Le carezze salvano la solitudine. La più immediata è l'ascolto. Diventare compagnia partecipe, ascoltando edifica castelli invisibili, ma percepibili. Li vedi immensi nel tempo, nel ricordo. Un'altra carezza è il consiglio. Diventare custode dei passi di un altro, edifica percorsi invisibili, ma percepibili. Li vedi immensi nel tempo, nel ricordo. La terza carezza si chiama comprensione. Diventare capaci di provare a provare, edifica punti di vista alternativi alla miopia dell'unica nostra vita possibile. La quarta carezza è il perdono. Diventare l'opportunità di ricominciare, edifica sorrisi visibili e immediati per il tempo del "per sempre" e la quinta carezza vorrei poter essere capace di esserlo io per te.
sabato 29 ottobre 2011
venerdì 28 ottobre 2011
In ricordo delle cinque terre. -Sergio Paolilli Treonze
Pompei, L’Aquila, Fukushima, Vernazza (e tutte le cinque terre). Posti diversi, lungo i quali possiamo tracciare l’invisibile linea dei disastri ambientali, l’eliminazione delle tracce dell’uomo. Il termine “disastro ambientale” non significa nulla. Sono semplicemente fenomeni naturali, che alterano le condizioni ambiental ma ne sono parte integrante. L’ambiente è un sistema complesso, e l’uomo ne è parte. Ma spesso sembra scordarsene, comportandosi da padrone, pensando di governare gli elementi, di porgli freni, argini, controllo. L’uomo costruisce, con l’arroganza di chi credo di lasciare un segno eterno del proprio passaggio. Invece troppi elementi del sistema in cui viviamo ci sono ignoti; ed ignoriamo persino la nostra ignoranza.
Così, a volte, intervengono fenomeni naturali a ricordarci che siamo solo un puntino sulla linea infinita del tempo dell’universo. A dirci che se solo avessimo avuto più umiltà, non avremmo dovuto piangere tanti morti, addossando la colpa ai “disastri ambientali”. Scomparvero i dinosauri e il loro mondo. Scompaiono in un attimo vite e paesaggi umani bellissimi dalla nostra vista, e dalla memoria.
mercoledì 26 ottobre 2011
Grandi cose - mariagrazia
Quella sera ero io, la luna e la compagnia di un caro amico. Mi diceva: ‘’Ma se ci pensi…Pensi alle persone che hanno costruito questo castello?’’. Effettivamente ci ho pensato. Penso che il tempo passa. A questo mondo tutti, in modi diversi, lasciamo qualcosa. Un po’ lo facciamo inconsapevolmente ed un po’ perché qualcuno ci ricordi. Ed anche se i contesti da vivere cambiano, i propositi restano gli stessi. Uno in particolare: creare qualcosa di grande! Oggi i castelli non li costruiamo più. Ereggiamo fortezze con la sola capacità di amare e proviamo a vivere una vita che sia una grande storia d’amore…
Verde - Alberto Zuccalà
Siamo come due bambini che salgono i gradini rincorrendosi, eccitati in un sogno, incastrati alla vita. Mi vuole tra gli altri, con gli altri. Quando parliamo abbiamo le braccia intorno alle ginocchia. A volte mi guarda con la testa inclinata e quando mi ascolta penso di non aver vissuto niente prima di quei momenti. Questa mi sembra la prima volta che vivo, la prima che sto in piedi, la prima che passeggio, la prima che sorrido. Abbiamo attese consistenti, alla stessa temperatura dello spazio e del tempo e tutto sembra un mondo fuori dal mondo. Non è incredibile il semplice stare vicini senza far niente di speciale? E poi trucca solo un pò gli occhi... come piace a me.
