Chi è Cosimo Raviello?
Un educatore con la passione della
scrittura, nato nell'anno che dà il titolo a uno dei più famosi libri di George
Orwell (1984) e che porta lo stesso nome del barone rampante di Calvino, con
cui però non condivide la voglia di vivere perennemente sugli alberi.
Quando è iniziata la sua
passione per la scrittura?
Fin da ragazzino. Ho iniziato a
scrivere non sapendo nemmeno perché lo stessi facendo e senza alcuna idea
ovviamente che un giorno avrei pubblicato dei libri.
Ci parli della sua ultima
opera intitolata “ALDIQUA”.
Aldiqua ha un protagonista molto
insolito: la Morte.
Grim - questo il nome del “tristo
mietitore” usato nel libro - viene licenziato, a causa di un ritardo a un
appuntamento “di lavoro” e viene spedito sulla Terra, con spoglie mortali, dove
si troverà ad affrontare i problemi che affliggono la nostra società. Tra le
altre cose dovrà cercare un posto dove dormire e soprattutto un lavoro, cosa
non facile al giorno d'oggi. La situazione si complicherà quando si innamorerà
di una ragazza e cercherà in ogni modo di conquistarla. A peggiorare le cose,
gli viene riferito che in giro c'è ancora il sopravvissuto, colui che sarebbe
dovuto morire e che invece, per via del ritardo
di Grim, è ancora vivo e vegeto. La sua presenza non prevista potrebbe creare effetti devastanti
per l'intero universo e deve quindi essere trovato prima che accada
l'irreparabile.
Aldiqua è un romanzo che tratta, in via ironica,
le difficoltà della vita, con un occhio di riguardo ai problemi del sud Italia,
toccando temi delicati come disoccupazione, precarietà, delinquenza e raccomandazioni.
Come le è venuto in mente
di trattare tematiche delicate quali politica, lavoro, integrazione razziale,
amore, usando una storia che vede come
protagonista la Morte?
L'idea iniziale
non prevedeva che mi occupassi delle problematiche del nostro Paese. La storia
era incentrata solo sulla Morte che veniva licenziata e mandata sulla Terra. Ho
semplicemente cercato di rispecchiare ciò che vedevo intorno e, purtroppo, ne è
venuto fuori quello che potete leggere.
Qual è il
suo personaggio preferito del romanzo?
Sicuramente
Malocchio, il maldestro assistente di Grim. È anche il personaggio che ha
riscontrato maggior successo tra i lettori.
Il finale
del libro ha diversi colpi di scena, di cui uno davvero inaspettato. Già
dall'inizio aveva in mente di terminarlo così?
In linea di
massima sì, anche se ho aggiunto qualche particolare in un secondo momento.
Il suo è
un chiaro testo di denuncia sociale. Lei come si pone di fronte ai problemi che
ci circondano? Ha un atteggiamento combattivo o arrendevole?
Nel mio piccolo
provo a lottare contro il sistema, anche attraverso il miei libri.
Esistono altri libri che
parlano della Morte che viene licenziata o che smette di compiere il suo
lavoro? Si è ispirato a loro?
Sì, questa è una tematica usata
già da altri autori, tipo Terry Pratchett e Josè Saramago. Le loro storie però
sono legate da un filo comune: il fatto che nessuno muore più. Io ho cercato di
evitare questa sfumatura, per non rendere il testo simile agli altri, e ho
fatto in modo che Grim avesse un sostituto.
Anche i suoi lavori
precedenti erano a sfondo umoristico? E quelli futuri?
Ho pubblicato un solo libro prima
di questo - intitolato “Il folle viaggio di Tobia” - e sì, anche quello è a
sfondo umoristico, però non trattata problemi della società, ma temi
esistenziali.
Per quanto riguarda i lavori
futuri in cantiere, alcuni sono divertenti, altri no.
Una citazione ironica e
una seria del suo libro.
In principio era il nulla, poi
qualcosa andò storto. (Incipit)
Nella vita accadono talmente tante
cose inspiegabili, che ignorarle tutte sarebbe stupido almeno quanto credere
inconfutabilmente a ognuna di esse.
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