sabato 8 novembre 2014

“Interno Giorno” un libro di Roberta Magliocca - Alberto Zuccalà





Partendo da una piccola provincia del casertano, passando per Madrid, sognando di ballare per le strade di Dublino, fino alla vetta della Tour Eiffel. Viaggi fisici e mentali, con valigie pesanti di vestiti o leggere di pensieri. Questo e ancor di più è “Interno Giorno”, primo lavoro letterario dell’esordiente scrittrice Roberta Magliocca. E’ un libro che si legge sconvolgendo l’ordine, lo si può far cominciare dal mezzo, proseguire  con le ultime pagine e terminare con l’inizio. Oppure non farlo terminare mai. Perché è un susseguirsi di pensieri che sono fuori da ogni tempo o spazio, ma hanno vita propria. Non hanno orari, ma hanno sentimenti. Non hanno casa, ma abitano sulle panchine al parco o nel cuore di chi li ascolta. Sono esperienze personali messe al servizio di chi vuole servirsene, di chi crede che l’amore sia tutto e niente,  sia una “lotta senza esclusione di colpi”, sia qualcosa per cui vale sempre la pena vivere nonostante lacrime e sofferenze. Roberta Magliocca è una ragazza di 25 anni, studentessa di Lettere Moderne alla Federico II di Napoli, stagista presso la Rai di Roma, articolista per diverse testate della Campania, aspirante giornalista inviata di guerra. Come tutti i suoi coetanei ha ambizioni e sentimenti che la spingono sempre aldilà del proprio naso, con una curiosità che la portano a mordere il mondo con un’avidità che troppo spesso passa con l’avanzare degli anni. Anche questo libro ha 25 anni. E’ giovane, sognante, una pagina malinconica e quella subito dopo euforica. Ha sbalzi di umore, ha odio e amore, ma mai indifferenza. Ci si legge un’ironia pungente che mette con le spalle al muro. Non si scappa, si riflette. Ci si immedesima con storie che chiunque di noi ha vissuto, solo in tempi e con nomi diversi. Si, insomma, è la voglia di imprigionare quell’età così carica, affinchè non passi mai, affinchè la si possa ricordare anche a 40 anni, anche ad 80, la si possa leggere sempre, anche quando spesso ci si dimentica di essere stati “giovani e fancazzisti”.  Lo consiglio a chi voglia avere il proprio pezzo di gioventù sempre con sé, a chi vuole la propria Madrid, la propria Dublino, la propria Parigi nel cassetto del comodino.

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