Rosso - Alberto Zuccalà
Mi pento di non aver avuto la pazienza e la disciplina degli artisti, di aver preteso di cercare qualcosa di più bello, una corrente marina più profonda, una testa più allegra, spensierata, intelligente, con un corpo capace di corrispondere bene alla testa. Forse mi sarei dovuto fermare e restar felice, perchè forse lo ero. Ora non lo ricordo più, ma lo ero perchè sorridevo senza la minima difficoltà e il suo sguardo e il suo respiro mi attizzavano la gioia come l'ossigeno col fuoro. E invece mi trovo dentro nugoli di ragionamenti, tra le mummiette secche di attese traumatizzate e torbide.
lunedì 24 ottobre 2011
Anche se non è vero - Alberto Zuccalà
La terra pronuncia il nome dei tuoi sogni, uno ad uno. Poi si scioglie nelle acque, precipità più in basso, si fa polvere e risale nell'aria. Alla fine torna composta su altra terra e si confonde come le celle dei conventi nell'incantesimo perverso delle somiglianze. Anch'io la vidi confondersi nel canto perfetto venuto sopra il cuore con le stesse sembianze degli scorpioni. Si faceva strada in mezzo agli addii per tornare a visitare la vita, la mente, e riportare in fango le ossa che conservai tra le mani perchè avessero ancora un nome.
domenica 23 ottobre 2011
Marco Simoncelli è un messaggio veloce - Alberto Zuccalà
Come sempre, la morte fa il suo clamoreo, ma decontestualizzata perde la direzione che nello stesso tempo ci indica. San Francesco la chiamava "sorella" e il motivo c'è: è vicina a tal punto da raddrizzarci tutte le fantasie più spicciole, insignificanti ed inopportune storte dalle illusioni. Viviamo in un'epoca che spettacolarizza tutto ed è serva dei soldi. Marco Simoncelli non è stato ucciso dalla moto, dalla "coincidenza", dalla velocità. Prima ancora di tutto questo è stato schiacciato dai soldi, anello mancante tra la vita e la velocità. Perchè lo confondiamo con gli eroi? Una missionaria che spende la propria vita per salvarne anche solo una, in confronto cos'è? Eppure non fa notizia mai. Tutto qui. Sul mio stato di facebook, ho scritto "Ma guardate che l'aspetto importante non è in Marco Simoncelli che è morto... perchè il miracolo sta in tutti quelli che non muoiono in ogni gara! Se fai il pilota e vai a 300 km/h e non è come succede nel pattinaggio che la sicurezza sta nella velocità... Vi sorprende la morte e non vi sorprende la vita?". Vorrei divampasse innanzitutto il desiderio di volersi bene. Com'è illuminante il Vangelo di questa domenica: cosa puoi desiderare per gli altri, se già per "te stesso" non scegli il bene?
sabato 22 ottobre 2011
Amore in CAM (cuore, anima e mente) - Alberto Zuccalà
<< ...come te stesso >>
A volte parlo con persone sconosciute come se le conoscessi da anni interi. Senza nessuno stratagemma: mi avvicino con una scusa e parlo. Qualcuno mi prende per matto, qualcun altro per provolone e altri ancora, per fortuna, riescono a ricordare che l'uomo, per sua natura, è un'animale sociale e spendono una parola d'ammirazione per questo insolito atteggiamento. A volte stabilisco un'intesa immediata, da gustosa risata. Altre volte percepisco un certo (e forse ovvio) imbarazzo che sfocia nel sorriso. Altre volte ancora ricevo distacchi prematur, che sanno di paura. Ogni volta che vado via da quegli occhi, che mai e per nessuna virgola devono passare inosservati o come semplici interlocutori di un momento, porto sempre con me una sola domanda "Ma si ama davvero?". E di nascoto, mi dò un silenzioso appuntamento con l'attesa di una risposta.
Buon ascolto... - mariagrazia
Ho scattato questa foto ed ho sorriso. E’ il cortile dell’università che si vede dai corridoi del piano superiore. E’ una scena insolita negli ultimi tempi perché da quando c’è stato il terremoto in questi luoghi gli studenti sono per lo più di passaggio. Sempre a rincorrere un professore o un autobus! E poi ho sorriso perché non era così caldo da stare fuori fermi a studiare, tanto più che le nuvole coprivano i flebili raggi di un sole che già si preparava ad andare a dormire. Qualche professore avrà di certo pensato‘’non si studia più come una volta…’’. Effettivamente quei ragazzi avevano i libri aperti e le teste altrove. Mi piace pensare però che ’’studiavano chi avevano accanto’’. Questa scena si scontrava con quella che avevo appena lasciato in biblioteca, con le tante relazioni tessute tra l’io e il libro; aperte al sapere ma spesso chiuse all’altro, un po’ per non distrarsi troppo, un po’ perché non si ha più tempo! Anche io uso dei tappi per isolarmi meglio quando studio in facoltà...Eppure riscopro che l’altro è un libro unico e irripetibile che puoi leggere anche con le orecchie. A te che mi leggi…buon ascolto!
