CHI E’ ANDREA EPIFANI?
Oggi con la crisi ci si adatta a fare un po’ di tutto. Sono innanzitutto uno che si dichiara un cantautore, altrimenti non mi staresti intervistando, ma anche un dottorando di ricerca, un assistente universitario, uno specializzando in psicoterapia, per tre mesi ho fatto l’operatore di censimento… tra l’altro se hai problemi con le gomme della macchina contattami che ti faccio un buon prezzo.
PRIMA DELLE SUE CANZONI ANDREA EPIFANI SUONAVA ALTRO O SI E’ LANCIATO FIN DA SUBITO A MUSICARE I SUOI TESTI?
Da quando ho cominciato a suonare la chitarra (avevo circa undici anni) ho sempre pensato che la cosa più bella che si potesse fare con quello strumento fosse scrivere delle canzoni. Per cui diciamo che la priorità è sempre stata quella. Poi ho suonato in adolescenza in qualche gruppetto qua e la, ma contemporaneamente facevo molta attenzione a tenere nascoste le canzoni che ogni tanto scrivevo. Già a quattordici, quindici anni, scrivevo delle canzoni, ovviamente erano terribili. Finché ad un certo punto non mi sono convinto a farle
sentire in giro, ed eccomi qua.
QUANDO HAI PENSATO CHE LA TUA CANZONE POTESSE INTRAPRENDERE LA STRADA DI MUSICULTURA?
“Tzigano della badante” ha vinto anche il Premio De André ed altri due concorsi, quindi diciamo che sono arrivato al Musicultura con una canzone già “collaudata”. L’ho sempre considerata una canzone diversa dalle altre che ho scritto, fin da subito. Io in genere sono molto autocritico, quando finisco di scrivere una canzone, anche se mi piace, raramente sono soddisfatto al cento per cento. Invece subito dopo aver scritto quella canzone ho provato uno strano senso di soddisfazione, la risuonavo come se non fosse mia, come se avesse una vita propria. È difficile da spiegare.
CHE EFFETTO FA CANTARE LA PROPRIA MUSICA SU RAI UNO? MA POSSIBILE CHE L’EMOZIONE NON GIOCA SCHERZI?Prima di salire sul palco dello Sferisterio di Macerata ricordo che andavo avanti e indietro di continuo, a testa bassa. Uno dei tecnici di palco, che ancora mi capita di incontrare a Bologna, tutte le volte ci scherza dicendomi che dovrò pagare i danni per aver consumato il retro del palco con i miei andirivieni. L’emozione era tanta, ovvio, però una volta salito su quel palco mi sono trovato a mio agio. Lo Sferisterio è un’arena grande ma anche molto accogliente, il pubblico lo senti molto vicino, come se fosse un immenso locale.
COSA E’ SEGUITO DOPO IL PREMIO COME MIGLIOR TESTO AL CONCORSO DI MUSICULTURA?
È seguita una visibilità maggiore e un contratto editoriale con la Castorone Edizioni Musicali, che sta anche producendo il mio primo EP insieme a Lele Barlera. Poi ho partecipato al Musicultura Tour 2010, in una serie di serate in giro per i teatri marchigiani con Paola Turci come ospite fisso. È stata una bellissima esperienza. Per il resto la vita è sempre la stessa.
CHE COMPITO DEVE AVERE LA CANZONE? E’ VERO CHE LE CANZONI “NASCONO DA SOLE E VENGON GIA’ CON LE PAROLE?”
Credo che uno dei compiti più nobili della canzone sia quello di dare voce a chi non ha voce. De André lo ha dimostrato in tutta la sua carriera. Al di là di questo, una canzone può avere molti compiti, a volte all’interno dei tre minuti e mezzo è possibile ritrovare stati d’animo che spesso proviamo, ma che a volte ci riesce difficile descrivere. Prendi molte canzoni di De Gregori, quelle più intimiste: la sua forza è quella di farti provare delle sfumature particolari di alcuni stati d’animo ai quali magari nemmeno prestiamo attenzione.
QUAL E’ IL PIU’ BEL COMPLIMENTO CHE TI HANNO FATTO?
Oddio, in questo momento non mi viene in mente. È grave?
INTERNET AIUTA LA MUSICA MENO CONOSCIUTA? O RESTA SOFFOCATA?
Internet è una risorsa per chi fa musica, anzi per chi fa arte in genere. Oggi chiunque, con un po’ di buona volontà, può crearsi un suo pubblico grazie alla rete. Posto ovviamente che ci sia del talento, ma a volte non è detto… Quando ho cominciato a far sentire le mie canzoni utilizzavo moltissimo MySpace, un social network ormai molto più in disuso purtroppo. Grazie a MySpace non solo riuscivo a far ascoltare le mie registrazioni casalinghe, ma anche a conoscere gruppi e cantautori che altrimenti non avrei mai conosciuto. Non bisogna però dimenticare che la vera musica è quella suonata dal vivo, è li che si gioca tutto. Internet è una spinta, ma per il resto il mestiere del musicista resta sempre lo stesso.
PROGETTI FUTURI?
A breve dovrei terminare, come ti dicevo, il mio primo cd ufficiale (quello attualmente in circolazione è in realtà un demo). Dopodiché spero di poterlo presentare in quanti più posti è possibile.