domenica 9 novembre 2014

Intervista a MariaGiovanna Luini - Alberto Zuccalà





CHI E’ MARIA GIOVANNA LUINI?
Un insieme di potenzialità infinite, come tutti noi. Una donna di 44 anni in questa incarnazione. Oggi questa donna scrive romanzi, saggi e fiabe, sceneggiature e programmi radiofonici, fa comunicazione scientifica. E fa anche la senologa chirurgo e il medico di Medicina Energetica.

TI SENTI PIU’ MEDICO O SCRITTORE? SONO DUE PROFESSIONI CONCILIABILI?
Domanda classica, chissà se agli scrittori architetti si pone così spesso una domanda analoga. Siamo tutti un insieme di potenzialità, volendo potremmo svilupparne decine all’infinito. Ogni volta che diamo una definizione secca, precisa di noi creiamo una gabbia e ci chiudiamo dentro; poniamo limiti a noi stessi proprio per il fatto di ingessarci dentro definizioni. Per questo tento di non usare “io sono” nel dare di me stessa definizioni limitative, e sarebbe bello che tutti imitassero questa abitudine apparentemente banale. Voglio essere tutto ciò che posso. Scrivo tantissimo e quando lo faccio è quello il mio unico mondo, giro l’Italia con qualche puntatina all’estero per presentare i miei libri, lavoro come senologa all’Istituto Europeo di Oncologia di Milano e come medico di Medicina Integrata (Reiki, Pranic Healing eccetera) in uno studio privato a Milano e quando mi dedico ai “pazienti” loro sono tutto il mio mondo. Partecipo a programmi radiofonici e televisivi ed ecco che sono tutta lì. Sulla conciliabilità tra scrittura e medicina facciamo rispondere a Cechov, a Bulgakov, a Celine? Lo sguardo del medico e dello scrittore si assomigliano molto, così come la loro conoscenza profonda, quasi medianica, della vita. Mi capita molto spesso di intuire molto prima cose che effettivamente accadranno, escono da sole mentre scrivo oppure si materializzano nella testa quando visito pazienti.

QUANDO E COME INIZIA LA TUA ESPERIENZA DI SCRITTRICE?
Inizia con un piccolo libro di fiabe scritto per i malati di tumore, nel 2006 circa. Prima ancora avevo un blog notato da alcuni editori, un anno prima direi. Poi c’è stato il primo romanzo: “Una storia ai delfini”, Creativa, cinquemila copie vendute che per un editore indipendente non è male.

“IL MALE DENTRO” PUBBLICATO CON CAIRO EDITORE. UN TITOLO CHE RACCONTA IL LIBRO? DI COSA PARLA?
Ferzan Ozpetek dice che il titolo limita il libro e non lo rappresenta e sono d’accordo con lui. Non è una critica ma una constatazione (io invento titoli pessimi, “Il male dentro” è un bel titolo non scelto da me ma effettivamente crea un’aura negativa che poi nel libro non esiste). E’ un romanzo ambientato in un centro oncologico di eccellenza, racconta storie di pazienti e medici e familiari di pazienti: c’è amore, c’è erotismo, c’è speranza, ironia, morte e dubbi. E c’è anche la pranoterapia in un contesto ipertecnologico…

LAVORATIVAMENTE SEI VICINISSIMA ALLA FIGURA STORICA DI UMBERTO VERONESI, TI HA MAI DATO QUALCHE SUGGERIMENTO PER IL TUO IMPEGNO DA SCRITTRICE?
Sì. Uno solo. Secondo lui è la mia vocazione principale e devo andare avanti, sempre avanti. L’ha sempre detto. Ha letto alcuni romanzi ancora inediti e spesso mi chiede perché non siano ancora usciti. Pare gli piaccia molto come scrivo, e d’altra parte visto che siamo coautori di alcuni libri (il più recente è adesso in libreria: “Oltre il dolore. Viaggio nel senso profondo della vita” edito da Cairo, il prossimo uscirà per Mondadori in gennaio 2015) credo sia vero: non scriverebbe insieme a qualcuno che secondo lui non sa cogliere ciò che vuole dire o non sa usare lo stile anche nella scrittura.

COLTIVI ALTRE PASSIONI OLTRE A QUELLA INDELEBILE DELLA SCRITTURA?
Sono una donna piena di passione. Senza passione cosa si può fare? Mi piace la gente, mi piace l’amore, mi piacciono i viaggi e i cambiamenti, mi piace il cibo, mi piace, la curiosità, mi piace la ricerca di qualcosa oltre. Mi piace coltivare nel senso migliore, cioè nell’aiuto agli altri, la mia sensitività (sì, non ho scritto sensibilità ma sensitività).

SE PRESENTO LA COPIA DI UN TUO LIBRO PER UNA DEDICA COSA MI SCRIVI?
Guardi i tuoi occhi e mi lascio colpire da qualcosa nella tua aura, in ciò che dici, nei tuoi colori. E’ sempre così. La dedica rispecchia la mia lettura istantanea di te.

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