Trappola - Aida
Tutto ciò che mi manca è quello che mi sono tolta da sola con la mia indolenza e con il mio orgoglio; ciò che mi manca è il risultato della mia codardia e della mia paura devastatrice che mi blocca davanti agli ostacoli, la paura di manifestare i miei sentimenti, belli o brutti!
Provo disagio quando guardo dietro e analizzo i miei passi…sono storti, pieni di deviazioni e di giustificazioni per vie corrette e non intraprese, sono orme discontinue che non hanno raggiunto méte, né ideali e descrivono un percorso, più volte, terminato in buche profonde risalite a fatica!
venerdì 21 ottobre 2011
21 Ottobre 2011 - Alberto Zuccalà
Da qui le storie si raccontano col mare vicino. Non passano mai le notti per caso: il caldo le trascina in un buio più profondo. Tra la dita della gente e il mondo intero, qui, c'è la distanza di due labbra che s'avvicinano nei baci. Quando torno ascolto l'azzurro obbligarmi a rubare l'amore persino dai giorni grigi. Dal mio mare vien voglia di dire "per sempre" ...a far tardi a leggere i tuoi pensieri. Per sempre ...ti seguirò ovunque vada. Per sempre ...non vorrò sentirti. Per sempre ...s'arrampicheranno le maree sulle braccia dei violini toccate dall'archetto del vento.
Guardavo l'autunno piovere nel sole, sugli scogli e sopra queste due persone stese a raccogliere l'ultimo fuoco possibile. Lasciavo attraversare le frecce sferrate dagli stimoli dei gesti più semplici per riportarle tutte qui. Ho ricordato al mare la risposta al grido di un sapore che non perderai.
Scacciapensieri - mariagrazia
Lungo il ritorno a L’aquila la pioggia ci ha fatto compagnia . In viaggio tutti diventiamo dei bambini con gli occhi appesi al finestrino. La differenza tra loro e i grandi si può leggere come una moneta le cui facce, opposte, rappresentano lo stupore e la malinconia o meglio, la capacità di lasciarsi stupire e il desiderio che qualcosa stupisca ancora sbucando dalle gole delle montagne , da un tramonto infuocato o da un mare che segna l’orizzonte…E poi lo scorrere veloce dei paesaggi regala un volo di liberazione che inizia sussurrando ’’Lascia tutto dietro. Questo momento è per te!...Stupisciti!’’. Se a questo aggiungi il potere lavante della pioggia che picchietta , scorre e cancella potresti rischiare di stupirti davvero! Oggi credo di aver fatto una ‘’scoperta metereologica’’. Mi ha sorpreso un fenomeno che non ho mai visto prima : l’acqua scava le nuvole e ricompare come righe verticali, sotto di esse. Quasi a volersele portare via. Lasciare casa mette sempre un po’ di tristezza. Ce l’avrò fatta a lasciarmi sorprendere?…o forse il Cielo, leggendo quella tristezza, ha voluto sorprendere me per regalarmi il sereno? Chissà!...Vorrei tanto, per un secondo, esser tornata bambina!
Verso il cielo . . . - Federica
Verso il cielo il mio canto se ne va. Nasce silenzioso dentro me. Proprio lì, nella più profonda intimità dell’anima, nel buio mio. Fa vibrare forte il cuore … quasi a provocare spasmi. Risuona dentro me, mi attraversa fino a liberarsi nell’aria, risuonando nella mia bocca, poggiandosi sulle labbra … quasi fossi io stessa aria. Mi disperso, allora, libera, sulle ali della mia voce. Lascio il suono crescere sempre più, a toccare il cielo, con note di armonia. Libertà dell’anima, mentre musica scorre nelle vene. E così il canto va … esprimendo ciò che fa bene al cuore, chiudendosi poi, nuovamente nel silenzio mio, in attesa della prossima melodia su cui tornare a volare intonando una canzone …
giovedì 20 ottobre 2011
mercoledì 19 ottobre 2011
L'importanza di essere Ernesto - Antonella Carbone
Sono in viaggio, con addosso solo il mio color turchese e profumo di vaniglia… in viaggio per salutare per l’ultima volta Enrico.
