lunedì 24 novembre 2014

Intervista a Daniele Semeraro - Alberto Zuccalà



CHI E’ DANIELE SEMERARO?
Daniele Semeraro, nato in Puglia, sarebbe un trentasettenne infelice come tanti, tenuto a fare un lavoro che più o meno odia ma che gli permette di vivere o, perlomeno, sopravvivere in una delle città più care d’Italia, Firenze. Invece è una persona felice, che vive accanto alla persona che ama, tra libri, musica e passioni comuni, a cui il destino ha concesso un ulteriore privilegio: l’istinto che lo porta a scrivere e, ancora, la fortuna di vedere pian piano il riconoscimento del proprio “lavoro”.

COME INIZIA LA SCRITTURA NEL TUO CASO?
Scrivo in prosa da circa cinque anni. Precedentemente, la passione per la musica e la chitarra mi spingevano a comporre canzoni. Prima ancora, mi limitavo a mettere in fila versi sconnessi su foglietti di carta che restavano sparsi qua e là nella mia camera da letto. Insomma, l’impulso di comunicare con l’inchiostro parte da lontano. A questo proposito, vorrei citare Fabrizio De Andrè, che a sua volta citava Benedetto Croce: “fino ai diciotto anni scrivono tutti poesie. Da quest’età in poi, ci sono due categorie di persone che continuano a scrivere: i poeti e i cretini”. Partendo dal presupposto che sicuramente non sono un poeta, ho cercato una scappatoia avvicinandomi prima alla canzone, come lo stesso Faber. Successivamente, andandomi stretta quella forma d’espressione e spinto dalle tante letture, mi sono rintanato nella narrativa, che mi dà modo di avere un respiro più lungo e di poter articolare in maniera più approfondita le mie tematiche. Questo, appunto, mi permette, si spera, di non rientrare di diritto nella categoria dei cretini.



IL TITOLO DEL TUO ULTIMO LIBRO… COME NASCONO LIBRO E TITOLO? PARLACI DEL TUO LAVORO…
In realtà, oggi, parlare di “ultimo libro” mi è difficile. In ordine di tempo, il mio ultimo lavoro si intitola Na’ jé m’, nel dialetto del mio paese, Non è adesso, in lingua italiana. Romanzo con cui ho avuto la soddisfazione di aggiudicarmi la Giara di Bronzo nell’ultima edizione del Premio Letterario La Giara, indetto da Rai Eri, che prevede la pubblicazione dell’opera con la stessa Rai Eri, ma solo il prossimo anno. Nel segno di Caballero, invece, uscirà a giorni per i tipi di Lupo, stesso editore del mio romanzo d’esordio.
In generale, direi, che ogni mio romanzo nasce da un’immagine, uno spunto, un’intuizione narrativa allo stato grezzo. Avverto forte la necessità di sviluppare quell’idea, senza sapere assolutamente nulla, né dello svolgimento, né dei personaggi, né del finale. So solo che quell’intuizione creerà un mondo. E spesso è così.
Circa il titolo, mi vien da dire che questo è un po’ come l’amore. Ad un certo punto della narrazione, ti viene incontro, e lo riconosci, immediatamente. Di solito per me funziona così. Per Nel segno di Caballero, ad esempio, questo incontro è stato provvidenziale: guardando la tv – son passati ormai tre anni –, mi imbattei nella presentazione dell’ultimo libro di Bruno Vespa, Nel segno del Cavaliere (Diciassette anni di berlusconismo). Tanto bastò non solo a trovare un titolo perfetto, ma addirittura a condizionare l’intero corso della vita dell’innocuo racconto che in quei giorni stavo scrivendo. Proprio come fa l’amore vero con l’esistenza di chi ha la fortuna di incontrarlo, quel racconto trovò la giusta direzione, un destino che alla fine lo portò a diventare la caustica e provocatoria metafora berlusconiana a cui il grande Shel Shapiro ha voluto donare una sua nota di presentazione.



HAI ALTRE PASSIONI OLTRE LA SCRITTURA?
Della musica ho già parlato. È vitale. I miei romanzi, quasi tutti, sono pregni di musica. Inoltre amo il cinema, in maniera particolare guardare e riguardare vecchi film di grandi registi e attori italiani, ma non solo quelli. Alla pittura mi ha avvicinato la mia compagna. Mi ci accosto con cautela, col rispetto dovuto, ma è un piacere conoscere e approfondire la vita e le opere dei maestri di quest’arte che, dal mio punto di vista, più delle altre maggiormente necessita, in chi vi si approccia, di quella inspiegabile virtù che solitamente definiamo talento.






E’ DIFFICILE INSERISI COME SCRITTORE NELLA NOSTRA EPOCA? PERCHE’?
Dipende da come la si vuol vedere. Credo sia difficile, molto complicato, e che richieda un grande sforzo, farlo per bene. Diversamente, con l’auto-pubblicazione e l’editoria a pagamento, o peggio ancora, il clientelismo, è diventata la cosa più semplice del mondo. Basta investire. Il problema è la qualità. Difficile è inserirsi degnamente, quindi. Invece, sia tra i giovani e gli esordienti che ad altissimi livelli, c’è tanta gente che troppo facilmente vi si inserisce con successo, spesso e volentieri in maniera indegna.


SE TI PRESENTO LA COPIA DI UN TUO LIBRO, PER UNA DEDICA COSA MI SCRVI?
Beh, anche per questo ho bisogno dello spunto poetico. E, considerando che è assai più complicato scrivere una dedica che il libro stesso, confido in un incontro che faciliti la cosa!




Sito web: nelsegnodicaballero.wix.com/daniele-semeraro
Pagina Facebook: Daniele Semeraro






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