Incipit del romanzo "L' eco del rimorso"
Mentre
approfondisce degli studi sulle tradizioni popolari del nord Europa, un
giovane antropologo riscopre una vecchia leggenda che gli era stata
raccontata quando era poco più di un bambino. Preso da una profonda
curiosità, decide di affrontare un viaggio nei luoghi della sua
infanzia, per scoprire se gli accadimenti narrati sono frutto di
immaginazione o nascondano un fondo di verità. Giunge sua una lontana
isola a largo dell’oceano; di colpo si troverà rigettato in un luogo
dove tempo e spazio si deformano e ridefiniscono i propri limiti. Sarà
l’inizio di un’avventura che vedrà cadere ogni barriera che separa la
logica dall'irrazionale.
Nota dell’autore
Nel
mio nuovo romanzo, dal titolo “L’ eco del rimorso” ho voluto riproporre
temi già affrontati in passato. Tra tutti, l’idea che al di là della
nostra comprensione esistano forme di conoscenza elevate, relegate in
dimensioni “altre”, viventi secondo logiche differenti, ma, a volte, in
grado di entrare in contatto con la nostra. La logica e le leggi che
siamo soliti seguire hanno portato la nostra specie a vivere confinata
entro limiti ben precisi, scanditi dal tempo lineare e dallo spazio
indeformabile. Con “L’eco del rimorso” tento di dar vita a un’idea
alternativa, in grado prospettare il superamento di queste barriere
mentali. Il viaggio del protagonista, un antropologo scientista, ma
anche un po’ sognatore, tocca concetti che l’antropologia ha fatto
propri oggetti di studi, dal “relativismo” all’idea del viaggio come
“fuga dalla civiltà”. Un tema, quello del viaggio catartico, che trova
forma nelle opere di maestri del pensiero che si sono succeduti nel
corso dei secoli. Il riscoprire luoghi nascosti appena sfiorati
dall’uomo, il loro essere in grado di farlo elevare nuovamente a una
dimensioni di specie “naturale”, può essere classificato come mera
utopia letteraria, o forse come sogno verso cui tendere.