“Mamma, ma non era quel tuo zio che parlava all’incontrario?”
Già, riusciva a formulare frasi, discorsi interi, rovesciando ciascuna parola, come se quell’idioma gli appartenesse da sempre.
L’Alzheimer ci ha tolto Enrico, ma non Ernesto.
Ernesto rimane, Enrico ce l’ha lasciato in eredità. All’ennesimo richiamo: “Ernesto andiamo!”, Ernesto non ha seguito Enrico, ha deciso di rimanere; per ricordarci che le cicatrici addensate nel corpo e nell’anima non sono solo un ammasso di cellule fibrotiche che nulla hanno a che vedere col tessuto originale, ma possono narrare una storia, una vita… per ricordarci che la brama del sapere ha partorito un fornaio per lasciarci uno scrittore.
C’è il sole… non poteva essere altrimenti per una persona che col suo sorriso era l’immagine del sole: il viso rubicondo, due stelle scintillanti per occhi.
C’è il sole, sono serena, ce la faccio.
Ora va’, Enrico, finalmente libero! E non ti crucciare… ad Ernesto ci pensiamo noi.
Albeggiare pallido e assorto- Carlotta Fai
Provo un senso di benessere non indifferente nell'uscire di casa alle 7.45 di mattina per la lezione di fisiologia. Non fosse altro che per il cielo cristallino e la palla di luce dorata sbirciare tra le cortine di foglie. Mentre cammino sembra che si alzi anche lei,sonnacchiosa,tra mille e mille sbadigli.. e la luna,al limitare della sua discesa,pronta a dargli il "buongiorno",perchè lei invece va a distendere i suoi spicchi sotto un caldo e ceruleo piumone.
martedì 18 ottobre 2011
Sentirsi parte - Sergio Paolilli Treonze
Domenica mattina, ore 8.45, camminavo su un sentiero con mia moglie. Sarà che sono scout da sempre e che sono cresciuto all'aria aperta; sarà che mi piacciono le scienze e le ho studiate... sarà che...
Non so, ma ci deve essere un motivo per cui, passando davanti ad una roccia in cui tenace riesce a fare breccia una radice, io non riesco a non fermarmi a guardarla con stupore ed ammirazione.
Ci deve essere un motivo per cui sono felice quando cammino in montagna e sento il freddo secco e pungente dell'aria mattutina sul viso, e il profumo della mentuccia. Sono felice quando mi stendo su un prato e, guardando il cielo, mi inebrio occhi e naso dei colori e dei profumi della natura. Ci deve essere un motivo per cui il sapore delle fragoline raccolte dopo 4 ore di cammino su un sentiero mi sazia per ore ed ore, e la vista delle rocce che portano il segno della forza della natura nelle loro pieghe contorte mi lascia senza fiato. La bellezza di un albero secolare è parallizzante. La forza dell'erba che spunta tra l'asfalto, il verde che si riprende le città, è un miracolo.
Forse è che mi sento piccolo, piccolissima parte di questa immensa bellezza della natura. E del disegno di Dio. E in me entra la serenità.
lunedì 17 ottobre 2011
L'amore più grande - Aida
Mi manca da impazzire il suo amore per me…non lo sento più! Mi manca quel sentimento così riempitivo e totalizzante, così privo di giudizi, così gratuito, così generoso e poco scontato! Mi manca poter trovare nei suoi occhi quella stima per me, quella fiducia…mi manca quel suo pensare sempre a me…mi manca, mi manca!
Che forte senso di abbandono e di povertà che sento!
Vieni a farmi capire che ancora mi ami, che ancora ti prendi cura di me, vieni a farmi sentire figlia amata, anima capita e non giudicata! Ho bisogno ancora del tuo amore!!! Pensare che gridando possa riuscire a farmi sentire da te mi consola…ma non mi basta!!! Sempre più spesso ho voglia di raggiungerti, vieni ad abbracciarmi quando ho paura, ad incoraggiarmi quando sono delusa, vieni a sostenere la mia corsa quando sono stanca…papà!
