lunedì 27 agosto 2012

Intervista a Fabrizio Consoli - Alberto Zuccalà


CHI E’ FABRIZIO CONSOLI?
Un funambolico trasformista. Un equilibrista trasversale. Uno che ha suonato ovunque, ma che, per fare ANCHE quell'esperienza, si metterebbe col cappello in terra davanti alla coda del Louvre. In una parola, uno che cerca di far diventare maiuscola la A davanti alla parola “artista”.

”LIVE IN CAPETOWN” E’ IL TUO ULTIMO LAVORO. COME LO DESCRIVERESTI IN CINQUE AGGETTIVI? CI SPIEGHI IL TITOLO DEL TUO ULTIMO LAVORO?
Vero. Divertente. Sudato. Miracoloso. D'altri tempi- non so se sia un aggettivo, ma facciamo che si. 
Il titolo.. umh.. Faccio sempre un piccolo studio dietro i titoli dei dischi, perchè credo appartengono a una categoria letteraria a sé, e che senz'altro si cominci a fare letteratura (anche musicale) da un buon titolo. In questo caso, trattandosi di un disco dal vivo registrato in un locale milanese che si chiama CapeTown, la redenzione dal più “normale” Live At/Al CapeTown, è affidata all'ambiguità dell'articolo “IN”, che, per chi non vive le notti milanesi, spalanca scenari internazionali collocandolo geograficamente in un “altrove/ovunque” meno definito e più.. “onirico”. Ehehee.

COM’E’ STATO REGISTRARE UN LIVE?L’ARIA TRA GLI STRUMENTI NON DISTURBA LA REGISTRAZIONE?
L'aggettivo “ miracoloso”, si riferisce proprio a questo. Registrare in un locale dove non si esegue musica abitualmente è stato davvero impegnativo. Più che “l'aria”, c'era molto rumore tra i microfoni e i punti di ripresa sonora e si, disturba la registrazione, eccome!! Ma qui entra in gioco un altro aggettivo che ho usato sopra.. Il rumore, il “respiro del locale”, è entrato nel DNA dell'incisione, diventandone parte importante e c olore determinante, rendendo il disco più “vero”. Non ero affatto convinto di realizzare un LIVE a questo punto del mio percorso, ma alla fine in purezza e spontaneità, ne è uscito un piccolo gioiello, di cui andare senz'altro fieri. 

TI SEI ESIBITO ANCHE IN GERMANIA E IN SVIZZERA. MA TI SENTI DI PIU’ UNO SPIRITO ITALIANO, EUROPEO O SENZA FRONTIERE?
Sono senz'altro un Italiano senza frontiere. O un Italiano a cui stanno strette le proprie frontiere, complice senz'altro la frustrante asfissia che vive chi cerca di immettere contenuti nuovi nel tessuto culturale di questo paese senza il supporto dei grandi media. Un altro aggettivo buono x il disco è “metaforico”. Della fatica e tenacia necessari nel continuare, comunque, nonostante. 

EUGENIO FINARDI, ALICE, CRISTIANO DE ANDRE’, MAURO PAGANI, PFM… E TANTI ALTRI GRANDI ARTISTI AL TUO FIANCO. C’E’ UN RICORDO AL QUALE SEI PIU’ LEGATO?
E' un ricordo talmente importante da aver cambiato il mio punto di osservazione, e di conseguenza tutta la mia carriera. Una sera, avrò avuto 22/24 anni, proprio nel pieno di un importantissimo assolo, Eugenio mi venne vicino x spronarmi, calpestando il cavo e sganciandolo dalla chitarra. Mi rovinai il resto della sera a darmi del cretino per non averlo fatto passare all'interno della tracolla, come si fa usualmente. Durante il viaggio quella notte, Eugenio ce la mise tutta per spiegarmi che non importano MAI gli errori commessi. 
Il pubblico ricorda la passione e il divertimento che esprimi, e se permetti a un errore di offuscare entrambi, allora a te e alla gente resterà solo quello. Nell'arte bisogna abbandonare l'idea che vuoi che la gente abbia di te, chiudere gli occhi e.. andare ovunque le mani e il cuore ti portano. Sarà comunque un bel posto, anche se inciampi x strada. 

VINCITORE DEL PRESTIGIOSO PREMIO CIAMPI 2004. UN TRAGUARDO ATTESO?
L'importanza di un premio è legata al fatto che è un occasione mediaticamente importantissima perchè i media si accorgano di te. Ma se non si ha un team management/discografico in grado di approfittarne, il rischio è che restino solo delle targhette da appendere.. Dopo una brutta avventura umana al premio Bindi, ho smesso di pormi il problema dei premi, non partecipo più.

TI FERMA UN ALIENO PER STRADA, NELLA TUA MILANO E TI CHIEDE DI PARLARGLI DEL JAZZ. COSA GLI DIRESTI? 
Che è come una bellissima aliena, ma che per divertirsi si va solo dove vuole lei. Ci vuole una capacità di adattamento, spirito d'avventura e un amore viscerale per l'ignoto e le belle aliene.

VERSO QUALE DIREZIONE PENSI DI MUOVERTI ORA? HAI GIA’ PROGETTI PER IL FUTURO O PENSI DI GODERTI IL TUO ULTIMO LAVORO?
Quando un disco è uscito, seppur coi tempi biblici che contraddistinguono i lavori artigianali, penso subito ai contenuti del prossimo. Da ottobre ai primi di Gennaio 2013 sono in Tour in Germania, poi sarà meglio che mi metta al lavoro sugli inediti del nuovo lavoro. In mezzo ci sarà un altro disco/ spettacolo che si chiama “L'archivista”. 

C’E’ UNA CANZONE CHE HAI SCRITTO SOLO PER TE? 
Tutte e nessuna, naturalmente.. Se una canzone non mi emoziona, almeno una volta in qualunque stadio della sua realizzazione, allora non va bene, non è pronta per essere in un disco. 

SE TI PRESENTO LA COPIA DI ”LIVE IN CAPETOWN”. COSA MI SCRIVERESTI COME DEDICA?
Resisti, grazie. Fab





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