senso del proprio scrivere.
L'incontro con il pubblico è sempre emozionante e stimolante. Da una presentazione fatta a Roma, nell'estate del 2013, è addirittura nato un romanzo breve, Vacanze romane, che è l'ultima cosa che ho scritto e con cui, nel febbraio 2015, mi sono classificato terzo al "Premio Letterario Casinò di Sanremo Antonio Semeria", altra bella esperienza e ottimo incoraggiamento.
Progetti futuri?
Molti. Da Afa, ho tratto un monologo teatrale che mi piacerebbe veder rappresentato.
Oltre qualche racconto lungo, ho un altro romanzo pronto. E' ambientato a Venezia e con una trama articolata e ricca di colpi di scena. Sto dando gli ultimi ritocchi per farlo partecipare al Premio Neri Pozza. Vedremo come andrà.
Inoltre, su certi spunti che voglio sviluppare, non vedo l'ora di poter tornare a praticare la scrittura per libera associazione. Questa tecnica, usata anche in psicologia per far emergere contenuti inconsci, è alla base di tutto quello che scrivo. E' un viaggiare alla scoperta di se stessi. Un'esperienza di creatività pura, ai limiti della trance visionaria, che mi dà sempre risultati inaspettati e sorprendenti.
Per chi ti volesse contattare?
In rete si trovano molti riferimenti ai social, recensioni e pubblicazioni. Il contatto più diretto è comunque la mail: ermanno.fugagnoli@libero.it
Già da trent'anni sono docente di Conservatorio. Dopo aver insegnato a Bolzano e Trieste, sono ora titolare della cattedra di clarinetto al Benedetto Marcello di Venezia, la mia città natale.
La passione per la scrittura mi accompagna da sempre. Con il mio primo lavoro, Afa - una fuga per voce sola, ho vinto il premio Arcangela Todaro Faranda 1996, assegnato dalla giuria composta da Geno Pampaloni, Gina Lagorio, Emilio Pasquini. Una grandissima soddisfazione.
Il libro è stato pubblicato nel 2012 da La Toletta Edizioni di Venezia, con distribuzione nazionale, ed è presente sui principali siti di vendita online.
Di cosa parla Afa - una fuga per voce sola?
E' il monologo di un conte sessantenne, discendente di un’antica stirpe veneziana.
Il conte si rivolge ad un ascoltatore attento e silenzioso, con un discorso che nel suo sviluppo assume sempre più la forma di una libera variazione e improvvisazione su temi dati. Temi che sono i riferimenti esistenziali del conte.
Un’architettura di rimandi e sovrapposizioni contrappuntistiche che ne fanno un concerto per voce umana, una vera e propria applicazione letteraria di strutture specificamente musicali.
Un punto d'incontro tra musica e letteratura?
Sì, la formazione musicale non solo mi influenza, ma ne cerco l'applicazione delle forme nello scrivere. Soprattutto nella sovrapposizione polifonica delle linee tematiche. Mi affascina l'effetto corale di più voci che, attraverso l'uso di risonanze narrative, danno l'impressione di emergere contemporanee dalla pagina.
La pubblicazione del libro ti ha portato delle esperienze?
Sicuramente. Le molte presentazioni fatte in pubblico mi hanno dato modo di confrontarmi con il mio lavoro. Quando si deve spiegare ad altri, si è costretti a comprendere e definire meglio il senso del proprio scrivere.
L'incontro con il pubblico è sempre emozionante e stimolante. Da una presentazione fatta a Roma, nell'estate del 2013, è addirittura nato un romanzo breve, Vacanze romane, che è l'ultima cosa che ho scritto e con cui, nel febbraio 2015, mi sono classificato terzo al "Premio Letterario Casinò di Sanremo Antonio Semeria", altra bella esperienza e ottimo incoraggiamento.
Progetti futuri?
Molti. Da Afa, ho tratto un monologo teatrale che mi piacerebbe veder rappresentato.
Oltre qualche racconto lungo, ho un altro romanzo pronto. E' ambientato a Venezia e con una trama articolata e ricca di colpi di scena. Sto dando gli ultimi ritocchi per farlo partecipare al Premio Neri Pozza. Vedremo come andrà.
Inoltre, su certi spunti che voglio sviluppare, non vedo l'ora di poter tornare a praticare la scrittura per libera associazione. Questa tecnica, usata anche in psicologia per far emergere contenuti inconsci, è alla base di tutto quello che scrivo. E' un viaggiare alla scoperta di se stessi. Un'esperienza di creatività pura, ai limiti della trance visionaria, che mi dà sempre risultati inaspettati e sorprendenti.
Per chi ti volesse contattare?
In rete si trovano molti riferimenti ai social, recensioni e pubblicazioni. Il contatto più diretto è comunque la mail: ermanno.fugagnoli@libero.it
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