All'ora del cambio - Alberto Zuccalà
Nella cappella dell'ospedale c'è un quadernone pieno di tracce. A volte, prima o dopo i miei turni, passo da quegli squarci di vissuto e ne approfitto per starci un pò. E' raro che ci sia qualcuno con me: tra l'una e le due è l'ora del cambio. Fa uno strano effetto sentire oltre la porta le croci che passano sulle barelle spinte dalle infermiere. Sul quel quaderno, oggi ho scritto un pensiero che finiva così "...sulle ali imperiose della tua Parola".
domenica 16 ottobre 2011
Storie di Parabinità- Carlotta Fai
Nessuno ha mai saputo davvero quand'era il suo compleanno perchè, a sentire lui, ogni giorno era la sua festa. Con Quintino Sicuro, per tutti semplicemente Quintino, se ne va un pezzo di storia, una mascotte, un'istituzione. Quintino, un volto che faceva sentire a casa, misura di un tempo che non passa mai. Un volto che parlava di tradizioni, storia, di "parabinità". Un volto che al ritorno in paese faceva pensare "Sì,ora sono a Parabita". Quintino, una persona di famiglia. Ad ogni passaggio, anche distratto, lui era lì, e la sua presenza sapeva essere qualcosa di rassicurante. Mai sgarbato, mai inopportuno, mai invadente. In cambio di qualche spicciolo per un caffè, una sigaretta o una caramella, riempiva il cuore con le sue buffe riverenze. Quintino, uomo d'altri tempi, aveva un saluto per tutti, indistintamente. Dal primo cittadino fino all'ultimo degli emarginati. Giovani e anziani, uomini e donne. Amico di chiunque incrociasse il suo sguardo. Amico solo per essergli passato accanto. Amico solo per essersi incontrati. Perchè se ormai camminando per strada non ci si riconosce più, non ci si saluta, si va di corsa, non ci si guarda in faccia, Quintino no, un "buongiorno", una filastrocca o una canzone li aveva per chiunque. "Ahi rotulì rotulà,l'amore è una rotella, l'amore è una rotella",il pezzo forte del suo repertorio. E anche se ogni giorno il compleanno era il suo, gli auguri li faceva agli altri. Non deve esserci per forza un motivo per augurare una buona giornata o "tante belle cose" a qualcuno. Questo il grande insegnamento che ha lasciato alla sua Parabita, e tutti i parabitani, con quel suo sorriso buono e genuino, lo porteranno (e lo porterò) sempre nel cuore.
Ma il "mio", è di Cesare o di Dio? - Alberto Zuccalà
<<...a Dio quello che è di Dio>>
E mentre mi chiedo cosa possa essere davvero "di Dio" oltre alla vita, all'amore, alla salvezza ed altri anelli così, penso alla poesia e alla bellezza, a tutte quelle arti feconde maturate nelle notti o nei pensieri addormentati sui cuscini. Penso a quella persona ricordata a ridosso di una finestra o di un finestrino. Penso a tutti i sogni poggiati alla vita nei mattini o ai "vorrei" intrufolati nella finta nenia di un rosario. Penso a quel momento solenne in cui ho avvertito che "mancava qualcosa" e alla tenerezza e la pazienza investita per poterla cercare. Penso che se tutto questo coincide con l'iniziativa di Dio, ad occhi aperti o ad occhi chiusi, il "dare a Cesare" vale sicuramente molto meno di ciò che porto dentro di me.
sabato 15 ottobre 2011
Roma 15 e 16 Ottobre 2011 - Alberto Zuccalà
Mentre guardavo le immagini di Roma di questa sera restavo senza parole. Ho solo guardato. Mentre cenavo ascoltavo e non riuscivo ad avere un pensiero capace di qualcosa. Son ritornato in camera mia. Ho riacceso la luce. Ho dato uno sguardo su fb e come punto finale a quelle immagini è venuta fuori una domanda sonora : "Ma dov'è finita l'Italia del valzer e l'Italia del caffè?".In queste stesse ore a Roma sono arrivati ragazzi da ogni parte del mondo. Domani avranno un incontro col Papa. Sono giovani che si occupano di nuova evangelizzazione (tra cui un gruppo di alcuni miei amici di Chieti). Portano la buona notizia per le strade. Strade di tutto il mondo attraversate spesso, come questo pomeriggio, dall'odio, dalla rabbia, dall'ideologia, dall'improduttiva speranza di poter bastare a se stessi, provvedere a tutto da sè. Che contrasto fortissimo vedere, nello stesso giorno e nelle stesse ore, il miracolo giovane e creativo di un Vangelo che torna lì dov'è nato, per strada, prossimo e vicino ad una ribellione gravida d'istinto e anemica d'amore.
Per definizione - mariagrazia
Apprendo dagli studi di psichiatria la definizione di ''sentimenti'' : tutto quanto vi è di psichico che non sia nè razionale nè istintivo. Questo spiegherebbe perchè tanto i sentimenti quanto le emozioni non si decidono nè si vogliono...ma si provano! Provare, non tentare. Provare nel senso di avvertire dentro di sè tanto da esser mossi, anzi comMOSSI ! Infatti i sentimenti ''muovono'' non solo il corpo ma soprattutto il cuore determinando il nostro modo di re-Agire...
Nel riassettare...-Carlotta Fai
E tra lavatrici e lenzuola e indumenti anche per il mio modestissimo appartamento è giunto il momento di una riassettata,sciacquata e spolverata. Proprio ieri passando con lo swiffer dust (si scrive così?) il mio comodino di finto legno ho trovato una monetina da un bani (che in italia equivale a 0,0001 centesimo) e un vecchio giornaletto di Topolino che non vedevo dalla prima volta che ho messo piede in Romania. Ho ricollegato ad una situazione analoga in cui quand'ero a casa mia, mia mamma nel mettere nella centrifuga (si alla fine sempre lì si va a parare!!!) i giubotti di fine stagione per esiliarli negli armadioni delle camere da letto trovava sempre soldi,carte di caramelle,codini e biglietti della spesa. A volte mi restituiva il contenuto a volte se le necessitavano si teneva i soldi senza dirmi nulla! E mi ringraziava a modo suo dicendo: " Figlioletta,le tue tasche sono una miniera d'oro!"
E a quanto pare lo sta diventando anche il mio appartamento (più o meno....)
E a quanto pare lo sta diventando anche il mio appartamento (più o meno....)
venerdì 14 ottobre 2011
Nell'ora più oscura - Alberto Zuccalà
Ci sono persone a cui vorrei dire "Ti aspetto", chiedergli di venire con me, tra le età delle fanciulle dei boschi, dove ogni filo d'erba non conosce l'ombra di un'altra solitudine, nè acqua venuta giù dal cielo per sbaglio come i ventri delle madri perdonati da Dio. Eppure le labbra sì immergono nelle cerniere chiuse e silenziose delle anime, e non s'aprono al ritoro fecondo dei baci convessi, chiamati per caso alla porta e alla lotta, di un'antica e misteriosa follia.
Coerografie - Alberto Zuccalà
Visto che i pensieri giravano dalle stesse parti, aggiungo anche la mia "lavatrice" a quella di Sergio. Non per il profumato cambio di stagione, ma per la semplice centrifuga da "cestone pieno". Che bella malattia restare a guardare l'oblò tondo tondo che gira. Raggio per raggio per tre e quattordici! Combà è proprio TONDO! Poi ci sono i vuoti e gli spazi di VRRRRR VRRRRR VRRRRR. In questo preciso istante è partito anche il bottone dei jeans che fa TIN TIN TIN TIN. Questi rumori mi fanno compagnia. C'è chi guarda da un oblò per decollare e chi se ne torna nell'altra stanza come me per immaginare traiettorie invisibili. Sono solo danze diVERsE. Olè!
Marsiglia dell'anima -- Sergio Paolilli Treonze
Questa mattina abbiamo lavato le trapunte estive dei letti; si, a L'Aquila c'è una trapunta sui letti anche d'estate.
Pulite e profumate sono andate in armadio; al loro posto sono uscite quelle che, da 6 mesi, aspettavano pulite e profumate l'inverno.
Cambio di stagione. E' un rito... si cambiano i colori, i vestiti...
E' tempo di pulizie. Tutto torna nuovo.
Le piante perdono le foglie. Si preparano per il nuovo inizio che verrà.
Cambio di stagione, si cambia un po' anche dentro.
Guardando l'ipnotico girare della lavatrice, riflettevo su quanto sia bello il potere del sapone: elimina lo sporco, le macchie che nel tempo abbiamo procurato; restituisce colore, profumo e la voglia di avvolgersi in un indumento. Non ne elimina l'usura, l'esperienza, il vissuto.
E così ho ricordato la bella sensazione che, dopo anni di mancati "lavaggi", ho provato recentemente confessandomi: lo strapazzo interiore, da cui si esce puliti, senza polvere, senza durezza, con un ritrovato profumo, e la morbidezza e la sensazione di essere di nuovo pronti a ricominciare.
Confessione, marsiglia dell'anima.
giovedì 13 ottobre 2011
scelte - mariagrazia
La morte di 25 cristiani in Egitto suscita degli interrogativi. Perchè e per chi viviamo? Perchè e per chi moriamo? Viviamo per uccidere? Moriamo per difendere? E' una questione di scelte. Sta a noi scegliere se difendere la vita ad ogni costo, se un così grande dono d'amore merita la scelta responsabile di essere amato o se scegliere può significare dare la vita per un amore più grande.
Un posto - Carlo Barrassi (lo straniero-non-nero)
C'è un posto. Ognuno ha il nostro.
Io non so bene che luogo sia,
è un nascondiglio per venire allo scoperto,
un cespuglio intimo, un rifiuto.
E' dove ci appropriamo del nascosto che è in noi,
invisibile e inscrivibile per tutti.
Ci vado quando mi sento bisognoso-e-basta,
perché bisognoso-di-qualcosa lo sono sempre.
Quando ci si disinquieta,
quando preciso di dispaurirmi dalle improprie di me paure,
crepanze nella muraglia di un qualunque tranquillo andare.
C'è un posto. Una caverna preistorica del futuro presente,
una strada vasia di persone, impresenti.
Assenze costanti. Tanti-anti.
Io non so bene che luogo sia,
è un nascondiglio per venire allo scoperto,
un cespuglio intimo, un rifiuto.
E' dove ci appropriamo del nascosto che è in noi,
invisibile e inscrivibile per tutti.
Ci vado quando mi sento bisognoso-e-basta,
perché bisognoso-di-qualcosa lo sono sempre.
Quando ci si disinquieta,
quando preciso di dispaurirmi dalle improprie di me paure,
crepanze nella muraglia di un qualunque tranquillo andare.
C'è un posto. Una caverna preistorica del futuro presente,
una strada vasia di persone, impresenti.
Assenze costanti. Tanti-anti.
mercoledì 12 ottobre 2011
Dita d'altro azzurro - Alberto Zuccalà
Ecco Chi si poggia sul silenzio di cristallo,
l'implacabile che trova e tocca
l'isola nascosta della parola "malinconia".
Ecco chi trema con me
in questo canto dimenticato, soffiato e immenso
tra le anime dormienti.
In lontananza le stelle della terra
lasciano cadere il cuore dell'insonnia dell'anima mia
tra le strade abbandonate della sera
avvolte nell'unico lenzuolo del mio piccolo pensiero.
E in questo breve incanto
non esiste mare nero e più grande,
capace di ascoltarmi e di parlare,
se non quello impossibile e custodito
degli astri negli occhi suoi.
l'implacabile che trova e tocca
l'isola nascosta della parola "malinconia".
Ecco chi trema con me
in questo canto dimenticato, soffiato e immenso
tra le anime dormienti.
In lontananza le stelle della terra
lasciano cadere il cuore dell'insonnia dell'anima mia
tra le strade abbandonate della sera
avvolte nell'unico lenzuolo del mio piccolo pensiero.
E in questo breve incanto
non esiste mare nero e più grande,
capace di ascoltarmi e di parlare,
se non quello impossibile e custodito
degli astri negli occhi suoi.
CARNAGE - Maria Luisa Zarrelli
Carnage… crudo, sottile, teatrale, poveramente sofisticato; quattro attori (3 premi oscar), due coppie sposate (Kate Winslet/Christofh Waltz e Jodie Foster /Jhon Reilly) , due undicenni: l’uno vittima dell’altro… il CARNEFICE e il lesionato senza i due incisivi a seguito di una stupida lite tra coetanei in un giardino solitamente innocuo. Il movente dell’inizio della discussione è trovare una soluzione pacifica a questo spiacevole avvenimento… il risultato: lo smembramento tramite una avvincente CARNEFICINA DIALETTICA di 4 soggetti che nel raccontarsi palesano un male di vivere represso, una frustrazione per i loro mestieri e per il rapporto che li unisce. Polanski riesce a dimostrare come anche solo un Blackberry ostinato, un conato realistico di vomito su dei libri di arte antichi e il rovescio di una borsetta possano destabilizzare dei genitori di famiglia e renderli a tratti ridicoli tramite una bufera di parole. Un dialogo il loro, ripreso a tempo di orologio; pellicola di 79 minuti che scivola giù come una chiacchierata in un salotto a ritmo di scotch whisky… è così che dovete immaginavi il film! L’abitazione dei genitori del bimbo colpito è l’ambientazione di questo teatrino dai tratti comici e dal sapore bizzarro… scenografia quindi assente! Arte, tecnologia, viaggi, racconti di Africa, vomito, tulipani gialli e inquadrature semplici sono gli ingredienti di un film squisito e perfettamente riuscito! Lo spettatore si ritrova a ridere e sorridere del cambiamento di volto, di tono, dei 4 protagonisti. 4 grandissimi attori che quasi fanno a gara a chi deve maggiormente lasciare il segno. VEDETELO!
Frammento- Carlotta Fai
A furia di pensare,Giove,finalmente,ebbe un'idea: " Ho trovato il sistema-esclamò- perchè gli uomini sopravvivano ma,nello stesso tempo,divengano più deboli e la smettano con la loro prepotenza. Ecco,li taglierò, ciascuno, in due, così diventeranno più deboli, e, dato che aumenteranno di numero, potranno esserci anche più utili. [...] Fu così che gli uomini furono divisi in due, ma ecco che ciascuna età desiderava ricongiungersi all'altra; si abbracciavano, restavano fortemente avvinti e, nel desiderio di ricongiungersi nuovamente, si lasciavano morire di fame e di accidia, non volendo più far nulla, divise com'erano, l'una dall'altra. Da tempi remoti, quindi, è innato negli uomini il reciproco amore che li riconduce alle origini e che di due essere cerca di farne uno solo risanando, così, l'umana natura.
Quando il pollice come ciuccio non basta più - Alberto Zuccalà
Oggi ho visto un signore di 86 anni con gli occhiali di arisa, ma a lente gialla e il pizzetto bianco, alla Gighen, ma senza pistola. Mi ha detto che ha lavorato in Belgio, nelle miniere. Gli ho risposto "Ma allora lei è un guerriero!". Nelle miniere del belgio questi Italiani speciali, lavoravano a 900 metri sotto terra, e stavano supini in uno spazio massimo di 40/60 cm anche per 10 ore al giorno. Il solo pensiero, ogni volta che sento raccontare di questa storia mi mette i brividi. E ricordando il suo passato ha tenuto a precisare "Le miniere erano niente... erano i forni il vero problema!" . Si riferiva ai forni che lavoravano il carbon fossile a 1.300-1.600 °C. Il signore aveva una colecistite ed era più lucido degli occhi che piangono. Il paradosso ha voluto che nella stessa mattinata si prendesse una capocciata banalissima anche un bimbetto, che al momento della lastra non riusciva a star fermo se non con un intero biberon in bocca. Generazioni a confronto. Quanto siamo cambiati? Riflettevo serenamente ripensandoci verso casa. Olè!
martedì 11 ottobre 2011
Breve flusso di coscienza - AIDA
Vorrei essere, ora, padrona della mia volontà e sentirmi libera da ogni sentimento… sentimento che a volte ci delizia, altre ci rovina!
Le emozioni più belle ci fanno compagnia anche solo col ricordo, ma le tenebre di una tristezza fanno ombra anche al sole di mezzogiorno!
Mi sento schiava della mia sensibilità e vorrei poterla cacciare via per godere in maniera diversa del divenire attorno a me!
L'idea di star sola mi fa paura e mi costringe a trovare, di attimo in attimo, alibi e circostanze che mi portino lontano da me stessa!
Mi chiedo cosa voglia l’uomo per un minuto di stima e cosa può fare ancora la mia anima per rivelare tutta la sua sincerità…cosa?!
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